Laboratorio delle competenze

T1 G. Boccaccio, Madonna Filippa, p. 151 

T2 G. Deledda, L’uccello d’oro, p. 156 

T3 J.D. Salinger, Alla ricerca di un tetto, p. 162 

T4 D. Buzzati, Qualcosa era successo, p. 166

T1

Giovanni Boccaccio

(Certaldo 1313-1375)

Madonna Filippa

  • Tratto da Decameron (sesta giornata, settima novella), 1349-1353
  • novella

Madonna Filippa, colta in flagrante adulterio dal marito, è costretta a difendersi in tribunale. Pende su di lei la condanna a morte prevista dallo statuto di Prato, ma la donna non si rassegna all’ingiustizia. Nega i fatti? Chiede la grazia? Si appella alla clemenza del podestà? Non proprio: altri sono gli argomenti che la salveranno.

– Valorose donne, bella cosa è in ogni parte1 saper ben parlare, ma io2 la reputo
bellissima quivi saperlo fare dove3 la necessità il richiede. Il che sì ben seppe fare
una gentil donna, della quale intendo di ragionarvi, che non solamente festa e riso
porse agli uditori, ma sé de’ lacci di vituperosa morte disviluppò,4 come voi udirete.

5      Nella terra5 di Prato fu già uno statuto,6 nel vero non men biasimevole che
aspro, il quale, senza niuna distinzion fare, comandava che così fosse arsa quella
donna che dal marito fosse con alcuno suo amante trovata in adulterio, come
quella che per denari con qualunque altro uomo stata trovata fosse. E durante
questo statuto7 avvenne che una gentil donna e bella e oltre ad ogn’altra innamorata, 

10    il cui nome fu madonna Filippa, fu trovata nella sua propria camera
una notte da Rinaldo de’ Pugliesi suo marito nelle braccia di Lazzarino de’
Guazzagliotri, nobile giovane e bello di quella terra, il quale ella quanto sé medesima
amava, ed era da lui amata. La qual cosa Rinaldo vedendo,8 turbato forte,9
appena del correr loro addosso e di uccidergli si ritenne;10 e se non fosse 

15    che di sé medesimo dubitava, seguitando l’impeto della sua ira, l’avrebbe fatto. 

Rattemperatosi11 adunque da questo, non si poté temperar da voler quello dello
statuto pratese, che a lui non era licito di fare,12 cioè la morte della sua donna. E per
ciò avendo al fallo della donna provare assai convenevole testimonianza, come il dì
fu venuto, senza altro consiglio prendere,13 accusata la donna, la fece richiedere.14 

20    La donna, che di gran cuore era, sì come generalmente esser soglion quelle che innamorate
son da dovero,15 ancora che16 sconsigliata da molti suoi amici e parenti
ne fosse, del tutto dispose17 di comparire e di voler più tosto, la verità confessando,
con forte animo morire, che, vilmente fuggendo, per contumacia in essilio vivere
e negarsi degna18 di così fatto amante come colui era nelle cui braccia era stata la 

25    notte passata. E assai bene accompagnata di donne e d’uomini, da tutti confortata
al negare,19 davanti al podestà venuta, domandò con fermo20 viso e con salda voce
quello che egli a lei domandasse.

Il podestà, riguardando costei e veggendola bellissima e di maniere laudevoli21
molto, e, secondo che le sue parole testimoniavano, di grande animo, cominciò di 

30    lei ad aver compassione, dubitando non22 ella confessasse cosa per la quale a lui
convenisse, volendo il suo onor23 servare, farla morire. Ma pur, non potendo cessare24
di domandarla di quello che apposto l’era,25 le disse:

«Madonna, come voi vedete, qui è Rinaldo vostro marito, e duolsi26 di voi, la
quale egli dice che ha con altro uomo trovata in adulterio; e per ciò domanda che 

35    io, secondo che uno statuto che ci è vuole,27 faccendovi morire di ciò vi punisca;
ma ciò far non posso, se voi nol confessate, e per ciò guardate bene quello che voi
rispondete, e ditemi se vero è quello di che vostro marito v’accusa».

