T6 - Salsicce e identità (I. Scego)

Il tema: L’emigrazione

T6

Igiaba Scego

Salsicce e identità

  • Data 2005
  • racconto
L’autrice

Igiaba Scego nasce nel 1974 a Roma, figlia di due genitori somali fuggiti da Mogadiscio in seguito al colpo di stato militare che, nel 1969, portò alla dittatura del generale Siad Barre. Laureatasi in Lingue e Letterature straniere, nel 2004 pubblica il suo primo romanzo, Rhoda, ambientato tra Roma, Napoli e Mogadiscio, e avvia diverse collaborazioni con radio e giornali italiani, tra cui “la Repubblica” e “Internazionale”. La Scego appartiene alla categoria degli scrittori di “seconda generazione”: figli di migranti, cresciuti in Italia, che trattano, scrivendo in italiano, le problematiche dell’integrazione sociale e dei rapporti tra le generazioni. Il suo romanzo più noto è Adua (2015), dedicato alle relazioni tra Italia e Somalia, a partire dal passato coloniale fino ai recenti flussi migratori.

È il 14 agosto, Roma è semideserta e oppressa dalla calura. Una donna musulmana, figlia di genitori somali, decide di compiere un gesto provocatorio. Entrata in una drogheria, acquista una gran quantità di salsicce, le porta a casa e si accinge a cucinarle. Insieme al divieto islamico di consumare il maiale, la donna vorrebbe infrangere le barriere identitarie che separano immigrati e italiani.

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Audiolettura

Ora sto chiusa in cucina con il mio pacco pieno di salsicce impure e non so che
fare! Perché cazzo le ho comprate? E mo’ 1 che ci faccio? Un’idea sarebbe cucinarle,
ma chi la sente la mamma, dopo? Mi ricordo che quando ero piccola mamma aveva
comprato per sbaglio dei sottaceti con il wurstel di suino dentro. Il bello era che la 

5      mia mamma non sapeva che ci fosse l’immondo2 maiale dentro e ci condì l’insalata
di riso. Risultato: qualcuno si accorse del truffaldino wurstel e noi abbiamo dovuto
vomitare il riso fino all’ultimo chicco. Ma la fine più brutta la fece la padella in cui
mamma aveva amalgamato l’immondo composto. La padella, ahimè, fu condannata
in contumacia,3 una condanna a morte! Il dramma era che la povera padella 

10    non poteva appellarsi nemmeno in cassazione,4 era povera e l’avvocati coi mijardi
(pardon, coi mijoni, io parlo ancora in vecchie lire) nun li teneva.5

Ma si cucinano in padella le salsicce? Si friggono? O forse si lessano? E se usassi
il forno? Ma poi me le magno6 davvero, tutte intere? O sul più bello mi manca il
coraggio e le butto?

15    Guardo l’impudico7 pacco e mi chiedo: ma ne vale veramente la pena? Se mi
ingoio queste salsicce una per una, la gente lo capirà che sono italiana come loro?
Identica a loro? O sarà stata una bravata inutile?

La mia ansia è cominciata con l’annuncio della legge Bossi-Fini:8 A tutti gli extracomunitari
che vorranno rinnovare il soggiorno saranno prese preventivamente le impronte 

20    digitali. Ed io che ruolo avevo? Sarei stata un’extracomunitaria, quindi una potenziale
criminale, a cui lo Stato avrebbe preso le impronte per prevenire un delitto che
si supponeva prima o poi avrei commesso? O un’italiana riverita e coccolata a cui
lo Stato lasciava il beneficio del dubbio,9 anche se risultava essere una pluripregiudicata
recidiva?10

25    Italia o Somalia?

Dubbio.

Impronte o non impronte?

Dubbio atroce.

Il mio bel passaporto era bordeaux e sottolineava a tutti gli effetti la mia nazionalità 

30    italiana. Ma quel passaporto era veritiero? Ero davvero un’italiana nell’intimo?
O piuttosto dovevo fare la fila e dare come tanti le mie impronte?

[…]

Credo di essere una donna senza identità. O meglio con più identità.

