TEMA 3 L’EUROPA E L’UNIONE EUROPEA

3.1 Lingue e religioni in Europa

La lingua e la religione sono, oggi come nei secoli passati, i fattori più importanti che contribuiscono a formare l’identità di un popolo, influenzandone profondamente la storia, la cultura, l’arte e molti aspetti della vita quotidiana. Nella storia europea non sono purtroppo mancati, e in alcuni casi si manifestano ancora oggi, attriti, tensioni e vere e proprie guerre causate da differenze linguistiche e religiose tra gruppi residenti nella stessa regione o in regioni confinanti. Nonostante ciò, rispetto alle altre zone del mondo, nei Paesi europei le diversità linguistiche e religiose sono ben tollerate, e in molti casi sono tutelate dagli stessi governi tramite apposite leggi.

Le lingue indoeuropee... 

In Europa si parlano decine di lingue diverse e alcune centinaia di dialetti, a testimonianza delle complesse vicende storiche dei molti popoli che hanno abitato e che abitano oggi il nostro continente. La maggioranza delle lingue europee appartiene alla famiglia linguistica indoeuropea. Si tratta di un gruppo di lingue che, secondo gli studiosi, deriva da una radice comune: la lingua parlata dai popoli che intorno al 2000 a.C. migrarono dalle steppe dell’Asia, stabilendosi in parte nella valle dell’Indo e in parte nell’Europa meridionale e occidentale. Queste lingue presentano diverse somiglianze nel vocabolario, nella grammatica e nella sintassi, tutti elementi che hanno permesso ai linguisti di stabilire la loro parentela comune. Tra le lingue indoeuropee parlate in Europa (non considerando quindi quelle diffuse in Asia e in particolare nel subcontinente indiano, come l’hindi) si distinguono tre gruppi linguistici principali, o “sottofamiglie”: le lingue neolatine, le lingue germaniche e quelle slave. Le lingue neolatine sono la traccia lasciata dalla conquista romana dell’Europa. Derivano infatti dalla fusione del latino, parlato dai Romani, con le lingue dei popoli assoggettati. Le principali sono l’italiano, il francese, il portoghese, lo spagnolo e il rumeno. Le lingue germaniche derivano dalle lingue degli antichi popoli germanici stanziati fin dal I millennio a.C. nell’Europa centrosettentrionale (le popolazioni chiamate “barbari” dai romani). Comprendono il tedesco, l’olandese, il fiammingo, le lingue scandinave (danese, norvegese, svedese, islandese) e l’inglese. Le lingue slave si sono diffuse in seguito all’espansione di antichi popoli provenienti dalle pianure dell’attuale Russia verso le aree dell’Europa orientale, allora quasi completamente disabitate. Comprendono russo, bielorusso, ucraino, ceco, slovacco, polacco, bulgaro, sloveno, serbo-croato e macedone.
In Europa si parlano inoltre lingue indoeuropee appartenenti a “sottofamiglie” oggi meno diffuse, come le lingue celtiche, parlate in Irlanda, Scozia, Galles e Bretagna, e le lingue baltiche, così chiamate perché parlate in Lettonia e Lituania, Paesi che si affacciano sul mar Baltico.

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... e le “isole linguistiche”

Nel continente europeo sopravvivono però anche lingue che non derivano dall’indoeuropeo e che sono probabilmente più antiche degli idiomi appartenenti a questa famiglia. Si tratta del basco, parlato nella regione dei Paesi Baschi tra il Nord della Spagna e il Sud della Francia; del turco, parlato in Turchia e in alcune aree dell’Europa orientale; e delle lingue appartenenti alla famiglia ugrofinnica, così chiamata perché comprende l’ungherese e il finlandese, oltre all’estone. Il basco, in particolare, è una lingua di grande interesse per gli studiosi perché non appartiene ad alcuna delle famiglie linguistiche conosciute. L’ipotesi prevalente è che si tratti dell’unica sopravvissuta delle antichissime lingue parlate in Europa prima dell’arrivo degli indoeuropei, e per questo viene considerata l’unica rappresentante dell’ipotetica famiglia delle lingue pre-indoeuropee.

