5.1 LA NASCITA DELL’IMPERO

L’AMBIENTE E LE RISORSE

Roma e le sue province

I concetti chiave

  • Roma al centro del mercato mediterraneo subisce la concorrenza delle province
  • Il principato di Ottaviano Augusto
  • La riorganizzazione dello Stato e dell’esercito
  • La propaganda augustea e il recupero dei valori del passato
  • La divinizzazione del monarca e la successione dinastica

Nel corso del I secolo d.C. Roma consolidò la propria egemonia sui territori conquistati, che furono protagonisti di un intenso sviluppo economico. Il controllo del Mediterraneo ottenuto con la flotta e il dominio sulle coste garantito dalla presenza delle legioni consentirono l’inizio di un lungo periodo di pace all’interno del mondo romano. L’assenza di nuove guerre, a sua volta, favorì i commerci, che fiorirono anche grazie a una rete stradale in grado di collegare tutte le province e, sul mare, alla protezione dalle incursioni dei pirati garantita dalle navi militari.

Lo sviluppo economico e urbano

Attraverso le strade e le rotte marittime, sempre più estese, veloci e sicure, oltre alle merci viaggiavano anche persone, culture, idee, conoscenze (per esempio quelle tecnologiche). I commerci, facendo circolare ricchezza e aumentando i consumi, costituirono uno stimolo per l’incremento della produzione agricola e artigianale, che riguardò tutte le province romane.
Le città conobbero un’intensa crescita demografica ed economica: le aree urbane si allargarono e divennero più ricche e le condizioni di vita dei loro abitanti migliorarono sensibilmente. Nuove colonie furono fondate nelle province, lungo i confini delle quali nacquero numerosi avamposti fortificati che si sarebbero in seguito trasformati in importanti città. Vindobona (l’attuale Vienna), Singidunum (oggi Belgrado) e Aquincum (Budapest), per esempio, sorsero tutte lungo la frontiera del fiume Danubio (► FOCUS).
Lo sviluppo economico e urbano della società romana del I secolo d.C. è testimoniato anche dalle opere pubbliche edificate nelle province. Strade, acquedotti, ponti e mura difensive trasformarono il paesaggio dei territori sottomessi, mentre nelle città sorsero imponenti impianti termali, anfiteatri e circhi per gli spettacoli pubblici.

Le attività produttive della penisola

Nei primi secoli dopo la nascita di Cristo la penisola Italica continuò a essere intensamente coltivata.
Rispetto all’epoca repubblicana, l’organizzazione delle attività agricole nella penisola subì però una profonda trasformazione. Le guerre civili, che avevano sconvolto l’Italia nel I secolo a.C., e il frazionamento dei patrimoni terrieri, voluto da Cesare e Ottaviano per distribuire terre ai veterani e mantenere il consenso del ceto contadino, avevano comportato una netta riduzione dei latifondi, con il conseguente indebolimento del potere economico e sociale dei grandi proprietari. Questo cambiamento fu causato anche dal minore afflusso di schiavi. Con l’arrestarsi dell’espansione territoriale romana, infatti, cessarono gli arrivi in massa di prigionieri catturati nei territori sottomessi e diminuì di conseguenza l’offerta di manodopera gratuita da impiegare nei latifondi.
Accanto all’agricoltura, anche le attività artigianali conobbero un intenso sviluppo. Le ceramiche fabbricate ad Arezzo, per esempio, erano conosciute in tutto il Mediterraneo; in Campania si producevano raffinati oggetti di vetro e si lavoravano i metalli preziosi; nella pianura Padana si sviluppò la produzione di tessuti.

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FOCUS • IERIOGGI
LA FRONTIERA DEL DANUBIO

Le fortificazioni costruite dai Romani nell’Europa centrale furono determinanti per porre un freno alle invasioni delle popolazioni nomadi che premevano ai confini delle province settentrionali e orientali. Le opere difensive seguivano il corso del Danubio, che, grazie all’ampiezza del suo letto fluviale, costituì per secoli una barriera naturale molto efficace contro i potenziali nemici esterni.
In epoca medievale e moderna, il fiume segnò invece la divisione politica, culturale e religiosa tra l’Occidente, di matrice cristiana, e l’Oriente, di fede islamica.
Quasi tutta l’area interessata dal corso del Danubio è oggi stata inglobata dall’allargamento dell’Unione europea. Il fiume non costituisce più, quindi, un elemento di separazione; il suo corso è anzi un’efficace via di comunicazione tra i Paesi che attraversa. Esso bagna ben quattro capitali (Vienna, Bratislava, Budapest e Belgrado), mentre gli Stati toccati dalle sue acque sono addirittura dieci: Germania, Austria, Slovacchia, Ungheria, Croazia, Serbia, Bulgaria, Romania, Moldova e Ucraina. Il suo bacino idrografico (che considera anche gli affluenti) è ancora più ampio, comprendendo molti altri Paesi. Tra questi vi è anche l’Italia: la Drava, infatti, nasce nel territorio del comune di Dobbiaco (in provincia di Bolzano) e sfocia nel Danubio in Ungheria. 