[…]

Vediamo un po’. Mi sento somala quando: 1) bevo il tè con il cardamomo, i chiodi
di garofano e la cannella;11 2) recito le 5 preghiere quotidiane verso la Mecca;12 3) 

35    mi metto il dirah;13 4) profumo la casa con l’incenso o l’unsi;14 5) vado ai matrimoni
in cui gli uomini si siedono da una parte ad annoiarsi e le donne dall’altra a ballare,
divertirsi, mangiare… insomma a godersi la vita; 6) mangio la banana insieme al
riso, nello stesso piatto, intendo; 7) cuciniamo tutta quella carne con il riso o l’an­geelo;15
8) ci vengono a trovare i parenti dal Canada, dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna, 

40    dall’Olanda, dalla Svezia, dalla Germania, dagli Emirati Arabi e da una lunga
lista di stati che per motivi di spazio non posso citare in questa sede, tutti parenti
sradicati come noi dalla madrepatria; 9) parlo in somalo e mi inserisco con toni
acutissimi in una conversazione concitata; 10) guardo il mio naso allo specchio e
lo trovo perfetto; 11) soffro per amore; 12) piango la mia terra straziata dalla guerra 

45    civile; 13) faccio altre 100 cose, e chi se le ricorda tutte!

Mi sento italiana quando: 1) faccio una colazione dolce;16 2) vado a visitare mostre,
musei e monumenti; 3) parlo di sesso, uomini e depressioni con le amiche; 4)
vedo i film di Alberto Sordi, Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni,
Monica Vitti, Totò, Anna Magnani, Giancarlo Giannini, Ugo Tognazzi, Roberto 

50    Benigni, Massimo Troisi;17 5) mangio un gelato da 1,80 euro con stracciatella, pistacchio
e cocco senza panna; 6) mi ricordo a memoria tutte le parole del 5 maggio
di Alessandro Manzoni;18 7) sento per radio o tv la voce di Gianni Morandi;19 8) mi
commuovo quando guardo negli occhi l’uomo che amo, lo sento parlare nel suo
allegro accento meridionale e so che non ci sarà un futuro per noi; 9) inveisco come 

55    una iena per i motivi più disparati contro primo ministro, sindaco, assessore, presidente
di turno; 10) gesticolo; 11) piango per i partigiani, troppo spesso dimenticati;
12) canticchio Un anno d’amore di Mina20 sotto la doccia; 13) faccio altre 100 cose,
e chi se le ricorda tutte!

Un bel problema l’identità, e se l’abolissimo? E le impronte? Da abolire anche

60    quelle! Io mi sento tutto, ma a volte non mi sento niente.


Igiaba Scego, Salsicce, in Kuruvilla, Mubiayi, Scego, Wadia, Pecore nere, Laterza, Roma-Bari 2005

 >> pagina 632 

Come continua

Finalmente la donna si decide, e mette le salsicce a lessare: dopo la bollitura, rimane ancora più disgustata dal loro aspetto. Risoluta comunque ad andare fino in fondo, inforca un boccone, e, chiusi gli occhi, lo porta alla bocca, lottando con il ribrezzo per l’odore, che le risulta fetido e insopportabile. Tuttavia, prima che riesca ad assaggiarle, la donna ha un conato di vomito, e rimette proprio sulle salsicce. L’accaduto scatena nuove riflessioni, accompagnate da un’occhiata al giornale e un po’ di zapping in tv: è impossibile e controproducente sacrificare parti della propria identità in nome di altre. Inoltre, anche sforzandosi di mangiare le salsicce, le rimarrebbero sempre due anime, quella somala e quella italiana. L’incrocio di diversi costumi e mentalità è un motivo che rende gli individui ancora più ricchi. Paga del risultato “filosofico” del suo esperimento, la donna butta le salsicce nell’immondizia, e comincia a pulire la cucina.

a TU per TU con il testo

Che cos’è l’identità? È un insieme di dati scritti sul passaporto? Nome, cognome, data di nascita, colore degli occhi? È il sangue dei tuoi avi, i ricordi, i luoghi dove hai vissuto? Oppure: un corpo? Un carattere? Una patria? Magari una fede, una filosofia? Il nutrimento – materiale o spirituale – che, una volta ingerito, diventa parte di te stesso (secondo l’adagio, “siamo ciò che mangiamo”)? Una domanda, troppe risposte. L’identità, infatti, è come un ombrello o un cappello per molte teste. Sotto gli ombrelli, però, in tanti si sta stretti, ed è molto facile litigare: per questo è meglio pensare all’identità come a un concetto plurale e mobile, a un insieme di ingredienti che possono anche mescolarsi senza fondersi completamente. Come nel caso di una somala cresciuta a Roma, nella cultura della quale convivono antiche tradizioni africane e cinema italiano, divieti alimentari islamici e parlata romanesca.

