AMERICA – AMERICA CENTRALE

GEOOGGI

Le vie del narcotraffico

Il Messico è uno dei principali crocevia del traffico mondiale di droga. Qui le sostanze stupefacenti transitano direttamente verso il più importante bacino mondiale di consumatori di droga, gli Stati Uniti. Si tratta soprattutto di cocaina, prodotta nell’America del Sud, in particolare in Colombia, ma anche di eroina prodotta direttamente in Messico nel cosiddetto “triangolo d’oro” tra gli Stati di Sinaloa, Durango e Chihuahua. Al confine con gli Stati Uniti sono poi attivi numerosi laboratori clandestini che producono crystal meth, una potente droga sintetica dalle conseguenze devastanti per la salute di chi la assume. L’FBI stima che il giro di affari del traffico di droga messicano ammonti a diverse decine di miliardi di dollari all’anno.
A organizzare la produzione e il trasporto della droga in Messico, e il suo passaggio in territorio statunitense, sono i narcos, i narcotrafficanti, che operano all’interno di gruppi chiamati “cartelli”.
Si tratta di società criminali altamente organizzate che possono contare migliaia di membri e fiancheggiatori, in genere con basi nella parte settentrionale del Paese, vicino al confine con gli Stati Uniti. Ogni cartello controlla un’area sulla quale vanta l’esclusiva per il traffico di droga e molti cartelli prendono il nome dalla città o dalla regione messicana in cui operano. I più potenti e temuti sono i cartelli di Tijuana, Juarez e Sinaloa, che in queste regioni si comportano come un autentico “Stato parallelo” alternativo al Governo centrale messicano. I cartelli sono costantemente in lotta tra loro per assicurarsi nuovi territori e canali per il traffico degli stupefacenti; una “concorrenza” che provoca ogni anno migliaia di morti.
L’attività dei narcos ha prodotto anche una grave degenerazione dell’intera società messicana: per garantirsi l’impunità, i cartelli non esitano a corrompere le forze di polizia e i politici locali, causando tra la popolazione un’ondata di sfiducia nei confronti delle autorità. Anche i mezzi di informazione sono stati pesantemente colpiti: sono moltissimi i giornalisti minacciati o addirittura uccisi per aver indagato sulle attività dei cartelli e sulla corruzione delle forze dell’ordine.
Negli ultimi anni il Governo messicano ha dichiarato guerra al narcotraffico, e il termine “guerra” non è usato in senso metaforico perché la lotta tra i cartelli criminali e lo Stato assomiglia sempre più a una vera e propria guerra civile. Vista la corruzione diffusa tra le forze di polizia locali, per riportare l’ordine il Governo è stato costretto a far intervenire l’esercito, che dà la caccia ai più temuti capi dei cartelli con operazioni militari analoghe a quelle portate avanti dall’esercito americano per eliminare i gruppi terroristici in Afghanistan e in Medio Oriente. Nel 2016, nel corso di una di queste operazioni, è stato catturato il più potente boss della droga messicano, nonché il criminale all’epoca più ricercato del pianeta: Joaquín Guzmán, detto El Chapo, capo del cartello di Sinaloa.

Geoblog - volume 3
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