Il nuovo Storia&Geo - volume 2

9 SVILUPPO E SOTTOSVILUPPO

Il commercio equo e solidale

Nato intorno agli anni Sessanta del Novecento – sull’onda della crescente consapevolezza da parte degli abitanti dei Paesi avanzati delle condizioni di sfruttamento in cui versano molte economie dei Paesi in via di sviluppo e i loro lavoratori –, il commercio equo e solidale è sia una forma di scambio commerciale, sia un movimento a favore dello sviluppo umano del Sud del mondo.

In genere gli scambi commerciali hanno come scopo primario il profitto, ottenuto rivendendo le merci a un prezzo più alto rispetto a quello a cui sono state acquistate (sommato alle varie spese, come quelle per il trasporto); il commercio equo e solidale invece è un tipo di scambio “etico”, il cui obiettivo più importante non è il guadagno finale, ma la creazione di rapporti economici tra i produttori dei Paesi del Sud del mondo e i consumatori dei Paesi sviluppati, che non implichino forme di sfruttamento. Le aziende che operano nel campo del commercio equo e solidale garantiscono che tutto il processo produttivo delle merci da loro offerte si svolge all’insegna della sostenibilità ambientale e del rispetto nei confronti dei produttori, che lavorano in condizioni dignitose (senza ricorrere, per esempio, al lavoro minorile) e ricevono per le loro prestazioni, o i loro manufatti, un compenso giusto.

Molti produttori che operano nel campo del commercio equo e solidale sono organizzati in cooperative, cioè aziende in cui tutti i lavoratori sono soci e si dividono equamente i guadagni.

In questo senso il consumatore finale, quando acquista un prodotto certificato come equo e solidale, non entra solo in possesso di un prodotto, ma fa una scelta etica, contribuendo allo sviluppo umano dei produttori e delle loro famiglie. Per assicurare ai consumatori finali che i prodotti da loro acquistati rispettino davvero i criteri del commercio equo e solidale, sono nate nel mondo diverse organizzazioni che si occupano di controllare tutte le fasi di produzione e commercio di tali prodotti e di certificare, in genere tramite un bollino, la loro “genuinità”. Le più note autorità di certificazione sono Fairtrade International e European Fair Trade Association. A quest’ultima è affiliata anche una delle più grandi aziende italiane operanti nel settore del commercio equo e solidale, Ctm Altromercato.

Il 60% delle merci distribuite secondo il modello equo e solidale è costituito da generi alimentari, soprattutto quelli prodotti dai Paesi del Sud del mondo, come gli Stati africani, dell’Asia meridionale e dell’America Latina, ed esportati verso i Paesi più sviluppati: caffè, cacao, cioccolato, zucchero, tè, miele e frutta fresca. Il restante 40% è costituito da oggetti artigianali, tessuti, capi di abbigliamento e fiori. Si stima che attualmente il giro di affari del commercio equo e solidale nel mondo ammonti a oltre 5 miliardi di dollari, e solo in Europa sono ormai oltre 80 000 i negozi che contemplano nel proprio assortimento prodotti equi e solidali.

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Da Roma imperiale all’anno Mille