Albania

EUROPA – REGIONE BALCANICO-MEDITERRANEA

ALBANIA


CLIL

The Valbona Valley is located amidst the mountains of the Albanian Alps.

L’Albania si affaccia a ovest sul Mar Adriatico e sul Canale d’Otranto, confina a nord con il Montenegro e il Kosovo, a est con la Macedonia e la Grecia, e a sud ancora con la Grecia.

IL TERRITORIO E IL CLIMA

Il territorio albanese è prevalentemente montuoso, dominato nella parte settentrionale dalle Alpi Albanesi, con vette che superano i 2000 metri, e a sud dai rilievi dell’Epiro. Le poche pianure si estendono lungo la costa adriatica, a nord, e in corrispondenza del Canale d’Otranto a sud.
La particolare morfologia del territorio non permette la formazione di fiumi dal corso regolare e di notevole lunghezza: il fiume maggiore è il Drin (285 chilometri), che nasce in Macedonia e confluisce nel Lago di Scutari, il bacino più vasto dei Balcani (con una superficie di quasi 400 chilometri quadrati nei periodi di piena).
Il clima è mediterraneo lungo le coste, dove è diffusa la tipica macchia mediterranea, mentre è più continentale nell’entroterra, dove il suolo è ricoperto da estese foreste.

LA STORIA E L’ORDINAMENTO POLITICO

Nell’antichità il territorio albanese faceva parte della regione dell’Illiria. Conquistata dall’Impero Romano, alla caduta di quest’ultimo nel V secolo fu invasa da popoli slavi, prima di passare sotto l’Impero Bizantino fino al XV secolo. Nel 1479, dopo una lunga guerra, l’Albania fu conquistata dall’Impero Ottomano, nonostante la fiera resistenza degli Albanesi, guidati dal principe Gjergj Kastrioti Skanderbeg, eroe nazionale. La dominazione turca durò fino al 1912, quando l’Albania si dichiarò indipendente. Ma le tensioni interne, che sfociarono in un colpo di Stato e nell’istituzione della monarchia, favorirono l’intromissione dell’Italia fascista, che invase il Paese nel 1939. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, in Albania si costituì un regime comunista, tra i pochi in Europa non soggetto all’Unione Sovietica, che fu rovesciato nel 1990. Seguirono anni difficili, in cui si formarono un Governo democratico e l’attuale repubblica parlamentare.

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LA POPOLAZIONE

La maggioranza della popolazione è di etnia albanese, ma nel Paese vivono anche piccole minoranze di origine greca, rom e turca, a testimonianza della passata dominazione ottomana.
La lingua ufficiale è il cosiddetto “albanese standard”, risultato della fusione dei due dialetti parlati dalla popolazione: il ghego, diffuso a nord, e il tosco, predominante nella regione meridionale, che è quello generalmente parlato dagli albanesi residenti in Italia.
Negli anni ’60 del Novecento l’Albania, in regime dittatoriale, era l’unica nazione del mondo a dichiararsi ufficialmente atea: era proibito appartenere a qualsiasi fede religiosa. Oggi questo divieto non esiste più e la religione più diffusa, sia tra coloro che avevano continuato a praticare la propria fede di nascosto sia tra i nuovi convertiti, è quella musulmana, seguita da quella cristiano-ortodossa.

Le città

La capitale dell’Albania, Tirana (610.000 abitanti), è il principale centro politico, economico e culturale del Paese. Altre importanti città sono Durazzo (201.000 abitanti), centro portuale, e Scutari (95.000 abitanti), vicina all’omonimo lago, soprannominata “la culla della cultura albanese”.

GEOSTORIA

Il “sogno” italiano

Alla caduta del regime comunista nel 1991, l’Albania era in una situazione economica e sociale critica, di povertà e disorganizzazione molto gravi. A poche decine di chilometri dalle sue coste c’era invece un Paese che agli occhi degli albanesi poteva sembrare un paradiso di ricchezza e libertà: l’Italia. Molti di loro parlavano italiano e i programmi della tv italiana, visibili anche in Albania, facevano sognare una vita migliore. Quando furono annullate le leggi che proibivano l’espatrio, migliaia di albanesi decisero di raggiungere la “terra promessa” italiana. Nel 1991 quasi 50.000 persone, ammassate su malandate navi mercantili, arrivarono sulle coste della Puglia. Gli sbarchi continuarono fino al 1997, quando l’Albania fu colpita da una grave crisi economica che causò violenti disordini. Nella città di Valona le proteste degenerarono quando i dimostranti assaltarono alcuni depositi dell’esercito, rubando armi e cominciando a farsi strada verso la capitale Tirana. La popolazione che non aveva aderito alla rivolta, per sfuggire ai combattimenti e ai saccheggi, cercò ancora una volta la salvezza in Italia, usando ogni mezzo per raggiungere le coste pugliesi. Il Governo albanese proclamò lo stato d’emergenza e chiese aiuto all’ONU per riportare l’ordine nel Paese e disarmare i rivoltosi. Oggi gli immigrati albanesi regolarmente presenti in Italia sono circa 500.000, e costituiscono la maggiore comunità straniera dopo quella romena.

L’ECONOMIA

L’economia albanese è molto arretrata rispetto alla media europea, situazione che è all’origine dell’emigrazione di massa della sua popolazione. L’agricoltura impegna ancora ben il 42% della popolazione, ma riesce a malapena a soddisfare i bisogni interni.
L’allevamento ovino e la pesca sono praticati perlopiù con metodi tradizionali, ma sono in fase di ammodernamento. L’industria è poco sviluppata, nonostante l’intervento, negli ultimi anni, di investitori stranieri, soprattutto italiani, che però devono fare i conti con carenze infrastrutturali e soprattutto con l’inadeguatezza del sistema bancario, che recentemente è stato investito da molti scandali. Tra i servizi si sta sviluppando il turismo, soprattutto lungo le coste.

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