Il Ponte delle Catene sul Danubio a Budapest, capitale dell’Ungheria.

L’economia nelle province

La ricchezza della penisola Italica e della sua capitale, Roma, non sarebbe stata tale senza la grande quantità di merci prodotte ed esportate dai territori delle province. Dalle miniere della penisola Iberica continuavano ad affluire verso l’Italia grandi quantità di minerali (argento, oro, ferro, piombo, rame e stagno). Dall’Europa centrale giungevano pelli, bestiame e schiavi. Dalle terre affacciate sul mar Baltico proveniva l’ambra (materiale costituito dalla resina fossile delle conifere diffuse in quelle aree), importata per la realizzazione di manufatti pregiati. Dall’Egitto, vero e proprio “granaio” di Roma, venivano importate grandi quantità di cereali, mentre dal resto dell’Africa settentrionale giungevano avorio, oro, incenso e schiavi, insieme agli animali feroci (per esempio i leoni) catturati nell’entroterra e utilizzati negli spettacoli pubblici organizzati per la plebe.
Anche i contatti commerciali con i popoli che vivevano oltre i confini dei territori sottomessi da Roma si intensificarono. Dalle isole britanniche entravano in circolazione nel Mediterraneo grandi quantità di stagno e ferro; dall’Asia si importavano gioielli e profumi, molto ricercati dai ceti sociali più ricchi, insieme a tessuti di lana, di lino e di seta. Quest’ultima proveniva addirittura dalla Cina, attraverso la via della seta.

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Roma centro del mercato mediterraneo

L’Italia, che si trovava al centro della vasta rete stradale, fluviale e marittima che collegava l’ecumene romana, godette in modo particolare dei benefici derivanti dall’incremento degli scambi commerciali ( CARTA). La penisola si arricchì notevolmente e le condizioni di vita di buona parte della popolazione registrarono un miglioramento.
Le risorse provenienti dalle province sotto forma di tributi, di beni alimentari e di merci di varia natura erano utilizzate, tra l’altro, per finanziare il sistema delle elargizioni pubbliche organizzato dalle autorità statali. Il proletariato di Roma, che non possedeva terre e non traeva guadagni dalle attività commerciali, era di fatto mantenuto dalle distribuzioni pubbliche di denaro o di cibo. Con questo sistema – oltre che organizzando spettacoli gratuiti nei circhi e negli anfiteatri – lo Stato si assicurava il consenso della plebe e il mantenimento dell’ordine sociale.

La concorrenza delle province

Questo continuo afflusso di merci dalle province col tempo avrebbe, però, provocato notevoli squilibri commerciali all’interno dei territori romani.
La produzione agricola della penisola subì presto la concorrenza di quella delle province occidentali. La coltivazione della vite e dell’ulivo, per esempio, si diffuse con successo in Spagna e nella Gallia, le quali, grazie a costi di produzione più contenuti, superarono progressivamente l’Italia nell’esportazione di vino e olio.
L’artigianato italico fu colpito da una grave crisi, dovuta all’espansione delle attività manifatturiere della Gallia, i cui artigiani erano particolarmente abili nella produzione di oggetti di vetro e di ceramica. La crescita economica della provincia gallica fu favorita anche dalla presenza di importanti fiumi navigabili e di numerose legioni che, stanziate a difesa dei confini minacciati dalle popolazioni nomadi dell’Europa centrale, avevano bisogno di grandi quantità di rifornimenti e contribuivano quindi a stimolare la produzione agricola e artigianale di tutta l’area.
La concorrenza delle province era favorita anche da fattori economici sfavorevoli interni alla penisola. La ricchezza e il lusso che caratterizzarono la vita di Roma e di molte altre città italiche a partire dal I secolo d.C. contribuirono infatti ad aumentare i prezzi delle merci e il costo della vita. Nelle province, invece, le materie prime e la manodopera mantennero costi più bassi, e di conseguenza i manufatti prodotti in quelle aree continuarono a essere messi in commercio a prezzi più convenienti.
Per pagare le merci importate una grande quantità di oro e di argento era continuamente trasferita dall’Italia alle province. Al flusso delle merci in ingresso, in altre parole, faceva riscontro un flusso di pari valore in uscita, costituito da denaro e metalli preziosi.
Nel corso dei secoli questo fenomeno avrebbe assunto dimensioni sempre più rilevanti, soprattutto in seguito all’aumento dei traffici commerciali con l’Oriente, dal quale, come abbiamo visto, giungevano merci preziose che venivano pagate con grandi quantità di oro. Ciò avrebbe determinato una forte diminuzione delle riserve di metalli preziosi a Roma e nel resto d’Italia, contribuendo alla perdita, da parte della penisola, dell’egemonia economica.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Quali risorse affluivano a Roma dalla Spagna? E dalla Gallia?
  • Quali elementi favorirono la concorrenza economica delle province ai danni della penisola Italica?
  • Quali conseguenze economiche ebbe, nel lungo periodo, l’afflusso di merci verso Roma?

Il nuovo Storia&Geo - volume 2
Il nuovo Storia&Geo - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille