La società franca: cavalieri e vassalli

9.1 L’ETÀ DEI CAVALIERI E CARLO MAGNO

La società franca: cavalieri e vassalli

Il successo della dinastia pipinide dipese in gran parte dall’organizzazione militare, basata sulla forza della cavalleria. Questa organizzazione, a sua volta, era connessa a un articolato sistema di relazioni sociali che legava tra loro i membri dell’aristocrazia e che prende il nome di sistema vassallatico. Esso era diffuso soprattutto nel regno di Austrasia, dal quale provenivano i Pipinidi; furono costoro, una volta conquistata l’egemonia nel regno franco, a diffonderlo in tutti i territori da essi controllati.

L’età dei cavalieri

Lo Stato franco era privo di un esercito permanente paragonabile a quello esistito nell’impero romano. Le campagne militari erano affrontate facendo ricorso al servizio dei cavalieri, membri dell’aristocrazia dediti all’esercizio delle armi. Mancando un inquadramento istituzionale delle milizie, la fedeltà dei guerrieri al sovrano si basava sui rapporti personali e sui vincoli di lealtà propri della società germanica. Più che sudditi, i nobili franchi si consideravano compagni d’arme del sovrano, che era in effetti una sorta di primus inter pares (cioè “primo tra uguali”). In cambio del loro contributo militare a fianco del re, i cavalieri ottenevano la concessione di terre, grazie alle quali potevano mantenere la propria casata e armarsi adeguatamente per partecipare alle campagne militari ( LABORATORIO DELLE FONTI, p. 232).

I benefici e i vassalli del re

Se la cessione di terre ai cavalieri consentiva ai sovrani di condurre le loro guerre di espansione, allo stesso tempo comportava il rischio di stimolare le tendenze autonomistiche della nobiltà e determinare una situazione di anarchia: i cavalieri erano orgogliosi della propria indipendenza tanto quanto del proprio valore in battaglia, e il possesso di proprietà terriere sempre più ampie poneva il loro potere economico in concorrenza con quello dei re. Questo era avvenuto sotto la dinastia dei Merovingi; i Pipinidi, tuttavia, riuscirono a evitare questi esiti e a inserire le loro clientele armate in un sistema di relazioni efficace ed economicamente vantaggioso.
Pipino e i suoi successori modificarono l’usanza di cedere le terre a titolo definitivo e di consentirne la successione ereditaria. L’assegnazione dei fondi divenne invece temporanea: essi restavano di proprietà del sovrano e tornavano nella sua disponibilità effettiva alla morte del cavaliere cui erano stati conferiti. Questo metodo di attribuzione delle proprietà fondiarie era regolato sul principio del cosiddetto beneficio (beneficium), che nel diritto romano indicava una cessione temporanea di un bene da parte dell’autorità pubblica. L’assegnazione della terra sostituiva, in un certo senso, l’erogazione dello stipendio da parte dell’amministrazione statale a funzionari e soldati. Dalle terre, tra l’altro, i cavalieri traevano risorse economiche sotto forma di prodotti agricoli ma anche di manodopera, dal momento che i servi e i coloni che risiedevano sulle aree interessate dall’assegnazione venivano ceduti insieme a quelle.

L’omaggio vassallatico

Per consolidare il legame tra i cavalieri e il sovrano, i Franchi fecero inoltre ricorso alle antiche tradizioni germaniche, secondo cui i vincoli tra i guerrieri si basavano sulla reciproca fedeltà. Il cavaliere doveva prestare un giuramento al sovrano, chiamato omaggio. Il termine deriva dal latino homo, “uomo”, poiché attraverso questa cerimonia ufficiale il nobile franco diventava un “uomo di fiducia” del sovrano e un suo fedele alleato. La parola corrispondente utilizzata nella lingua franca era invece vasso (dall’antico celtico gwas, “ragazzo”, “servo”), da cui il termine “vassallo” (diminutivo di “vasso”) e “vassallaggio”. Un vincolo di fedeltà identico a quello che legava il vasso al sovrano era esteso dai vassi agli altri nobili a loro subordinati, grazie allo stesso sistema di cessione temporanea delle terre. Costoro erano chiamati vassalli (appunto “piccoli vassi”).
Come in una lunga catena, la società franca si reggeva su legami di lealtà che, a partire dalla ristretta cerchia dei vassi più vicini al sovrano, si allargavano in una struttura piramidale fino a estendersi su tutti i territori del regno, creando una rete di alleanze basate sul possesso della terra.
Il vassallaggio fu il fondamento della relativa stabilità della monarchia franca. Infatti, da sistema di relazioni sociali proprio dell’aristocrazia, esso divenne in seguito anche il perno dell’organizzazione politica del regno franco e, nelle sue varie evoluzioni, la base dei rapporti sociali vigenti in Europa per buona parte dell’età medievale.
Il sistema vassallatico si reggeva però sulla necessità di una costante espansione territoriale: quando terminarono le conquiste, i sovrani non ebbero più le disponibilità fondiarie necessarie per ricompensare i loro cavalieri e le tendenze autonomistiche dei nobili tornarono a incrinare la compattezza del regno.

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Laboratorio DELLE FONTI I TESTI

I vincoli tra i cavalieri e il sovrano

In questo brano, tratto da un capitolare emanato agli inizi del IX secolo, si descrivono gli obblighi militari dei possessori di terre nei confronti del re.

Ogni uomo libero che ha quattro mansi coltivati, o di suo o in beneficio da qualcuno, provveda al suo equipaggiamento e si unisca all’esercito […]. A chi ha tre mansi di suo si aggiunga colui che ne ha uno e collabori con lui perché egli possa provvedere per entrambi. A colui che ha solo due mansi di suo si aggiunga un secondo che ne ha ugualmente due e uno di essi, usufruendo dell’aiuto dell’altro, raggiunga l’esercito. A colui che ha solo un manso di suo si aggiungano altri tre che abbiano ugualmente un manso solo e collaborino con lui perché egli solo raggiunga l’esercito; gli altri tre, che hanno prestato il loro aiuto, rimangano a casa. Vogliamo e comandiamo che i nostri missi1 si informino scrupolosamente su coloro che l’anno scorso, quando è stato convocato l’esercito, non hanno tenuto conto di quell’ordine che avevamo emanato in termini analoghi ai precedenti riguardo agli uomini liberi e ai più poveri; e chiunque venga scoperto non aver aiutato il suo pari a raggiungere l’esercito secondo il nostro comando o a non essere venuto personalmente, assolva pienamente il nostro comando e dia piena garanzia di assolverlo secondo la legge.” 


Monumenta Germaniae Historica, Capitularum regum Francorum, Legum Sectio II, I, Boretius, Hannover 1883.



1 Si tratta dei missi dominici, inviati dal sovrano franco per controllare i territori dei suoi cavalieri.


  • Quanti mansi deve possedere un uomo libero per unirsi all’esercito?
    Cosa deve fare se ne possiede meno della soglia stabilita? 
  • Quale incarico è assegnato ai missi dominici?

GUIDA ALLO STUDIO

  • Su quale tipo di organizzazione si basava la forza dell’esercito franco?
  • Qual era l’estrazione sociale dei cavalieri? Quali vincoli li legavano al sovrano?
  • Che cosa prevedeva la cerimonia dell’omaggio? Quale rischio politico comportava il sistema vassallatico?

Il nuovo Storia&Geo - volume 2
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Da Roma imperiale all’anno Mille