T6 - Il bacio (T. Landolfi)

Il tema: I mostri

T6

Tommaso Landolfi

Il bacio

  • Tratto da Un paniere di chiocciole, 1968
  • racconto horror
L’autore

Tommaso Landolfi nasce nel 1908 a Pico, in Ciociaria, da famiglia nobiliare proprietaria di terre e palazzi. Perduta la madre a soli due anni, viene cresciuto dalle zie. Studia a Roma e in seguito a Firenze, dove frequenta letterati come Montale e Gadda, gravitanti intorno al caffè Le Giubbe Rosse, e si laurea nel 1932 in Letteratura russa. Inizia intanto il lavoro di traduttore, al quale unisce l’attività di scrittore su prestigiosi periodici letterari: qui pubblica recensioni, saggi e racconti dove emerge – insieme allo stile ricercato – una forte inclinazione al grottesco e al fantastico notturno (la prima raccolta, Dialogo dei massimi sistemi, è del 1937). Ai momenti difficili vissuti in guerra – nel 1943 viene tra l’altro incarcerato per antifascismo – succede un periodo positivo, segnato da una notevole vincita al gioco e dal riconoscimento delle sue qualità di scrittore, che gli frutta fama e premi. Negli anni Sessanta si trasferisce in Liguria: favorito dalla vicinanza del casinò di Sanremo, il demone del gioco d’azzardo lo divora, riducendolo a più riprese sull’orlo della povertà. Landolfi muore a Ronciglione, nel Viterbese, nel 1979.

Disteso nel suo letto, un attimo prima di prendere sonno, un notaio sente qualcosa che gli sfiora le labbra. La luce è spenta, la stanza buia. Con lui non c’è nessuno, eppure sembrerebbe proprio un bacio. Un bacio piacevole, che consola la sua solitudine. Almeno all’inizio.

Il notaio D., scapolo e non ancor vecchio ma maledettamente timido colle donne,
spense la luce e si dispose a dormire; quando sentì qualcosa sulle labbra: come un
soffio, o piuttosto come lo sfioramento di un’ala. Non ci badò più che tanto, poteva
essere il vento delle coltri1 smosse oppure una farfallina notturna, e prese sonno 

5      subito. Ma la notte seguente avvertì la medesima sensazione, e anzi più distinta:
invece di scivolar via, quel qualunque gravò2 un attimo sulle sue labbra. Alquanto
stupito, se non allarmato, il notaio riaccese la luce e si guardò inutilmente intorno;
poi scosse il capo e anche stavolta si addormentò, sebbene meno agevolmente. La
terza notte, infine, il che fu ancor più sensibile e si dichiarò per il che che era:3 non 

10    correva dubbio,4 un bacio! Un bacio, si sarebbe detto, del buio stesso, quasi il buio
si concentrasse per un momento sulla bocca del notaio. Il quale peraltro non la intendeva
a questa maniera:5 un bacio è sempre un bacio e quantunque, quello, fosse
un tantino arido e non umido e dolce come egli lo sognava, era sempre un dono del
cielo. Probabilmente si trattava d’una proiezione dei suoi desideri segreti, di un’allucinazione 

15    insomma; e benvenuta. Turbato, deliziato e sbigottito, il nostro eroe
rimase steso come un ciocco6 nell’oscurità (da lui non a torto giudicata pronuba);7
ed ebbe, più tardi, il piacere di ricevere un nuovo bacio.

Di notte in notte i baci divennero più frequenti e più sostanziosi, benché al no­taio
non riuscisse tuttavia ritrovarvi o trovarvi alcun sapore di bocca femminile. E 

20    qui il notaio, checché gli consigliasse la sua antica ragione,8 fu preso dall’insana
brama di evocare in qualche modo la creatura che glieli largiva: era stanco di abbrancare9
ogni volta l’aria, e un bacio presuppone bene una creatura che lo dia, o
no? La quale potrà essere eterea e sottile quanto vuole, vi sarà pure una maniera per
addensarla, da poterla stringere tra le braccia; Dio mio, non che egli avesse già perduto 

25    il senso di tutti i rapporti, sulle prime forse immaginava o si illudeva che la sua
brama tornasse a quella di rendere più corposa la propria allucinazione;10 ma ben
presto venne a non più dubitare della reale esistenza d’una baciatrice.

