9.4 - Cooperazione e prospettive dello sviluppo

9 SVILUPPO E SOTTOSVILUPPO

9.4 Cooperazione e prospettive dello sviluppo

Da diversi decenni, ormai, numerosi governi, organizzazioni internazionali e non governative e singoli individui sono impegnati in attività e campagne per favorire lo sviluppo umano nelle aree del mondo più svantaggiate. Oltre che in risposta a un dovere morale, tali iniziative sono portate avanti nella convinzione che un miglioramento delle condizioni di vita nei Paesi meno sviluppati possa essere un vantaggio per gli abitanti di tutto il pianeta.

Gli otto grandi Obiettivi del Millennio 

La più importante campagna per lo sviluppo umano lanciata negli ultimi decenni è quella promossa dall’Onu in seguito al Summit del Millennio, un incontro tra i capi di Stato di tutto il mondo tenutosi a New York nel 2000. In quell’occasione tutti gli Stati membri dell’Onu, insieme a 23 importanti organizzazioni internazionali, hanno stabilito otto grandi obiettivi nel campo dello sviluppo umano mondiale, da raggiungere entro il 2015. I cosiddetti Obiettivi di sviluppo del Millennio sono stati le principali linee guida per tutte le attività umanitarie negli anni successivi. Eccoli, nella formulazione originale dell’Onu:

1. Sradicare la povertà estrema e la fame.

2. Rendere universale l’istruzione primaria.

3. Promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne.

4. Ridurre la mortalità infantile.

5. Migliorare la salute materna.

6. Combattere l’Hiv/Aids, la malaria e altre malattie.

7. Garantire la sostenibilità ambientale.

8. Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo.

Nel corso degli ultimi anni sono stati fatti importanti progressi per raggiungere almeno in parte questi obiettivi.

La percentuale degli abitanti dei Paesi in via di sviluppo che vivono in condizioni di povertà estrema (cioè con meno di 1,25 dollari al giorno), per esempio, è passata dal 47% del 1990 al 22% del 2010, con un miglioramento delle condizioni di vita di oltre 700 milioni di persone. Inoltre più di 2 miliardi di persone hanno ottenuto accesso all’acqua potabile ( ATLANTE, pp. 42-43), e oltre 100 milioni sono uscite da una condizione di grave denutrizione (ma ancora quasi 900 milioni di persone soffrono la fame).

Grandi progressi sono stati fatti anche nella lotta alle malattie che colpiscono prevalentemente le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo: dal 2000 al 2011 i morti per malaria sono diminuiti del 25%, il che significa che si sono salvate oltre un milione di vite. La diffusione dei mezzi di prevenzione e dei farmaci specifici ha poi permesso una costante diminuzione dei nuovi contagi di Aids.

Tuttavia molto rimane da fare: le violenze e le discriminazioni contro le donne sono più che mai diffuse in parecchie regioni del mondo, e l’obiettivo della parità tra i sessi è lontano.

E altrettanto lontano è l’obiettivo della completa sostenibilità ambientale, dato che la grande espansione economica dei Paesi emergenti si sta verificando spesso senza grandi preoccupazioni per i danni che può causare all’ambiente.

La crisi economica e finanziaria, d’altra parte, ha fatto diminuire i fondi destinati allo sviluppo umano mondiale stanziati dai governi dei Paesi avanzati, come gli Stati Uniti e gli Stati dell’Unione europea.

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Una rivoluzione della mentalità 

I recenti sforzi internazionali hanno contribuito in modo significativo a ridurre le più gravi forme di disagio e sofferenza, ma è opinione ampiamente condivisa che il completo sviluppo umano dei Paesi più svantaggiati, e il conseguente miglioramento delle condizioni di vita delle loro popolazioni, non si potrà mai raggiungere se non ci saranno, in futuro, profondi cambiamenti nella produzione, nell’utilizzo e nella distribuzione delle risorse.

Si sta diffondendo sempre più la consapevolezza che le risorse mondiali (acqua, cibo, energia, materie prime) non sono infinite; si dovranno quindi imboccare strade nuove per assicurare la disponibilità delle risorse necessarie, per esempio tramite la lotta a ogni forma di spreco, la diffusione di una cultura del riciclo, il miglioramento dell’efficienza nel consumo di energia e di risorse in genere.

Questi obiettivi saranno realizzabili soltanto se si verificherà un radicale cambiamento della mentalità e degli stili di vita della popolazione mondiale, sia da parte dei Paesi in via di sviluppo, verso forme di sviluppo sostenibile, sia da parte dei Paesi avanzati. La soluzione potrebbe essere una crescita consapevole che potrebbe portare a forme mirate di “decrescita” ( focus).

FOCUS

la decrescita felice
Negli ultimi anni nei Paesi avanzati si sta diffondendo la consapevolezza che la crescita economica non comporta necessariamente un aumento della qualità della vita. Se negli scorsi decenni gli appelli alla “decrescita” (cioè a una diminuzione dei livelli dei consumi, degli sprechi e in generale dell’impronta ambientale ed economica delle attività umane) giungevano soprattutto dagli ambientalisti e dagli oppositori della globalizzazione (il movimento No global), questa posizione è ora sostenuta da molti studiosi e organizzazioni internazionali. Nel 2012 un intero capitolo del Rapporto sullo stato del mondo pubblicato dal World Watch Institute, Ong che si occupa di ricerca sull’economia mondiale, era intitolato Il cammino della decrescita nei Paesi sovrasviluppati. Il termine “sovrasviluppati” è indicativo: molti Paesi consumano semplicemente troppo, e per evitare l’esaurimento delle risorse mondiali è necessaria una netta riduzione dei consumi. Tale riduzione tuttavia non deve comportare per forza una diminuzione della qualità della vita, anzi, può determinare un miglioramento (da cui il termine “felice”): nuove tecnologie nel campo delle energie rinnovabili potrebbero, per esempio, ridurre il consumo di energia senza effetti negativi, e il cambiamento di alcuni stili di vita, come le abitudini alimentari (per esempio con la riduzione del consumo di “cibo spazzatura” o di carne, alimento dalla forte impronta ecologica), potrebbero non solo diminuire il consumo di risorse, ma migliorare la salute degli individui.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Quali sono gli otto Obiettivi del Millennio?
  • Quali sono le strade per prevenire l’esaurimento delle risorse necessarie all’umanità?

Il nuovo Storia&Geo - volume 2
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Da Roma imperiale all’anno Mille