Analisi

Salsicce è dedicato a un gesto di ribellione compiuto dalla protagonista, che è anche la narratrice del racconto, una donna italiana di origini somale – esattamente come l’autrice, di cui può essere considerata un alter ego. La causa scatenante della protesta coincide con un fatto pubblico di natura socio-politica: l’entrata in vigore di una legge sull’immigrazione denominata “Bossi-Fini”, che prevede varie misure restrittive e di controllo, tra cui la schedatura tramite impronte digitali degli extracomunitari, al momento del rilascio o del rinnovo del permesso di soggiorno. Quest’obbligo è ritenuto insopportabile: perché dei cittadini, per il semplice fatto di provenire da Stati che non fanno parte dell’Unione Europea, devono subire lo stesso trattamento dei criminali, a cui vengono prese le impronte per ragioni di sicurezza? Il fatto di essere uno “straniero” non dovrebbe certo costituire di per sé un reato, o una minaccia per la società ospite: Sarei stata un’extracomunitaria, quindi una potenziale criminale, a cui lo Stato avrebbe preso le impronte per prevenire un delitto che si supponeva prima o poi avrei commesso? (rr. 20-22).

 >> pagina 633 

Tale misura non riguarda direttamente la narratrice, che è nata e cresciuta a Roma ed è ormai dotata di un passaporto italiano. Tuttavia, la donna si sente comunque chiamata in causa, e sfrutta l’occasione per riflettere sull’identità culturale degli extracomunitari. Dopo aver comprato le salsicce, infatti, si chiede se, mangiandole, finirebbe per assomigliare di più agli italiani da cui si sente discriminata (Se mi ingoio queste salsicce una per una, la gente lo capirà che sono italiana come loro?, rr. 15-16). Le salsicce, infatti, sono un tabù alimentare per la religione musulmana, che proibisce ai suoi fedeli di assumere carne di maiale, considerata impura dal Corano (l’immondo maiale, r. 5; Guardo l’impudico pacco, r. 15).

Il tabù religioso del maiale rappresenta il simbolo di una più ampia differenza culturale: l’indignata protagonista vorrebbe, eliminando la differenza, cancellare anche la discriminazione. Ma le cose non sono così semplici. Infatti, quando comincia a riflettere sulle proprie caratteristiche culturali e psicologiche, conclude di essere un ibrido, in cui non è possibile separare la parte somala da quella italiana (Credo di essere una donna senza identità. O meglio con più identità, r. 32). Avere due o più identità, secondo il pensiero comune, equivale a non averne nessuna, perché spesso l’identità è pensata in senso rigido e monolitico, ma il patrimonio culturale di ogni individuo, così come di ogni popolo, senza rinunciare alla specificità delle proprie tradizioni, è pur sempre il risultato di una serie di contaminazioni, e pertanto è difficile definirlo in termini assoluti e univoci.

La seconda parte del brano comprende due originali elenchi numerati, attraverso cui la narratrice riassume la sua duplice identità, pensata come il risultato di una mescolanza piuttosto che attraverso l’isolamento di alcuni caratteri “puri”. La donna scopre, infatti, un insieme di tratti che è difficile separare, perché gli elenchi sono costruiti in modo parzialmente simmetrico, e a un carattere specifico della cultura somala, per esempio gastronomico, comportamentale o culturale ne corrisponde uno italiano, riguardante ambiti analoghi o simili: il tè con il cardamomo (r. 33) e il gelato a tre gusti (rr. 50-51); le 5 preghiere quotidiane verso la Mecca (r. 34) e il 5 maggio di Alessandro Manzoni (rr. 51-52); l’abitudine di gesticolare, prettamente italiana (r. 56), e quella di parlare in somalo, con toni acutissimi (rr. 42-43) inserendosi in una conversazione concitata (r. 43).

Il racconto della Scego deve la sua forza, oltre che al tema, alla tipologia di voce narrante adottata. Infatti, diversamente dalla maggior parte dei testi narrativi, la voce racconta usando il tempo presente, facendo coincidere io narrante e io narrato, tempo della narrazione e svolgersi degli eventi. Tale strategia provoca, nel lettore, la sensazione di partecipare ai fatti proprio mentre accadono, e di apprendere le riflessioni della protagonista nell’esatto momento in cui vengono formulate.

Inoltre, la lingua di Salsicce è vivace, colorita e improntata alle movenze del parlato, anche gergale. Attraverso l’uso di espressioni in romanesco, la Scego vuole fornire un’ulteriore prova della sua identità doppia e sfuggente: essendo cresciuta a Roma, l’autrice conosce e usa la parlata locale, proprio come i suoi concittadini (E mo’ che ci faccio?, r. 2; l’avvocati coi mijardi […] nun li teneva, rr. 10-11).

