L’ARTE CONTEMPORANEA

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Andy Warhol

Marilyn Monroe (twenty times)

LA STORIA

Durante la sua carriera, Andy Warhol consacrò attraverso le sue opere molti personaggi del mondo dell’arte e della musica, contribuendo a farne dei veri e propri “miti”.
È questo il caso di Marilyn Monroe, protagonista di molti film di successo e celebrata per la sua bellezza in innumerevoli servizi fotografici; è anche grazie ai ritratti di Warhol – anzi, al ritratto, visto che l’immagine riprodotta da Andy è sempre la stessa – che Marilyn diventa una vera e propria icona internazionale e la sua fama si accresce dopo la morte prematura.

IL SOGGETTO

Warhol rielabora una fotografia di Gene Korman scattata nel 1953 in occasione del lancio del film Niagara, che ritraeva l’attrice a mezzobusto, in bianco e nero: ne restringe l’immagine al solo volto, creando un’inquadratura simile alle immagini pubblicitarie alle quali il grande pubblico è ormai abituato.

L’opera racconta

L’opera, realizzata con tecniche miste, pittoriche e grafiche, ha un formato verticale nel quale la stessa immagine, il volto in primissimo piano di Marilyn, è ripetuto per ben venti volte (twenty times).

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L’immagine di partenza è sempre la stessa: su uno sfondo arancione compare il ritratto dell’attrice, con i tratti distintivi del volto ben marcati.

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L’artista sceglie colori saturi, innaturali, dal verde intenso del trucco e del vestito al rosso scuro delle labbra, dal giallo dei capelli al rosa spiccato della carnagione. Le tinte piatte e la scelta cromatica conferiscono un impatto visivo deciso e creano un effetto antinaturalistico, che a prima vista sembra rendere le immagini identiche le une alle altre. Ma osservando attentamente, notiamo che esse variano in maniera quasi impercettibile: le ombre di alcuni riquadri sono più scure rispetto ad altre, il trucco verde sugli occhi è più o meno evidente. Passando velocemente con lo sguardo da un ritratto all’altro come in una successione di fotogrammi, si ha la sensazione che l’immagine sia in movimento.

 

Warhol ci presenta l’opera come se fosse un prodotto creato in serie dalle moderne catene di montaggio, un prodotto industriale più che artistico (non è un caso infatti che il suo studio si chiami Factory, “fabbrica”).
L’artista non mira a suscitare sentimenti ed emozioni particolari, quanto a rappresentare i valori della società contemporanea e il ruolo sempre più determinante svolto dai moderni mass media.
La ripetizione esasperata della stessa immagine finisce per toglierle espressività: proprio come avviene nella società consumistica, il bombardamento continuo della pubblicità degli stessi prodotti porta lo spettatore ad annoiarsi facilmente e suscita il desiderio di un continuo e incessante cambiamento.

Il filo dell’arte - volume B
Il filo dell’arte - volume B
Dalla Preistoria ai nostri giorni