OSSERVO LA REALTÀ
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Siamo partiti di buon’ora, in auto, diretti a una delle spiagge più belle dell’isola: Baja Sardinia.
Può sembrare strano dover percorrere tornanti di montagna per scendere in spiaggia, ma capita spesso in questa parte della Sardegna, dove i rilievi arrivano a ridosso del mare, determinando una costa alta/bassa e rocciosa.
All’uscita da un tornante, si apre davanti a noi un panorama vastissimo: lo sguardo riesce ad abbracciare un lungo tratto di costa e a seguirne il profilo frastagliato/lineare in tutte le sue irregolarità. Qui mare e terra disegnano tante forme diverse: penisole/isole protese nel mare, lunghe rientranze/sporgenze come lo stretto Golfo di Arzachena, piccole baie/anse come quella a cui siamo diretti, che spicca per il colore bianco/scuro della sabbia finissima e il turchese dell’acqua, che al largo sfuma nel blu via via più intenso del Mar Tirreno.
Non stupisce che la Costa Smeralda sia, per la sua bellezza, una delle località vacanziere/industriali più rinomate al mondo, dove ogni anno giungono milioni di turisti, in aereo/treno o in traghetto partendo dai porti di Genova, Civitavecchia e Livorno.
Infatti qui sono stati costruiti – talvolta troppo vicini alla costa, danneggiando l’ambiente naturale – alberghi e villaggi a quattro e cinque stelle, spiagge attrezzate e strutture per chi ama trascorrere le vacanze in yacht/peschereccio.
Ma esistono anche calette incontaminate, a cui si scende percorrendo stretti sentieri in mezzo alla macchia/foresta mediterranea, formata da specie adatte a resistere ai venti e all’arido/al piovoso clima estivo: lecci, sugheri, arbusti e soprattutto il mirto, che con le sue bacche offre la materia prima per uno dei liquori tipici dell’isola.