Claude Monet

L’OTTOCENTO

Claude Monet

Il pittore parigino Claude Monet (Parigi 1840-Giverny, Francia 1926), forse il più famoso dei pittori impressionisti, ha una lunga carriera artistica, mai ripetitiva, perché animata da un desiderio continuo di miglioramento della tecnica pittorica e dell’espressività comunicativa.

In giardino

Già nelle prime opere, Monet si rivela distante dalla pittura ufficiale parigina: nel 1866 dipinge la tela Donne in giardino (1) sperando di poterla esporre al Salon dell’anno successivo, ma il dipinto è rifiutato perché la scena, che raffigura tre donne in un giardino insieme al pittore che annusa un mazzo di fiori, sembra troppo domestica, non adatta a un’esposizione; in più Monet è contestato per aver usato un formato grande, di solito riservato alla pittura di storia e di mitologia, per un soggetto di scarsa rilevanza. I critici lo attaccano anche perché il dipinto, realizzato direttamente all’aria aperta, sembra non finito ed è eseguito con pennellate veloci accostando colori primari. In realtà tutta la composizione è accuratamente studiata e giocata sul contrasto tra macchie di colore: il verde della vegetazione e i diversi toni di bianco dei vestiti delle donne. Gli abiti in particolare sono eseguiti con grande perizia e sono attraversati, secondo l’uso degli impressionisti, da ombre colorate.

Alla stazione per studiare le variazioni di luce

Il principio che guida i pittori impressionisti – rappresentare il presente e la vita quotidiana – si ritrova nel dipinto che Monet dedica a una delle architetture più all’avanguardia dell’Ottocento: la grande struttura in vetro e ferro della stazione parigina di Saint-Lazare (2). La sfida è rappresentare con realismo l’atmosfera in cui si muovono il treno e i passeggeri, rendendo con efficacia le nuvole di vapore che riempiono il vastissimo ambiente. Monet mostra tutta la propria abilità nel dare consistenza e visibilità agli immensi cumuli di fumo che si innalzano dalle locomotive, catturando lo sguardo dell’osservatore e facendogli quasi sentire il fischio del treno.
Sono proprio gli effetti di colore e luce a imporsi sulla descrizione dettagliata dei vagoni o dei viaggiatori.

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Il tempo entra nell’arte

Nella maturità Monet si trasferisce a Giverny, nella valle della Senna: per oltre trent’anni siederà nel giardino della sua casa e raffigurerà da prospettive differenti e in diverse ore del giorno o stagioni, come se fossero scatti fotografici, lo stagno di ninfee che si era fatto appositamente costruire.
Inserire la dimensione temporale nella pittura è un’idea molto importante per la storia dell’arte europea, che apre a sperimentazioni innovative e che si lega alle moderne tecniche della fotografia e del cinema.
Le ninfee (3) crescono negli specchi d’acqua, ambienti che, riflettendo il cielo, creano molteplici giochi di luce e variazioni di colore. Queste piante galleggiano sulla superficie e si spostano, se pur leggermente, di continuo, incarnando così l’idea del movimento lieve ma costante, che l’artista riesce a rendere in maniera straordinaria: sembra di vedere i fiori spostarsi sulla tela. Monet raffigura lo stagno e le ninfee con particolare vividezza, grazie a pennellate che si uniscono e si sovrappongono: in questo modo i contorni dei singoli elementi si sfaldano, comunicando all’osservatore la magia di questo contesto.

Il filo dell’arte - volume B
Il filo dell’arte - volume B
Dalla Preistoria ai nostri giorni