Tuttavia, guardando la cosa più davvicino, qual era poi la maniera per indurla
a manifestarsi meno esclusivamente, per menarla a corporeità?11 Il notaio vide 

30    perfettamente che non disponeva, a tal uopo,12 se non di mezzi psichici; per cui
prese a concentrarsi, ogniqualvolta era baciato, a protendere la propria volontà e le
proprie energie, quasi sforzandosi di captare nell’attimo una particola13 della inafferrabile
creatura, del suo fluido o della sua sostanza; particole che, sommandosi,
dovevano finire col dar luogo a un essere purchessia.14 A questa pratica aggiunse in 

35    seguito un’azione di generico suscitamento o sollecitamento dal buio. E davvero,
fosse quello il metodo giusto o per diversi motivi, non andò molto che cominciò a
raccogliere i frutti di tanti conati.15

Da premettere che la stanza dava su un’angusta corte,16 epperò17 non beneficiava
nelle ore notturne di alcuna luce esterna; e ad escluderla d’altronde sarebbe bastato 

40    l’avvolgibile18 alla finestra, le cui stecche per eccezione combaciavano a dovere.19
Nondimeno, in quel buio di forno, al notaio sembrò scorgere una notte come un altro
buio, un buio più nero; un’ombra, diciamo magari assurdamente, solo che non
si capiva bene dove fosse né che contorno avesse. Più singolare ancora, una seconda
notte nella stanza si levò una sorta di sanguigna aurora:20 una debole e sinistra luminosità 

45    che sorse di terra e si precisò nell’alto, quasi aurora boreale, in forma di
fascia frangiata,21 abbrividente e sventolante, spengendosi quindi a grado a grado.
Finalmente (passando ad altro ordine di fatti), una sera egli poté distintamente
udire un riso sommesso da un angolo, ma un riso gelido, non allegro, innaturale.

Di tali risultati il notaio non sapeva se rallegrarsi o inorridire: gli è che22 la creatura 

50    si andava rivelando tutt’altra dalla vagheggiata, senza contare che non pareva disposta
a ulteriori concessioni. Infra due,23 egli sospese per un tempo le sue pratiche
di evocazioni; ma non per tanto cessò, quella, di manifestarsi in vari modi. Quanto
ai suoi baci, erano divenuti ormai divoranti. E lui, smagrito, esausto e come svotato,
perso il sonno e l’appetito, si chiedeva angosciosamente se non si fosse spinto troppo 

55    oltre; il suo lavoro andava alle ballodole,24 la sua salute era gravemente minacciata,
non si poteva seguitare così. Da ultimo si decise, tardivamente, a ciò che se mai
gli sarebbe stato d’aiuto sul bel principio: ossia convenne seco stesso25 di dormire
colla luce accesa. La decisione, quel dare per persa la partita e rinunciare a tutto,
costò non poco alle sue romantiche disposizioni;26 ma è pur vero che da tempo le 

60    sue prime estasi, di quando s’era visto oggetto di quelle misteriose attenzioni, avevano
ceduto il luogo al senso di un pericolo incombente. Comunque sia, cominciò
a dormire in piena luce; dormire, poi!

Per qualche tempo tutto andò bene, e lui riprendeva un po’ fiato, sebbene si sentisse
come privo di alcunché;27 ma ecco che una notte, lì in piena luce, daccapo ebbe 

65    o subì un bacio. Per la verità stava in quel punto (alla men peggio) dormendo, e,
destatosi di soprassalto, poté pensare di aver sognato; tuttavia, quando si riappisolò,
o meglio mentre era ancora tra veglia e sonno, un nuovo gagliardo bacio si impresse
sulle sue labbra. «Si impresse», così suol dirsi; ma in realtà quel bacio fu come una
tromba d’aria. In breve, il notaio intese che la creatura, non potendo più contare 

70    sul buio, approfittava adesso del suo sonno, e che nulla ormai l’avrebbe fermata. E
contemporaneamente l’atroce sospetto che egli aveva tanto a lungo respinto divenne
certezza; la creatura si nutriva di lui, si faceva grande e forte col suo sangue, colla
sua vita, coll’anima sua.

Questo accertamento ebbe per effetto di togliere al notaio le residue forze e di 

75    piombarlo in una ottusa rassegnazione; di qui la sua esistenza non fu più che una
lunga, e non troppo lunga, attesa della inevitabile morte.

