Risotto alla milanese (C.E. Gadda)

Lavoriamo sui testi

Analizziamo insieme

Carlo Emilio Gadda

(Milano 1893-Roma 1973)

Risotto alla milanese

  • Data 1959
  • racconto

Nella fantasia di Carlo Emilio Gadda, scrittore famoso per le sue estrose invenzioni stilistiche e concettuali, la preparazione del risotto alla milanese diventa un accuratissimo rito religioso.

L’approntamento1 di un buon risotto alla milanese
domanda riso di qualità, come il tipo Vialone, dal
chicco grosso e relativamente più tozzo del chicco
tipo Carolina, che ha forma allungata, quasi di 

5      fuso.2 Un riso non interamente “sbramato”, cioè
non interamente spogliato del pericarpo,3 incontra
il favore degli intendenti4 piemontesi e lombardi,
dei coltivatori diretti,5 per la loro privata cucina. Il
chicco, a guardarlo bene, si palesa6 qua e là coperto 

10    dai residui sbrani7 d’una pellicola,8 il pericarpo,
come da una lacera veste color noce o color cuoio,
ma esilissima: cucinato a regola, dà luogo a risotti
eccellenti, nutrienti, ricchi di quelle vitamine che
rendono insigni9 i frumenti teneri, i semi, e le loro 

15    bucce velari.10 Il risotto alla paesana riesce da detti
risi particolarmente squisito,11 ma anche il risotto
alla milanese: un po’ più scuro, è vero, dopo e nonostante
l’aurato12 battesimo dello zafferano.

Recipiente classico per la cottura del risotto alla 

20    milanese è la casseruola13 rotonda, e la ovale pure, di
rame stagnato,14 con manico di ferro: la vecchia e pesante
casseruola di cui da un certo momento in poi
non si sono più avute notizie: prezioso arredo della
vecchia, della vasta cucina: faceva parte come nu­mero 

25    essenziale del “rame” o dei “rami” di cucina,15
se un vecchio poeta, il Bassano,16 non ha trascurato
di noverarla17 ne’ suoi poetici “interni”, ove i lucidi
rami più d’una volta figurano sull’ammattonato,18 a
captare e a rimandare19 un raggio del sole che, digerito 

30    dagli umani il pranzo, concocto prandio,20 decede.21
Rapitoci il vecchio rame, non rimane che aver
fede nel sostituto: l’alluminio.

La casseruola, tenuta al fuoco pel22 manico e per
una presa di feltro con la sinistra mano, riceva degli 

35    spicchi o dei minimi23 pezzi di cipolla tenera, e
un quarto di ramaiolo24 di brodo, preferibilmente
brodo al foco, e di manzo: e burro lodigiano25 di
classe. Burro, quantum prodest,26 udito il numero
de’ commensali. Al primo soffriggere di codesto 

40    modico27 apporto28 butirroso-cipollino,29 per piccoli
reiterati30 versamenti sarà buttato il riso: a poco a
poco, fino a raggiungere un totale di due tre pugni
a persona, secondo appetito prevedibile31 degli attavolati:32
né il poco brodo vorrà dare inizio per sé 

45    solo a un processo di bollitura del riso: il mestolo
(di legno, ora) ci avrà che fare33 tuttavia: gira e rigira.
I chicchi dovranno pertanto rosolarsi34 e a momenti
indurarsi35 contro il fondo stagnato, ardente,
in codesta fase del rituale, mantenendo ognuno la 

50    propria “personalità”: non impastarsi e neppure
aggrumarsi.

Burro, quantum sufficit,36 non più, ve ne prego;
non deve far bagna,37 o intingolo sozzo:38 deve untare39
ogni chicco, non annegarlo. Il riso ha da indurarsi, 

55    ho detto, sul fondo stagnato. Poi a poco a
poco si rigonfia, e cuoce, per l’aggiungervi a mano a
ma­no del brodo, in che vorrete esser cauti, e solerti:40
aggiungete un po’ per volta del brodo, a principiare
da due mezze ramaiolate di quello attinto da 

60    una scodella “marginale”,41 che avrete in pronto.42
In essa sarà stato disciolto lo zafferano in polvere,
vivace, incomparabile43 stimolante del gastrico,44
venutoci dai pistilli45 disseccati e poi debitamente
macinati del fiore. Per otto persone due cucchiaini 

65    da caffè. Il brodo zafferanato46 dovrà per tal modo
aver attinto un color giallo mandarino: talché il
risotto, a cottura perfetta, venti ventidue minuti,
abbia a risultare giallo-arancio: per gli stomaci timorati47
basterà un po’ meno, due cucchiaini rasi,48 

70    e non colmi: e ne verrà un giallo chiaro canarino. 

