Le regge: Juvarra e Vanvitelli

IL SETTECENTO

Le regge: Juvarra e Vanvitelli

In Italia l’architettura del Settecento si distingue soprattutto per la presenza di due artisti: il messinese Filippo Juvarra e Lodewijck van Wittel, di origine olandese, noto con il nome italianizzato di Luigi Vanvitelli. Pur con notevoli differenze, questi due architetti possono essere accomunati perché entrambi si dedicano alla realizzazione di fastosi palazzi per le ricche famiglie regnanti. Entrambi sono inoltre grandi interpreti dello stile che gli storici dell’arte chiamano Rococò, caratterizzato, come abbiamo visto, dall’amore per l’artificio e per le decorazioni elaborate. In architettura questo gusto si traduce nella volontà di suscitare nell’osservatore stupore e meraviglia grazie all’uso di specchi e stucchi dorati.

Un’elegante residenza di caccia

Filippo Juvarra (Messina 1678-Madrid 1736) è l’architetto della famiglia reale Savoia e a Torino, nella capitale del Regno, realizza i suoi capolavori.
Nei pressi della città, a Stupinigi, costruisce per il re Vittorio Amedeo II la Palazzina di caccia (1), un luogo ideato per gli svaghi del sovrano e della sua corte, che amavano le lunghe battute di caccia nella campagna piemontese. Questo raffinato edificio, con le sue linee sinuose e la sua fastosa fantasia decorativa, è un perfetto esempio di Rococò.
A ispirare l’architetto è anzitutto la posizione: lavorando in campagna, Juvarra ha una grande libertà, perché non è condizionato da altri edifici; nello stesso tempo, però, si propone di integrare la sua architettura con il paesaggio circostante.
Per questo circonda la Palazzina di ampi giardini, che la raccordano con il verde che la circonda.
La struttura dell’edificio è condizionata dal grande salone ovale con pareti curve presente nel corpo centrale, anch’esso ovale, da cui partono lunghi bracci che delimitano i cortili. Juvarra progetta personalmente anche le decorazioni e gli arredi. Gli ambienti sono molto luminosi: da tutte le numerose finestre entra una luce calda che si riflette sugli stucchi dorati e sugli affreschi illusionistici.

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Una reggia e il suo giardino

Nel 1751 Carlo III di Borbone, re di Napoli e di Sicilia, dà inizio a grandi progetti di rinnovamento della capitale, Napoli. Sul modello di Versailles decide inoltre di spostare la residenza reale fuori città, a Caserta, immaginando una reggia che diventi il nuovo centro politico e amministrativo del suo vasto regno. Per questo motivo chiama a lavorare un architetto molto stimato all’epoca, Luigi Vanvitelli (Napoli 1700-Caserta 1773): il progetto è davvero grandioso, ma Luigi muore prima di finire i lavori. Sarà il figlio Carlo a portare a termine la maestosa Reggia di Caserta (2), con i suoi ampi giardini. L’edificio è un grande corpo rettangolare, severo e simmetrico, soprattutto all’esterno. L’interno, invece, è molto decorato, in perfetto stile rococò, con uno scalone d’onore a due rampe che serve sia come elemento strutturale di raccordo, sia come elemento decorativo.
Sul retro della reggia si apre un immenso parco che ricorda quello di Versailles: la ricchissima residenza dei re francesi rimane un esempio da seguire e con cui competere.
Un lungo viale collega la facciata posteriore del palazzo a una spettacolare fontana, in cui personaggi della mitologia antica sembrano emergere dalle rocce. Da qui l’acqua scende attraverso una sequenza di vasche rettangolari, per tutta la lunghezza del viale principale, creando una vera e propria via d’acqua: si tratta di una monumentale opera idraulica.

Il filo dell’arte - volume B
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Dalla Preistoria ai nostri giorni