Era idiota, grottesca, una tale faccenda eppure non pareva vi fosse difesa; grottesca
e tragica, come spesso avviene. Fuggire? Ma dove o a che sarebbe valso se la
creatura forse se l’era inventata lui stesso? E dov’erano in caso, la forza, la volontà 

80    di farlo? Meglio invece favorirla nella sua opera, ché tutto si compisse nel più breve
tempo possibile; e cercare almeno di vederla o intravederla, ora che s’era irrobustita.
Sì, il solo sentimento che in lui sopravvivesse era una sorta di curiosità infame,28
della quale difatto egli si vergognava ma contro cui si sentiva impotente. Ricominciò
a spengere la luce: il miglior modo per darle sicurezza e baldanza.29

85    Vide o provò tante cose nelle sue notti d’agonia, e tutte orrendamente assurde.
Dapprima fu come un’immensa massa, che sembrava occupare l’intera stanza ed era
nondimeno stranamente vacua, distinta dal fitto buio circostante secondo30 può distinguersi
un vuoto in un vuoto, simile a certe falle nel nero etere cosmico; essa brulicava
di appendici o zampe o tentacoli, che si piegavano e risorgevano quasi sotto 

90    l’azione di un vento occulto.31 Poi d’un tratto questa massa negativa, questa bolla di
vuoto, si convertiva in qualcosa di estremamente esiguo ed acuto, d’insinuante, che
si frangeva in mille rivoli, pervadeva tutto e lui stesso a mo’ di circolazione capillare.
Oppure nella stanza si diffondeva un sottile odore dolciastro e putrido, evocatore
di immagini incomprensibili e di paesaggi mai veduti. O era solo un senso, pari 

95    piuttosto a una fuggevole memoria, che con effetto indecifrabilmente spaventoso
pareva anticipare se medesimo o lasciarsi dietro ogni cosa ogni plausibile esperienza,
o fronteggiare l’informe, l’inesistente addirittura. E ancora risa sommesse, gelidi
ghigni, sfioramenti non diversi da brividi; e un acre sapore in bocca, benché come
percepito attraverso tutta la superficie del corpo.

100 Ma ormai le ore del notaio erano contate. L’ultima notte ai suoi occhi (del corpo e
dell’anima) s’aprì un’immane voragine rovesciata, un vortice grigiastro somigliante a
una matrice o ad un nicchio;32 incombeva, e lo chiamava dal sommo della sua spirale.
In pari tempo la sua pelle, ridotta ad arida squama, andava assumendo una smorta
fosforescenza, che non era segno di vita ma di corruzione: quella da cui si levano 

105 i fuochi fatui.33 Vide se stesso quale un pesce del profondo, fiocamente luminoso
nel nero abisso; ecco, non aveva più sangue, al suo posto aveva quel tenue lume
che di lì a un attimo si sarebbe anch’esso spento; era la fine. Si abbandonò; e forse
in quell’ultimo istante, per premio del suo abbandono, gli fu dato guardarla in
viso, colei che lo aveva succhiato dalla vita, che ora gli strappava il supremo bacio.

110 Fu, la fine. E la creatura sconosciuta si risollevò dalla spoglia34 vuota e corse
per il mondo.


Tommaso Landolfi, Le più belle pagine scelte da Italo Calvino, Rizzoli, Milano 1989

 >> pagina 335 

a TU per TU con il testo

Ogni sera c’è un attimo, prima di addormentarsi, in cui le fantasie si mescolano ai ricordi della giornata. Poco dopo entriamo senza accorgercene nel reame dei sogni. In quel baleno il notaio del racconto di Landolfi sente invece qualcosa che lo sfiora. È il granello di polvere che inceppa gli ingranaggi, il pensiero inatteso che manda in mille pezzi la routine in cui la vita ci costringe. È l’istante pericoloso e seducente in cui intravediamo qualcosa che ci era sfuggito, o non avevamo saputo cogliere, per disattenzione o timore. Il notaio in quel momento sente posarsi il bacio che riscatta un’arida solitudine. Ma è un bacio illusorio, che lo divora dall’interno, lentamente, lasciandolo prosciugato e senza forze. Forse la cosa misteriosa che lo uccide non è un essere vivente, ma un oggetto. Forse è lo specchio in cui si riflette nitida, intollerabile, l’infelicità.

Analisi  attiva 

Landolfi ci mette dinanzi un personaggio senza alcun segno particolare, un notaio, del quale non svela il nome, scapolo e non ancor vecchio ma maledettamente timido colle donne (r. 1). Non conosciamo il passato, né sappiamo dove viva quest’uomo, che in una notte qualunque prova una strana, misteriosa sensazione. La novità lo lascia Turbato, deliziato e sbigottito (r. 15), ma ancora lucido, come dimostra la sequenza in discorso indiretto libero in cui attribuisce l’accaduto a una proiezione dei suoi desideri segreti (r. 14), che lo strappa a una condizione di solitudine ormai consolidata.

