LA STORIA
Gauguin dipinge quest’opera a Tahiti, al rientro da un viaggio a Parigi. L’artista si trova in uno stato d’animo di angoscia e prostrazione profonde, dovute a questioni professionali e a gravi problemi familiari.
Gauguin dipinge quest’opera a Tahiti, al rientro da un viaggio a Parigi. L’artista si trova in uno stato d’animo di angoscia e prostrazione profonde, dovute a questioni professionali e a gravi problemi familiari.
L’opera rappresenta il ciclo della vita, che viene descritto con dovizia di particolari. Il pittore stesso sostiene, in una lettera indirizzata a un amico, di “aver messo nel dipinto tutta la sua energia”. È anche per questo motivo che il dipinto viene considerato il testamento artistico e spirituale di Gauguin: raffigura la sua personale visione del mondo e la ricerca delle risposte ai grandi interrogativi della vita che compaiono nel titolo.
Il dipinto, realizzato su tela di sacco grezza e nodosa, si sviluppa in senso orizzontale e, secondo le indicazioni di Gauguin, va letto da destra verso sinistra. L’opera è ambientata in un paesaggio naturale tipicamente polinesiano, da molti paragonato all’Eden, in cui tutti gli elementi naturali, privi di corporeità, sono disposti in uno spazio bidimensionale.
Agli angoli superiori si vedono due macchie gialle che, sempre secondo l’artista, evocano i fondi dorati degli antichi affreschi: in quella di sinistra compare il titolo del dipinto, in quella di destra la firma.
Partendo da destra si incontra un gruppo di figure che rappresenta la nascita: un cane vigila attento su tutta la scena, che mostra un bambino profondamente addormentato vegliato da tre giovani donne sedute, due delle quali rivolte verso l’osservatore e l’ultima di spalle.
Al centro sono rappresentate le attività di sostentamento (la raccolta della frutta, la cura dei figli) che caratterizzano l’età matura: una giovane sta cogliendo un frutto, lo stesso che mangia il bambino seduto vicino a lei, con accanto due gatti e una capra. Più spostate verso lo sfondo, due figure femminili camminano in ombra, profondamente immerse in una conversazione: rappresentano i misteri e le difficoltà della vita. Un’altra donna accoccolata e rappresentata di spalle volge loro lo sguardo.
Dietro la capra si trova un idolo polinesiano su un piedistallo, simbolo di religiosità, mentre alla sua sinistra stanno una giovane donna semidistesa e un’anziana accovacciata, dipinta con un colore bruno, che tiene la testa tra le mani, quasi ad attendere la propria fine con rassegnazione; di fronte a lei un grande uccello bianco rappresenta, secondo Gauguin, l’“inutilità delle parole”.
I colori forti e decisi sono usati simbolicamente per trasfigurare la realtà; a prevalere nello sfondo sono i blu e i verdi nelle loro varie tonalità che creano forti contrasti cromatici con gli arancioni e i gialli dei corpi.
La mancanza di effetti chiaroscurali conferisce all’opera una calma dimensione ideale.
Il filo dell’arte - volume B
Dalla Preistoria ai nostri giorni