La cottura degli alimenti

LA COTTURA DEGLI ALIMENTI

In quanti modi si possono cuocere gli alimenti?

Da quando l’uomo primitivo ha domato il fuoco, l’abitudine di cuocere gli alimenti ha seguito le popolazioni umane lungo la storia, modificandosi secondo gli alimenti disponibili e adeguandosi a consuetudini e mode. Senza cuocere gli alimenti non ci sarebbe un’arte della cucina. Vediamo che cosa significa “cuocere”, quali processi implica e quali sono i sistemi di cottura più usati dovendo preparare i diversi tipi di cibo.

Perché cuocere?

La cottura svolge un ruolo essenziale nella preparazione di molti alimenti. Oltre a eliminare eventuali microrganismi dannosi, essa può modificare profondamente le caratteristiche del prodotto a partire dalle sue proprietà nutritive: proprio per questo un buon cuoco deve sapere qual è il sistema di cottura più adatto a ciascun tipo di alimento, così da limitarne le perdite di princìpi nutritivi e, allo stesso tempo, accentuare al massimo i risultati della preparazione in termini di gusto, profumo e proprietà organolettiche del piatto. La cottura:

  • rende una preparazione sicura dal punto di vista igienico-sanitario perché, se il tempo e la temperatura sono adeguati, uccide i batteri e gli altri microrganismi patogeni;
  • modifica le caratteristiche organolettiche (colore, aroma, consistenza, gusto) del prodotto rendendolo più appetibile, gradevole e, in alcuni casi, addirittura commestibile o facilmente digeribile: ha una funzione sensoriale;
  • migliora la conservabilità degli alimenti: inattivando gli enzimi presenti e “sterilizzando” i prodotti, riduce temporaneamente il processo naturale di degradazione. Per capire al meglio i diversi tipi di cottura bisogna però conoscere come si trasmette il calore.

Come si scaldano gli alimenti

I processi che portano un alimento a riscaldarsi sono tre.

  • La conduzione: il calore passa direttamente dal contenitore caldo, o dall’elemento caldo, all’alimento che è più freddo. La velocità con cui l’alimento si scalda dipende soprattutto dal materiale con cui è a contatto: ci sono materiali, infatti, che conducono meglio il calore e altri meno efficienti. In questo modo la cottura si ottiene senza l’aggiunta di grassi: oltre all’umidità, si sfruttano anche i grassi già presenti nell’alimento.
  • La convezione: caratterizza il riscaldamento degli alimenti fluidi (minestre, creme, marmellate, bevande ecc.); il calore si trasmette dal contenitore all’alimento che, man mano che si riscalda, inizia a muoversi: si formano i moti convettivi che tendono a equilibrare la temperatura in ogni zona nel fluido. Finché il contenitore sarà caldo, lo scambio di calore continuerà e continueranno i moti convettivi. Si parla di cottura per convezione anche quando un alimento è “immerso” in un fluido riscaldato, come l’acqua che bolle, il vapore o l’aria, come nel forno a termoconvezione.
  • L’irraggiamento: l’alimento viene cotto direttamente dal calore, senza che il passaggio di calore sia mediato da un contenitore o da un fluido caldo. In questo caso, le radiazioni (raggi infrarossi o microonde) generate da una sorgente vengono assorbite direttamente dall’alimento che si riscalda.

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