Il racconto è impostato sulle note di un crescendo implacabile, basato sul punto di vista del notaio che dapprima coltiva con tutte le forze l’illusione di un affetto originata dal bacio, protendendo la propria volontà e le proprie energie (rr. 31-32). Poi però l’entusiasmo cede il passo all’inquietudine, via via più allarmata, a un progressivo indebolimento e infine a un’ottusa rassegnazione (r. 75) che lo pervade, in attesa della morte. Ma la suspense non perde d’intensità, sostenuta dall’incertezza sulla natura effettiva della creatura mortifera, responsabile dell’inesorabile declino del protagonista.


1. Come si comporta il notaio nei confronti del bacio misterioso? Metti in ordine cronologico gli eventi, numerandoli da 1 a 10.

  • a) Si domanda se sia il caso di fuggire e se ne abbia il coraggio.
  • b) Fa di tutto per evocare la creatura: si concentra e resta nel buio più assoluto.
  • c) Scorge delle forme debolmente luminose.
  • d) Comincia a desiderare un contatto con la creatura che lo bacia.
  • e) Turbato, interrompe i tentativi di evocazione.
  • f) Si abbandona alla creatura.
  • g) Crede che sia un soffio d’aria e non vi presta attenzione.
  • h) Si rende conto che la creatura continua a baciarlo, con forza, mentre lui dorme.
  • i) Comprende che lo sfioramento è un vero bacio è ne è insieme deliziato e turbato.
  • j) Dorme con la luce accesa per evitare che la creatura si faccia viva.

2. Per quali motivi, a un certo punto, il notaio si abbandona al bacio della creatura, anzi, cerca di favorirla? (sono possibili più risposte)

  •     Si rende conto che non ha più forze per opporsi.
  •     Desidera congiungersi a lei.
  •     Desidera ardentemente vederla.
  •     Crede che il bacio gli darà forza e benessere.
  •     Prova sempre più piacere.

 >> pagina 336 

L’essere che bacia e succhia avidamente la vita del notaio non è, come ci si potrebbe attendere, il solito vampiro acquattato nell’ombra. Landolfi non gli conferisce una forma precisa, anzi, il lettore è indotto a chiedersi se si tratti di una mera allucinazione, come sospetta il notaio. Lo stile, ricercato e ricco di espressioni desuete (come pronuba, r. 16; a tal uopo, r. 30; conati, r. 37), contribuisce all’effetto di perplessità ansiosa nei confronti di una storia inspiegabile.

Tutto ciò lascia campo libero all’immaginazione e consente a ciascuno di convogliare nella misteriosa creatura le angosce personali. Certo si tratta di una forza dinanzi alla quale il malcapitato protagonista non è in grado di opporre alcuna resistenza. Il delirio dell’agonia genera l’impressione di una massa brulicante di appendici o zampe o tentacoli, che si piegavano e risorgevano quasi sotto l’azione di un vento occulto (rr. 89-90).

L’orrore coinvolge tutti i sensi: all’udito giungono risa sommesse, gelidi ghigni (rr. 97-98), l’olfatto percepisce un sottile odore dolciastro e putrido (r. 93), il tatto reca sensazioni ripugnanti. È coinvolto persino il gusto, tramite l’acre sapore in bocca (r. 98) che nausea il notaio, ormai trasformato egli stesso in un mostro, con la pelle ridotta a squame fosforescenti. Solo a lui, e non al lettore, è riservata – in premio di tante sofferenze – la visione della creatura che lo scaraventa nell’abisso della morte strappandogli il supremo bacio (r. 109).


3. Quali effetti ha il bacio sul notaio? (sono possibili più risposte)

  •     Si sente rinvigorito e di buon umore.
  •     Dimagrisce.
  •     Delira e pronuncia frasi senza senso.
  •     Diventa violento.
  •     Si sente esausto e svuotato.
  •     Perde il sonno e l’appetito.
  •     Cerca di suicidarsi.
  •     Ha la pelle squamosa e debolmente luminosa.
  •    I    Ha gli occhi gonfi e rossi.


4. Benché la creatura mortifera non abbia una forma ben definita, essa si va via via precisando. Metti in ordine cronologico i diversi stadi evolutivi della creatura, numerandoli da 1 a 6.