 >> pagina 634 

Laboratorio sul testo

Comprendere

1. Quando l’autrice era piccola, sua madre

  •     ha provato a farle assaggiare dei würstel. 
  •     ha comprato per errore dei sottaceti con i würstel. 
  •     l’ha sgridata perché aveva mangiato dei würstel. 
  •     voleva che la figlia mangiasse i würstel. 


2. Che cosa è successo quando qualcuno si è accorto dell’errore? (sono possibili più risposte)

  •     La cucina è stata pulita a fondo. 
  •     Tutti hanno dovuto compiere un rito di purificazione. 
  •     Tutti hanno dovuto vomitare il cibo. 
  •     La padella in cui era stato cucinato il cibo è stata gettata. 
  •     Tutti hanno detto le preghiere rivolti verso la Mecca. 


3. Quali domande si fa la protagonista a proposito delle salsicce? (sono possibili più risposte)

  •     Se siano fatte di carne di maiale. 
  •     Come si cucinino. 
  •     Se provengano da un allevamento certificato. 
  •     Se avrà il coraggio di mangiarle. 
  •     Se siano buone. 
  •     Se dopo averle mangiate sarà riconosciuta come italiana. 


4. La protagonista è cittadina italiana o no? Da che cosa lo capisci?


5. Che cosa stabilisce la legge Bossi-Fini?

  •     Che gli extracomunitari siano considerati potenziali criminali. 
  •     Che tutti gli italiani di origine straniera debbano richiedere il permesso di soggiorno. 
  •     Che a chiunque richieda un passaporto italiano vengano prese le impronte digitali. 
  •     Che vengano prese le impronte digitali a chiunque chieda il rinnovo del permesso di soggiorno. 


6. La protagonista è direttamente interessata dalle nuove predisposizioni di legge? Perché?

Analizzare e interpretare

7. Perché l’autrice, dopo aver comprato le salsicce, si preoccupa di che cosa penserebbe sua madre?


8. Perché la questione delle impronte digitali è così importante, per la protagonista?


9. Nel brano che hai letto, sono numerose le frasi interrogative: che funzione hanno?


10. I fattori che contribuiscono a creare l’identità di una persona sono molteplici e appartengono a categorie differenti: prova a sintetizzare nella tabella le diverse componenti dell’identità di Igiaba Scego.


  Identità somala Identità italiana
a) cibo    
b) religione    
c) lingua    
d) cultura    
e) storia    
f) affetti    
g) vita quotidiana    


11. Dopo aver completato la tabella dell’esercizio 10, esponi le tue considerazioni sulle diverse componenti dell’identità dell’autrice e sulla frase conclusiva Io mi sento tutto, ma a volte non mi sento niente (r. 60).

 >> pagina 635 

Competenze linguistiche

12. Discorso diretto e indiretto. Trasforma le numerose interrogative dirette presenti nel testo in interrogative indirette introdotte:

a) da un verbo al presente: “Mi chiedo se…”

b) da un verbo al passato: “Mi chiedevo/sono chiesta se…”

PRODURRE

13. Scrivere per argomentare. La protagonista del racconto dovrebbe o non dovrebbe mangiare le salsicce? Perché? Argomenta la tua posizione in massimo 15 righe e poi organizza un dibattito con i tuoi compagni dividendovi in due squadre che sostengano le due opposte tesi.


14. Scrivere per raccontare. Ti sei mai trovato in una situazione in cui hai deciso consapevolmente di fare qualcosa che contrastasse con l’educazione che hai ricevuto o con le abitudini e le tradizioni della tua famiglia? Che cosa è accaduto? Che cosa hai provato? Racconta in massimo 20 righe.

LETTERATURA E NON SOLO: SPUNTI DI RICERCA INTERDISCIPLINARE

CITTADINANZA E COSTITUZIONE

Che cosa significa essere cittadino di uno Stato? Quali sono le norme che regolano l’assegnazione della cittadinanza, in Italia? Hai mai sentito le espressioni ius soli e ius sanguinis? Fai una ricerca su questi argomenti.

SPUNTI PER DISCUTERE IN CLASSE

Quali sono, secondo te, gli elementi fondamentali che definiscono l’identità di una persona? Origine, etnia, lingua, cultura, religione, professione, affetti…

L’emozione della lettura - volume A
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Narrativa