Nella città dei morti

L’ARTE ETRUSCA E ROMANA >> L'arte etrusca

Nella città dei morti

Per gli Etruschi ha grande importanza il culto dei morti: le necropoli – le città dei defunti – portate alla luce dagli scavi sono così numerose che per molto tempo la civiltà etrusca è stata identificata solo con gli usi funerari, come se non avesse costruito altro che “città dei morti”.
Nel periodo più antico, detto “dei prìncipi” (VII secolo a.C.), prevalgono le tombe monumentali riservate ai membri di una stessa famiglia aristocratica. In seguito, dal VI secolo a.C., così come avviene per le “città dei vivi”, formate da quartieri di dimensioni uguali, anche quelle “dei morti” presentano tombe più piccole e tutte uguali. Queste, come vere e proprie abitazioni, si trovano lungo strade parallele le une alle altre che si incrociano perpendicolarmente: ne è un esempio la necropoli del Crocifisso del Tufo a Volsinii, l’attuale Orvieto (1).

Le tombe

Gli Etruschi seppelliscono i defunti oppure ne depongono le ceneri dopo aver bruciato il corpo (con l’incinerazione). Le tombe hanno una o più stanze e possono essere di diverso tipo:

  • ipogee, cioè sotterranee, con un corridoio di accesso (dròmos);
  • a tumulo, a pianta circolare e ricoperte da una collinetta artificiale, con soffitto a pseudocupola;
  • a edicola, a pianta rettangolare con tetto a doppio spiovente con trave centrale e piccole travi laterali, come nelle abitazioni.

All’interno vengono deposti i sarcofagi in pietra o terracotta (p. 89) con il corpo o le ceneri del defunto e il corredo funerario, costituito da ceramiche – in particolare quella di colore nero chiamata bucchero, che imita la superficie nera del metallo – e oggetti preziosi che dimostrano l’elevato livello raggiunto dagli Etruschi nell’oreficeria.
Ne è testimonianza anche la tecnica della granulazione, che consiste nell’applicare su una lamina di metallo prezioso minuscoli grani (sfere) d’oro, per creare eleganti decorazioni, come nel bracciale qui a fianco, proveniente da una tomba di Cerveteri (2).

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Banchetti per i defunti

Alcune tombe conservano ancora gli affreschi che ne decoravano le pareti. I soggetti, raffigurati con colori vivaci, sono vari: esseri umani, oggetti, piante e animali, anche fantastici, che probabilmente hanno un legame simbolico con il mondo dei morti.
Gli affreschi con scene di banchetti – come quello nella Tomba dei Leopardi a Tarquinia (3) – richiamano l’usanza, che era già tipica della civiltà greca, di allietare il pasto con danze, musica e giochi; probabilmente alludono anche a pasti rituali legati alla cerimonia funebre. La Tomba dei Leopardi, che deve il nome ai due animali raffigurati l’uno di fronte all’altro sul timpano di una piccola stanza con tetto a spiovente, è decorata con un dipinto che raffigura tre coppie di personaggi (i defunti) che mangiano all’aperto, distesi su triclini, piccoli divani usati durante i banchetti.

La vita continua nell’aldilà

A richiamare l’idea di una vera e propria casa per l’aldilà, talvolta sulle pareti si raffiguravano oggetti di uso quotidiano: la Tomba dei Rilievi a Cerveteri (4) è decorata da stucchi in rilievo dipinto che rappresentano oggetti di uso domestico ed elementi dell’arredamento tipici di un’abitazione etrusca (vasi, coltelli, tegami ecc.), come se i parenti volessero ricreare intorno al defunto un ambiente a lui familiare.

Il filo dell’arte - volume B
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Dalla Preistoria ai nostri giorni