La donna, senza sbigottire punto,28 con voce assai piacevole rispose:

«Messere, egli è vero che Rinaldo è mio marito, e che egli questa notte passata mi 

40    trovò nelle braccia di Lazzarino, nelle quali io sono, per buono e per perfetto amore
che io gli porto, molte volte stata; né questo negherei mai; ma come io son certa
che voi sapete, le leggi deono esser comuni e fatte con consentimento di coloro a
cui toccano.29 Le quali cose di questa30 non avvengono, ché essa solamente le donne
tapinelle31 costrigne,32 le quali molto meglio che gli uomini potrebbero a molti sodisfare; 

45    e oltre a questo, non che alcuna donna, quando fatta fu, ci prestasse consentimento,
ma niuna ce ne fu mai chiamata;33 per le quali cose meritamente malvagia
si può chiamare. E se voi volete, in pregiudicio34 del mio corpo e della vostra anima,
esser di quella esecutore, a voi sta; ma, avanti che ad alcuna cosa giudicar procediate,
vi prego che una piccola grazia mi facciate, cioè che voi il mio marito domandiate 

50    se io ogni volta e quante volte a lui piaceva, senza dir mai di no, io di me stessa gli
concedeva intera copia35 o no».

A che Rinaldo, senza aspettare che il podestà il domandasse, prestamente rispose
che senza alcun dubbio la donna ad ogni sua richiesta gli aveva di sé ogni suo piacer 
conceduto.

55    «Adunque», seguì prestamente la donna, «domando io voi, messer podestà, se
egli ha sempre di me preso quello che gli è bisognato e piaciuto, io che doveva fare o
debbo di quel che gli avanza? Debbolo io gittare ai cani?36 Non è egli molto meglio
servirne un gentile uomo che più che sé m’ama, che lasciarlo perdere o guastare?».

Eran quivi a così fatta essaminazione,37 e di tanta e sì famosa donna, quasi tutti 

60    i pratesi concorsi, li quali, udendo così piacevol risposta, subitamente, dopo molte
risa, quasi ad una voce tutti gridarono la donna aver ragione e dir bene; e prima
che di quivi si partissono, a ciò confortandogli il podestà, modificarono il crudele
statuto e lasciarono che egli s’intendesse38 solamente per quelle donne le quali per
denari a’ lor mariti facesser fallo.39

65    Per la qual cosa Rinaldo, rimaso di così matta impresa confuso,40 si partì dal giudicio;
e la donna lieta e libera, quasi dal fuoco risuscitata, alla sua casa se ne tornò
gloriosa.


Giovanni Boccaccio, Decameron, a cura di V. Branca, Utet, Torino 1956

 >> pagina 153 

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.


a) Gli statuti della città di Prato stabiliscono che le donne adultere siano messe al rogo.

  •   V       F   

b) Madonna Filippa viene sorpresa dal marito mentre è con l’amante.

  •   V       F   

c) Il marito di madonna Filippa cerca di farsi giustizia da solo.

  •   V       F   

d) Il marito di madonna Filippa porta la moglie in tribunale.

  •   V       F   

e) Amici e parenti consigliano a madonna di Filippa di confessare e dichiararsi colpevole.

  •   V       F   

f) Alla domanda del podestà, madonna Filippa confessa l’adulterio.

  •   V       F   

g) Madonna Filippa sostiene che la legge sull’adulterio sia giusta ed equilibrata.

  •   V       F   

h) La legge prescrive che anche i mariti adulteri debbano essere puniti con la morte.

  •   V       F   

i) Madonna Filippa non si concedeva mai al marito perché gli preferiva l’amante.

  •   V       F   

j) Madonna Filippa risponde alle accuse con una battuta pronta e arguta.

  •   V       F   

k) I pratesi chiedono che madonna Filippa venga condannata.

  •   V       F   

l) Dopo il processo la legge viene modificata.