  • a) È un vortice grigiastro.
  • b) È un soffio d’aria.
  • c) È un riso gelido.
  • d) È una massa vacua, buia e brulicante.
  • e) È una debole e sinistra luce.
  • f) È una tromba d’aria.


5. Individua e trascrivi il punto del racconto in cui il notaio si rende finalmente conto della natura vampiresca della creatura.

 >> pagina 337 

Il bacio è un racconto claustrofobico, ambientato dall’inizio alla fine in una stanza soffocante, nella quale il protagonista vive la sua tragedia da solo, senza il conforto di una persona amica. La porta non è neppure nominata; la finestra, che dà su un cortile tenebroso, risulta ermeticamente chiusa da una tapparella abbassata. Nel buio di forno (r. 41) il notaio scorge un buio ancora più profondo, animato una notte da un debolissimo barlume color del sangue. Quando decide di tenere accesa la luce, è troppo tardi: la tortura è vicina all’epilogo. La creatura porta a termine il suo compito omicida e può finalmente risollevarsi dalla spoglia vuota (r. 110), uscire dalla stanza e correre per il mondo (r. 111), in cerca di nuove vittime.


6. L’ambientazione del racconto è cupa e notturna: individua tutti i termini e le espressioni attinenti al campo semantico della notte, del buio e dell’oscurità.


7. Il fuoco fatuo, a cui viene paragonata la luminescenza finale, è un simbolo di

  •     morte.
  •     desiderio.
  •     speranza.
  •     dolore.


8. In che cosa si vede trasformato il notaio, verso la fine del racconto?

Laboratorio sul testo

competenze linguistiche

9. Lessico. Sinonimi e contrari. Molto del fascino cupo del racconto è dovuto anche alla ricca aggettivazione: ma che cosa succederebbe se sostituissimo gli aggettivi usati da Landolfi con i loro contrari? Provaci tu.


a) Il notaio D., scapolo e non ancor vecchio                                                                                        ma maledettamente timido                                                                                       colle donne

b) Di notte in notte i baci divennero più frequenti                                                                                       e sostanziosi                                                                                      

c) la stanza dava su un’angusta                                                                                       corte

d) una debole                                                                                       e sinistra                                                                                       luminosità che sorse di terra

e) E lui, smagrito                                                                                        , esausto                                                                                       e come svotato                                                                                      

f) si diffondeva un sottile odore dolciastro                                                                                       e putrido                                                                                      


10. Coordinazione e subordinazione. Tipico dello stile di Landolfi, oltre all’impiego di termini ed espressioni ricercate e desuete, è il periodare ampio e complesso, con numerose subordinate. Sapresti individuarne il tipo?


a) un bacio è sempre un bacio e quantunque, quello, fosse un tantino arido e non umido e dolce come egli lo sognava

  • consecutiva
  • concessiva
  • causale
 

b) fu preso dall’insana brama di evocare in qualche modo la creatura

  • dichiarativa
  • oggettiva
  • finale

  

c) particole che, sommandosi, dovevano finire col dar luogo a un essere purchessia

  • temporale
  • strumentale
  • causale

  

d) non si capiva bene dove fosse né che contorno avesse

  • oggettiva
  • dubitativa
  • interrogativa indiretta

  

e) una debole e sinistra luminosità che sorse di terra

  • dichiarativa 
  • relativa 
  • oggettiva

produrre

11. Scrivere per argomentare. Confronta l’agonia delirante del notaio con quella di Pierre nel racconto di Maupassant La mano scorticata ( T3, p. 307): in che cosa sono simili e in che cosa sono diverse (massimo 15 righe)?


12. Scrivere per descrivere. Come immagini la stanza solitaria del notaio? Descrivila tu, usando i seguenti termini (massimo 10 righe):


• tendaggi • scrostato • specchio • rovesciare • basso.


13. Scrivere per raccontare. Sfruttando il procedimento indicato nell’esercizio 9, prova a ribaltare il racconto, immaginando un’atmosfera solare e una creatura che ha il potere di rinvigorire… (massimo 30 righe).

LETTERATURA E NON SOLO: SPUNTI DI RICERCA INTERDISCIPLINARE

SCIENZE

Che cosa sono davvero i fuochi fatui e come si formano? Fai una breve ricerca per scoprirlo.

L’emozione della lettura - volume A
L’emozione della lettura - volume A
Narrativa