9.2 IL FEUDALESIMO E LE ULTIME INVASIONI

IL RACCONTO DELLA STORIA

La nascita del feudalesimo

I concetti chiave

  • L’ereditarietà dei feudi
  • Le invasioni del IX e del X secolo da parte di Normanni, Saraceni, Ungari
  • L’incastellamento
  • L’impero degli Ottoni e i vescovi-conti
  • I movimenti di rinnovamento all’interno della Chiesa

Il sistema vassallatico che si era affermato in gran parte d’Europa sotto i Carolingi si basava su vincoli di fedeltà collegati alla concessione di benefici. Questi benefici, in origine, non implicavano la cessione di proprietà terriere. I sovrani franchi si garantivano la lealtà dei propri cavalieri con la donazione di una parte dei bottini di guerra, oppure assicurando loro le rendite economiche di determinati territori, ma non il loro possesso permanente. Con il tempo, tuttavia, il vassallaggio subì una trasformazione. I legami politici e militari cui dava luogo furono sempre più connessi alla cessione di terre, dapprima in misura temporanea, poi in modo sempre più definitivo. La concessione dei “feudi”, come vennero chiamate le terre assegnate ai vassalli, determinò il riemergere dell’anarchia nobiliare e delle tendenze autonomistiche dei cavalieri. Nacque il sistema feudale, che avrebbe caratterizzato la storia europea, in forme e modalità differenti, per il resto del Medioevo.

Dal beneficio al feudo

Il sostanziale mutamento nei rapporti vassallatici che si verificò con la fine dell’epoca carolingia si manifestò anche nella terminologia. A partire dall’XI secolo, infatti, nei documenti ufficiali il termine beneficium, che come abbiamo visto aveva carattere temporaneo, fu sostituto dal termine feudo, che indicava una cessione definitiva dei possedimenti terrieri. La parola “feudo” deriva dal vocabolo franco fehu-od, equivalente al latino pecus, “bestiame”, “gregge”. Nella Roma arcaica da questo vocabolo era derivato il termine pecunia, “denaro”, poiché in una società contadina quale essa era la ricchezza era costituita principalmente dal bestiame. Lo stesso accadde nella società rurale dell’epoca altomedievale, nella quale il benessere derivava quasi esclusivamente dall’agricoltura e dall’allevamento.
Sebbene i primi documenti ufficiali che testimoniano l’esistenza di feudi propriamente detti siano posteriori, il passaggio effettivo da un beneficio temporaneo a una cessione definitiva delle terre cominciò ad affermarsi tra il IX e il X secolo, in concomitanza con la decadenza dell’impero carolingio. Già in questo periodo, infatti, l’omaggio di alcuni vassalli ai loro signori prevedeva la cessione a titolo definitivo di feudi che i nuovi proprietari, chiamati feudatari, potevano poi lasciare in eredità ai discendenti.

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L’ereditarietà dei feudi

Questa cruciale trasformazione dei benefici temporanei in feudi permanenti fu sancita dal capitolare di Quierzy, emanato dal sovrano carolingio Carlo il Calvo nell’877. Nato dall’esigenza di garantirsi il sostegno dei nobili in una spedizione militare in Italia, assicurando loro la possibilità di trasmettere cariche e donazioni ai discendenti, l’editto imperiale stabilì che i feudi maggiori (cioè quelli dati in beneficio dal re) divenissero un possesso terriero definitivo ed ereditario.
Nelle intenzioni di Carlo il Calvo questa opportunità doveva essere limitata solo a situazioni specifiche e in misura del tutto provvisoria: nel caso in cui un conte morisse in guerra, per esempio, le terre potevano essere concesse temporaneamente agli eredi, in attesa che costoro rinnovassero il vincolo di fedeltà con il sovrano. Nella realtà dei fatti, però, il potere dell’aristocrazia era ormai così influente rispetto ai deboli sovrani carolingi che il provvedimento dell’imperatore si affermò come una riforma definitiva a vantaggio dei grandi feudatari.
Il capitolare di Quierzy sancì l’ereditarietà dei feudi maggiori. L’autonomia e il potere dell’aristocrazia feudale continuarono tuttavia ad ampliarsi nei secoli successivi, finché, nella prima metà dell’XI secolo, l’ereditarietà fu estesa anche ai feudi minori. Ciò avvenne nel 1037, con l’emanazione della Constitutio de feudis da parte di Corrado II il Salico ( LABORATORIO DELLE FONTI, p. 251). Grazie a questo provvedimento – che in realtà, più che introdurre un vero cambiamento, prendeva atto di una situazione di fatto – divenivano ereditari anche i feudi concessi non dall’imperatore ma da un grande signore.