Lingue e minoranze linguistiche

Solitamente uno Stato tende a favorire l’unità linguistica entro i propri confini, per questo i confini di uno Stato e quelli di un’area linguistica tendono a coincidere, almeno in Europa. Tuttavia anche nel continente europeo esistono moltissime eccezioni. In quasi tutti i Paesi europei esistono infatti minoranze linguistiche, cioè gruppi di individui che parlano, storicamente, una lingua diversa da quella usata dalla maggior parte della popolazione. In molti casi queste minoranze sono riconosciute ufficialmente e nelle regioni dove queste sono particolarmente consistenti può essere adottato il bilinguismo, cioè l’impiego di due lingue ufficiali.
Vi sono poi Paesi definiti plurilingui, dove la popolazione è quasi equamente divisa in due o più gruppi che parlano lingue diverse, tutte riconosciute ufficialmente. È il caso della Svizzera, dove al tedesco (parlato nella parte centrosettentrionale del Paese) si affiancano il francese (nella Svizzera occidentale), l’italiano (nel Canton Ticino) e il reto-romancio, lingua di origine neolatina parlata in alcune vallate montane; oppure del Belgio, dove la lingua ufficiale è il francese, ma si parlano anche il vallone (un dialetto francese) e il fiammingo (simile all’olandese). Infine, oltre alle lingue parlate in un Paese, sono sempre più numerose le lingue “importate” dagli immigrati che vi si trasferiscono da altri Stati e continenti. Tra le lingue di origine non europea parlate oggi con maggior frequenza nei Paesi europei ci sono l’arabo e il cinese.

Vecchie e nuove religioni

La religione più diffusa in Europa è il cristianesimo ( CARTA), divisa in tre confessioni principali: quella cattolica, l’ortodossa e quella protestante, a sua volta suddivisa in più confessioni. Esistono inoltre altre confessioni cristiane, a cui aderiscono un numero minore di persone, come i testimoni di Geova e i mormoni.
In Europa sono praticate anche le altre due grandi religioni monoteiste, l’ebraismo e l’islam ( CARTA). Piccole comunità ebraiche sono presenti in quasi tutta l’Europa, anche se oggi gli ebrei sono meno numerosi di un tempo, in seguito al genocidio perpetrato dalla Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale e all’emigrazione, negli anni precedenti o seguenti il conflitto, soprattutto negli Stati Uniti e in Israele. È in crescita invece il numero dei musulmani, gli aderenti all’islam. Agli abitanti di Paesi dove l’Islam è diffuso da secoli, come l’Albania, la Macedonia e la Bosnia-Erzegovina, nei quali questa religione è un’eredità della secolare dominazione dell’impero ottomano, si sono aggiunti negli ultimi anni gli immigrati arrivati in Europa dai Paesi a maggioranza musulmana. In tempi recenti è aumentato anche il numero di coloro che si avvicinano a religioni o forme di pensiero provenienti dall’Oriente, come il buddismo e l’induismo.
Un fenomeno importante è infine l’aumento di coloro che non aderiscono ad alcuna religione, a loro volta suddivisi in aconfessionali, che credono nell’esistenza di una divinità ma non appartengono ad alcuna religione organizzata, agnostici, che non credono nell’esistenza di una divinità ma nemmeno la escludono, e atei, i quali credono che non esista alcun dio.

GUIDA ALLO STUDIO

  • Qual è la principale famiglia linguistica europea?
  • Che cosa si intende con minoranze linguistiche?
  • Qual è la religione maggiormente praticata in Europa?
  • Quali altre religioni sono diffuse nel nostro continente?

Il nuovo Storia&Geo - volume 1
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