Le abitazioni dei Romani

L’ARTE ETRUSCA E ROMANA >> L'arte romana

Le abitazioni dei Romani

Case in città, ville in campagna

Il cuore della domus, la casa dei cittadini romani più ricchi, è l’atrio, un cortile aperto tipico già delle case etrusche, dove il padrone di casa riceve i suoi ospiti. Qui sono conservati i busti degli antenati e si trova un piccolo altare dedicato alle divinità protettrici della casa, i Lari. Al centro dell’atrio, una vasca (impluvio) raccoglie l’acqua piovana, che viene poi destinata ai vari usi domestici.
Intorno all’atrio si dispongono gli altri ambienti: la sala di rappresentanza (tablino), piccole stanze per dormire (cubicoli), la sala da pranzo (triclìnio) e, dalla parte opposta rispetto all’ingresso, in fondo alla casa, il giardino (peristìlio). Questo, in origine coltivato come orto per il fabbisogno della famiglia, col tempo viene circondato da portici colonnati e abbellito da statue, fontane e piante decorative.
La Casa del Fauno a Pompei (1), così chiamata per la statua del fauno (divinità romana dei boschi) che orna l’impluvio, è un tipico esempio di domus. È la più ampia abitazione ritrovata nella città campana sepolta dall’eruzione del Vesuvio: ha una superficie di più di 3000 metri quadrati, la metà di un campo da calcio.
Le famiglie romane più ricche, soprattutto quelle proprietarie di terreni agricoli, avevano anche una grande casa in campagna: la villa. Questa in genere era costituita da due parti: una, riservata al proprietario e alla sua famiglia, era organizzata come una domus; l’altra, detta “rustica”, era destinata alla gestione del lavoro nei campi, con i magazzini e gli ambienti per la lavorazione del vino e dell’olio.

Le case dei più poveri

A partire dal I secolo d.C. nelle grandi città romane le classi sociali più basse abitano in piccoli appartamenti in affitto ricavati in palazzi di più piani, come i moderni condomini, detti insulae (2). Questi caseggiati si sviluppano intorno a un cortile centrale e al pianterreno ospitano botteghe affacciate sulla strada.

Il filo dell’arte - volume B
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Dalla Preistoria ai nostri giorni