La scarsità dei commerci
La contrazione dei commerci di lunga distanza continuò a influire sullo stato dell’economia dell’Europa altomedievale e fu anzi aggravata dallo spopolamento delle città, da sempre i principali centri degli scambi, oltre che importanti mercati, grazie ai consumi della popolazione urbana. In un contesto di contatti commerciali molto limitati, divenne problematico anche l’approvvigionamento di materie prime come il sale, fondamentale per la conservazione dei cibi, e il ferro, con le conseguenze che abbiamo visto.
L’Europa altomedievale fu insomma prevalentemente caratterizzata da un’economia “chiusa”, in cui i principali scambi si svolgevano a livello locale. La scarsità dei commerci si accompagnò a una drastica riduzione della circolazione monetaria, con il ritorno a forme di scambio diretto tra merci (il baratto) e al pagamento in natura dei canoni di affitto dei campi, attraverso la cessione di parte del raccolto. Alla diminuzione della quantità di moneta circolante si accompagnò inoltre la riduzione del valore stesso delle monete, cui contribuirono le difficoltà di approvvigionamento dei metalli preziosi e la perdita di prestigio delle autorità statali che avrebbero dovuto coniarle. Anche quando si affermarono autorità statali più stabili e potenti, come l’impero di Carlo Magno – di cui tratteremo in questa Unità –, i tentativi di riforma monetaria si scontrarono con gli orizzonti ristretti dell’economia europea: come vedremo, il denaro d’argento introdotto da Carlo Magno aveva infatti un contenuto modesto di metallo prezioso, lontano dalle monete “forti” in uso nell’impero d’Oriente.
Il sistema monetario è una sorta di termometro dell’economia, e infatti sia nell’impero bizantino sia in quello arabo, protagonisti in questo periodo di una fase di espansione economica e politica, le monete continuarono a essere coniate in oro, a sostegno di un valore degli scambi enormemente superiore a quello dell’Europa occidentale. In Occidente, non a caso, le uniche eccezioni al quadro di generale stagnazione degli scambi furono rappresentate dalle città portuali che avevano contatti con l’Oriente, come Marsiglia o Venezia. Quest’ultima, divenuta autonoma dal dominio bizantino a partire dal IX secolo, trasse grandi profitti dagli scambi mercantili con Costantinopoli e Alessandria d’Egitto, rifornendole di prodotti che scarseggiavano negli imperi orientali (come il legname) e importando beni preziosi (come le spezie, la seta e i profumi). Questi commerci avrebbero alimentato un fiorente mercato in Occidente, ponendo le premesse del futuro sviluppo economico della città lagunare.