Giambologna

IL CINQUECENTO

Giambologna

Originario delle Fiandre, Jean de Boulogne (Douai 1529-Firenze 1608) detto Giambologna si trasferisce a Firenze, alla corte dei Medici, dove si distingue per le sculture manieriste dalle forme sinuose e piene di grazia. La sua produzione va dai piccoli oggetti simili a opere di oreficeria, fino alle sculture monumentali spesso installate come parti di fontane. Giambologna inizia la carriera dedicandosi alla fusione di statue in bronzo, poi passa a scolpire il marmo, creando composizioni dinamiche che reinterpretano la “figura serpentinata” di Michelangelo.

Una statua grande come una casa

La scultura colossale (alta 14 metri) che rappresenta il monte Appennino (1) faceva parte di una grande fontana ed è una delle poche meraviglie ancora esistenti del giardino mediceo di Pratolino, oggi quasi del tutto perduto. Il gigante è ricoperto di materiali che vogliono imitare il mondo naturale e delle grotte. L’opera è in realtà un vero e proprio edificio dotato di ambienti interni abitabili.

La leggerezza di Mercurio

Il Mercurio (2), colto nell’atto di spiccare il volo, è tra le più famose opere di Giambologna. Alta e grande come una persona reale, la scultura affascina per la sua estrema leggerezza. Il messaggero degli dèi è identificato dal cappello alato, dalle ali ai piedi e dal caduceo (il bastone con due serpenti attorcigliati). La posizione del corpo e i gesti di Mercurio, anche se molto dinamici, sono caratterizzati da un grande equilibrio: lo si coglie soprattutto nella linea curva che collega idealmente il braccio destro sollevato, il torso arcuato e la gamba destra leggermente piegata; il caduceo traccia invece una linea quasi verticale.
Il bronzo con cui è realizzata l’opera è di altissima qualità. Giambologna è stato infatti un grande maestro nella tecnica della fusione, tanto da essere richiesto in molte corti italiane ed europee.

Il filo dell’arte - volume B
Il filo dell’arte - volume B
Dalla Preistoria ai nostri giorni