GEO OGGI - La politica dello “sbiancamento”

AMERICA – AMERICA ANDINO-AMAZZONICA

LA POPOLAZIONE

Secondo l’ultimo censimento della popolazione, il Brasile è lo Stato più “bianco” dell’America Andino-amazzonica. Si sono infatti dichiarati bianchi 48 cittadini su 100, contro un 43% di meticci e il 7% di neri. Questi dati potrebbero però non essere del tutto attendibili a causa della politica dello “sbiancamento”.

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La politica dello “sbiancamento”

Secoli di convivenza e di unioni miste hanno “sfumato” le principali componenti etniche della popolazione brasiliana, tanto che nell’ultimo censimento quasi il 43% si dichiara “marrone” (termine ufficiale per indicare un individuo di etnia mista, detto anche pardo). Poco meno della metà della popolazione si dichiara invece “bianco”, ma questo dato potrebbe essere esagerato, in quanto gran parte dei brasiliani tende a minimizzare le proprie origini amerindie e africane, nella convinzione che i bianchi siano avvantaggiati in vari campi della società.
Questa opinione è fondata: per secoli le autorità brasiliane hanno infatti praticato quella che è stata definita politica del branqueamento (sbiancamento), favorendo l’immigrazione di europei e limitando quella di neri e meticci, e dando la precedenza ai bianchi nell’accesso alle cariche pubbliche e alle posizioni chiave del Paese.
Il branqueamento diventò anche l’obiettivo delle famiglie di pardos, che identificarono la loro ascesa sociale con il progressivo schiarimento del colore della pelle nel corso delle generazioni. I figli erano incoraggiati a sposarsi con partner di carnagione più chiara per “sbiancare” la famiglia, mentre le unioni con persone di colore più scuro erano socialmente condannate.

Ordinamento dello Stato: repubblica federale

Il Brasile è una repubblica federale composta da 26 Stati, più il distretto della capitale Brasília. Ogni Stato è amministrato da un Governatore, eletto insieme a una propria assemblea legislativa, ma il Governo centrale ha il suo capo nel Presidente, eletto a suffragio universale, con un mandato di quattro anni.
Il potere legislativo è esercitato da un Congresso composto da due Camere: Camera dei deputati, eletta ogni quattro anni, e Senato, in carica per otto anni, con un ricambio parziale ogni quattro.
Per un ventennio, dal 1964 al 1985, il potere è stato detenuto da una dittatura militare; con il ritorno alla democrazia, i conservatori hanno governato ininterrottamente fino alle elezioni del 2002, che hanno condotto alla presidenza Luiz Inácio “Lula” da Silva, candidato del Partito dei Lavoratori, confermato al secondo mandato nel 2006.
Nel 2010 è stata eletta alla carica presidenziale Dilma Rousseff, il “braccio destro” di Lula, primo Presidente donna della storia brasiliana. In seguito a una serie di scandali legati a vicende di corruzione, nel 2016 Dilma Rousseff è stata costretta alle dimissioni; ciò ha provocato forti tensioni sociali tra la popolazione, già esasperata dagli effetti della crisi economica.

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Megacittà e favelas

Le più grandi città di tutto l’emisfero meridionale si trovano in Brasile. L’agglomerato urbano che fa capo a São Paulo (San Paolo) conta circa 20 milioni di abitanti. A Rio de Janeiro gli abitanti sono oltre 12 milioni, a Belo Horizonte più di 5 milioni, e diversi altri centri, fra cui la capitale federale Brasília, contano fra i 3 e i 4 milioni di abitanti.
In molti casi l’arrivo incontrollato nei centri urbani di centinaia di migliaia di persone in miseria e senza lavoro ha portato alla formazione di quartieri poverissimi, chiamati favelas (Geo Oggi pagina 326)

L’ECONOMIA

Dallo sviluppo alla crisi

Quinto Paese al mondo per popolazione, il Brasile è al sesto posto nella graduatoria delle economie più avanzate. Dopo decenni di sottosviluppo, nei primi anni Duemila i cambiamenti politici nel Paese e un nuovo andamento dell’economia mondiale avevano portato a un tasso di crescita superiore alla media e a un complessivo miglioramento dei dati socio-economici della popolazione, che si sono tradotti in migliori condizioni di vita anche per le classi povere. La crisi economica iniziata nel 2008 ha però duramente colpito l’economia brasiliana e rischia di annullare almeno in parte i progressi degli anni precedenti.

Agricoltura produttiva e abbondanti risorse

Il Brasile è il primo produttore mondiale di caffè, di canna da zucchero e di zucchero raffinato, oltre che di agrumi. Figura al secondo posto per banane, soia e per l’allevamento di bovini, al terzo per il mais, l’allevamento di suini e la produzione complessiva di carne; al quarto per il legname.
Anche le risorse minerarie sono abbondanti e varie, comprese buone quantità di petrolio, manganese, oro e diamanti, oltre a bauxite e minerali di ferro per i quali il Brasile risulta secondo produttore mondiale.

Industria solida e settori di punta

Il Brasile dispone di grandi industrie di base (siderurgiche, metallurgiche, chimiche) e di industrie alimentari, tessili, automobilistiche, della carta e della gomma. Inoltre, negli ultimi anni ha puntato molto sullo sviluppo di moderni settori d’eccellenza, come il centro spaziale di São José dos Campos, e alcune imprese attive nel comparto dell’elettronica e dell’informatica. Vanta una qualificata produzione aeronautica e figura ai primi posti al mondo per la produzione di aerei.
Gli scambi commerciali sono intensi con gli Stati Uniti, l’Europa, la Cina e i vicini Stati dell’America Meridionale aderenti al MERCOSUR (Mercato Comune del Sud).

Geoblog - volume 3
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