Quel che più importa è adibire49 al rito un animo
timorato degli dèi e reverente50 del reverendo Esculapio51
o per dir meglio Asclepio, e immettere nel
sacro “risotto alla milanese” ingredienti di prima 

75    qualità: il suddetto Vialone con la suddetta veste
lacera,52 il suddetto Lodi (Laus Pompeia),53 e i suddetti
spicchi di cipolle tenere; per il brodo, un lesso
di manzo con carote sedani, venuti tutti e tre dalla
pianura padana, non un toro pensionato, di ani­mo 

80    e di corna balcaniche:54 per lo zafferano consiglio
Carlo Erba55 Milano in boccette sigillate: si tratterà
di dieci dodici, al massimo quindici, lire a persona:
mezza sigaretta! Non ingannare gli dèi, non
obliare56 Asclepio, non tradire i familiari, né gli 

85    ospiti che Giove Xenio57 protegge, per contendere
alla Carlo Erba il suo ragionevole guadambio.58
No! Per il burro, in mancanza di Lodi potranno
sovvenire59 Melegnano Casalbuttano Soresina;
Melzo, Casalpusterlengo;60 tutta la bassa milanese61 

90    al disotto della62 zona delle risorgive,63 dal Ticino
all’Adda64 e insino a Crema e Cremona.65 Alla
margarina66 dico no! E al burro che ha il sapore
delle saponette: no!

Tra le aggiunte pensabili, anzi consigliate o richieste 

95    dagli iperintendenti e ipertecnici,67 figurano
le midolle68 di osso (di bue) previamente accantonate
e delicatamente serbate a tanto impiego in altra
marginale scodella.69 Si sogliono70 deporre sul
riso dopo metà cottura all’incirca: una almeno per 

100 ogni commensale: e verranno rimestate e travolte
dal mestolo (di legno, ancora), con cui si adempia
all’ultimo ufficio risottiero.71 Le midolle conferiscono
al risotto, non più che il misuratissimo
burro, una sobria untuosità: e assecondano, pare, 

105 la funzione ematopoietica72 delle nostre proprie
midolle. Due o più cucchiai di vin rosso e corposo
(Piemonte) non discendono da prescrizione
obbligativa,73 ma, chi gli piace, conferiranno alla
vivanda quel gusto aromatico che ne accelera e ne 

110 favorisce la digestione.

Il risotto alla milanese non deve essere scotto,
ohibò, no! solo un po’ più che al dente sul piatto:
il chicco intriso ed enfiato74 de’ suddetti succhi, ma
chicco individuo,75 non appiccicato ai compagni,

115 non ammollato76 in una melma, in una bagna che
riuscirebbe spiacevole. Del parmigiano grattugiato è
appena ammesso, dai buoni risottai; è una cordializzazione
della sobrietà e dell’eleganza milanesi.77
Alle prime acquate78 di settembre, funghi freschi nella 

120 casseruola; o, dopo San Martino,79 scaglie asciutte
di tartufo80 dallo speciale arnese affetta-trifole81 potranno
decedere sul piatto, cioè sul risotto servito, a
opera di premuroso tavolante, debitamente remunerato82
a cose fatte, a festa consunta.83 Né la soluzione

125 funghi, né la soluzione tartufo arrivano a pervertire84
il profondo, il vitale, nobile significato del risotto
alla milanese.


Carlo Emilio Gadda, Risotto patrio. Récipe, in Saggi Giornali Favole e altri scritti, vol. I, Garzanti, Milano 1991

L’emozione della lettura - volume A
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Narrativa