  •   V       F   


2. Dividi la novella in cinque sequenze principali.


a) Situazione iniziale: dalla r.                                               alla r.                                              

b) La chiamata in giudizio: dalla r.                                               alla r.                                              

c) L’interrogatorio: dalla r.                                               alla r.                                              

d) La difesa di madonna Filippa: dalla r.                                               alla r.                                              

e) L’assoluzione: dalla r.                                               alla r.                                              


3. Completa lo schema relativo ai rapporti tra i personaggi.


Protagonista  
Oggetto del desiderio Lazzarino de’ Guazzagliotri
Aiutanti  
Antagonista  
Oppositori  

 >> pagina 154 

ANALIZZARE E INTERPRETARE

4. A chi appartiene la voce narrante della novella?

  •     La novella è raccontata da un narratore esterno e onnisciente: Boccaccio, l’autore del Decameron
  •     La novella è raccontata da un personaggio che ha assistito alla vicenda: il narratore è interno e testimone. 
  •     La novella è raccontata da un personaggio che fa parte del Decameron, abbiamo dunque un racconto nel racconto. 
  •     La novella è raccontata direttamente da madonna Filippa, dunque il narratore è interno protagonista. 


5. Inserisci nella tabella i termini e le espressioni che permettono di delineare il ritratto di madonna Filippa.


Aspetto fisico  
Condizione socioculturale  
Carattere e atteggiamento  


6. Le caratteristiche di madonna Filippa che hai individuato nell’esercizio 5 vengono presentate

  •     dal narratore. 
  •     da altri personaggi. 
  •     in parte dal narratore, in parte da altri personaggi. 
  •     dalla protagonista. 


7. Oltre a quelle individuate nell’esercizio 5, quali altre caratteristiche di madonna Filippa emergono dalla novella? Esponi le tue considerazioni facendo riferimento ai punti del testo che ti sembrano più significativi.


8. Quali sono le caratteristiche stilistiche della novella? (sono possibili più risposte)

  •     Numerose subordinate, anche di grande complessità. 
  •     Numerose coordinate giustapposte per asindeto. 
  •     Sintassi nominale. 
  •     Verbo alla fine della frase. 
  •     Inversioni. 
  •     Lessico medio-basso. 
  •     Latinismi.

 >> pagina 155 

COMPETENZE LINGUISTICHE

9. Lessico. Stabilisci a quale registro linguistico appartengono i seguenti termini tratti dalla novella.


  Lessico aulico Latinismi Lessico medio
a) valorose (r. 1)      
b) biasimevole (r. 5)      
c) marito (r. 7)      
d) gentil (r. 3)      
e) licito (r. 17)      
f) testimonianza (r. 18)      
g) fallo (r. 64)      
h) soglion (r. 20)      
i) accompagnata (r. 25)      
j) sbigottire (r. 38)      

10. Coordinazione e subordinazione. Individua le diverse funzioni di “che” (congiunzione, pronome relativo) in questo passo tratto dalla novella. Riconosci anche eventuali altri pronomi relativi.


Nella terra di Prato fu già uno statuto, nel vero non men biasimevole che aspro, il quale, senza niuna distinzion fare, comandava che così fosse arsa quella donna che dal marito fosse con alcuno suo amante trovata in adulterio, come quella che per denari con qualunque altro uomo stata trovata fosse. E durante questo statuto avvenne che una gentil donna e bella e oltre ad ogn’altra innamorata, il cui nome fu madonna Filippa, fu trovata nella sua propria camera una notte da Rinaldo de’ Pugliesi suo marito nelle braccia di Lazzarino de’ Guazzagliotri, nobile giovane e bello di quella terra, il quale ella quanto sé medesima amava, ed era da lui amata. La qual cosa Rinaldo vedendo, turbato forte, appena del correr loro addosso e di uccidergli si ritenne; e se non fosse che di sé medesimo dubitava, seguitando l’impeto della sua ira, l’avrebbe fatto.


In questo passo, e in tutta la novella, prevale dunque la paratassi o l’ipotassi?

PRODURRE

11. Scrivere per descrivere. Madonna Filippa è molto bella, ma il suo aspetto non è descritto in modo dettagliato: fallo tu. Nel testo dovrai inserire i seguenti termini (massimo 10 righe):


• trecce • luminoso • lungo • ciglia • portamento.


12. Scrivere per riassumere. Riassumi la novella in massimo 15 righe (da 2 a 4 righe per ciascuna delle sequenze individuate nell’esercizio 2).


13. Scrivere per argomentare. Spiega i motivi per cui madonna Filippa critica lo statuto di Prato (massimo 15 righe): ti sembrano obiezioni condivisibili e ragionevoli? Perché?

L’emozione della lettura - volume A
L’emozione della lettura - volume A
Narrativa