Autonomie e diritti di immunità

La crescita dell’autonomia e dell’influenza politica dei feudatari ebbe ovviamente ripercussioni fondamentali sui rapporti di forza tra nobiltà e potere monarchico. Dall’indebolimento del potere centrale, in particolare, derivò l’opportunità, per i feudatari, di ottenere i cosiddetti diritti di immunità, grazie ai quali i feudi non erano più sottoposti ai controlli dei funzionari imperiali. Al loro interno, infatti, i feudatari potevano esercitare personalmente le funzioni di governo proprie della sovranità statale, come l’amministrazione della giustizia, l’imposizione e la riscossione dei tributi, l’arruolamento e la guida di uomini armati. Inizialmente questi diritti erano stati concessi solo ai vescovi e agli abati, sulla base dei reciproci interessi che legavano la dinastia carolingia alle autorità ecclesiastiche. Presto, tuttavia, tali privilegi furono estesi anche ai feudatari laici, che riuscirono a piegare le resistenze dei sovrani alle proprie rivendicazioni.
Così, mentre sotto Carlo Magno le attività amministrative erano state affidate ai missi dominici o ai conti e ai marchesi, figure ancora in parte assimilabili a quelle di funzionari statali, a partire dalla metà del X secolo i feudatari furono sempre più svincolati dal potere imperiale. Attraverso la concessione delle immunità, i feudatari ottennero di fatto il controllo politico sui propri territori, rendendosi sempre più indipendenti dal potere centrale.

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La signoria di banno

Il feudalesimo determinò anche una trasformazione delle forme di insediamento e dell’aspetto del paesaggio europeo. Tra i nuovi proprietari dei feudi nacque l’esigenza di difendere i territori acquisiti dalle incursioni armate di popoli stranieri o di altri feudatari, desiderosi di ampliare i propri possedimenti: in questo periodo sorsero in Europa i primi edifici fortificati, precursori dei castelli che avrebbero caratterizzato il paesaggio europeo per tutta l’epoca medievale. Grazie ai diritti di immunità concessi ai loro proprietari e ai cambiamenti delle tipologie insediative che li accompagnarono, i feudi maggiori si trasformarono in centri di potere locale, in grado di estendere la propria autorità politica anche sui territori che circondavano i castelli. Questa forma di potere, definita signoria di banno (dal tedesco antico ban, “potere”, “comando”), permise ai proprietari terrieri di sottoporre a stretti vincoli di sudditanza tutti gli abitanti della zona, compresi i contadini che vivevano ai margini dei feudi.
Il potere dei signori feudali prevedeva forme gravose di oppressione economica nei confronti della popolazione. In campo fiscale, per esempio, essi potevano imporre una tassa per l’attraversamento di una strada o di un ponte che ricadeva nei territori da loro controllati. I contadini che risiedevano nel feudo erano inoltre sottoposti alle cosiddette bannalità, tributi in natura da pagare per poter utilizzare gli strumenti agricoli e gli impianti di proprietà signorile (come i mulini ad acqua, i frantoi e le macine, i forni e i tini).

L’età feudale

Il crescente potere dei feudatari ebbe un ulteriore risvolto politico nell’ereditarietà dei titoli nobiliari. Si affermò infatti la prassi di trasmettere agli eredi non solo il possesso della terra e le relative immunità, ma anche le cariche politiche e amministrative che vi erano connesse e che conferivano un’autorità di gran lunga superiore alla sola cessione di un fondo. Fu questa la premessa per la formazione di un’aristocrazia di sangue fondata sull’appartenenza per nascita a una casta potente ed esclusiva di nobili dotati di numerosi privilegi e in grado di imporsi ai vertici dell’impero.
Con la frammentazione dell’impero carolingio, i feudatari non furono più sottoposti nemmeno al controllo dei conti e dei marchesi e poterono perciò influenzare direttamente le lotte di potere interne all’impero, appoggiando alternativamente il contendente che mostrava di avvicinarsi di più ai loro interessi o che garantiva la concessione di nuove terre.
Avendo inoltre facoltà di concedere, a loro volta, benefici e feudi ai propri vassalli, i feudatari maggiori si creavano una schiera di uomini a loro fedeli. In conseguenza di questo fenomeno, si consumava il passaggio da una struttura politica e sociale di tipo piramidale, con il sovrano al vertice, a una vasta rete di poteri autonomi e tra loro coesistenti. Il particolarismo feudale – come si indica appunto questo sistema di potere retto dai feudatari e dai loro vassalli, ormai del tutto sostituitisi all’autorità dello Stato – avrebbe caratterizzato a lungo i rapporti politici, economici e sociali in un’Europa sempre più frammentata in territori indipendenti.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Che differenza c’era tra beneficio e feudo? Quali provvedimenti sancirono l’ereditarietà dei feudi?
  • In che cosa consistevano le immunità?
  • Che cos’era la signoria di banno?
  • In che senso si parla di “particolarismo feudale”?

Il nuovo Storia&Geo - volume 2
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Da Roma imperiale all’anno Mille