Unità 9 ROMA: L’ETÀ IMPERIALE >> Capitolo 25 – L’impero verso la crisi

TESTIMONIANZE DELLA STORIA

L’IMPERO NELL’ANARCHIA

Il brano seguente descrive con efficacia il risentimento della popolazione nei confronti dell’egemonia che i militari esercitarono nella vita politica dell’impero durante la crisi del III secolo. È tratto dalla biografia di Probo (276-282 d.C.), uno degli imperatori succedutisi nel cinquantennio dell’anarchia militare, attribuita allo storico romano Flavio Vopisco (IV secolo d.C.), del quale sappiamo solo che era nativo di Siracusa, che non si era convertito al cristianesimo ed era con tutta probabilità l’autore delle biografie contenute nell’importante Historia Augusta (una raccolta di vite di imperatori a partire da Adriano), di cui una è proprio quella di Probo.

Ripartito1 per la guerra in Persia, mentre attraversava l’Illirico2 fu ucciso a tradimento dai soldati. Ecco le cause dell’assassinio: in primo luogo non voleva mai che i soldati stessero oziosi e perciò procurava loro sempre qualche lavoro, dicendo che il soldato non deve mangiare il pane a ufo; in secondo luogo non tornava per nulla gradita all’esercito quella sua frase: «Se accadrà qualche buona ventura all’impero, tra breve i soldati non saranno più necessari». A che cosa voleva alludere dicendo queste parole? […]
Che non ci sarebbero più stati soldati romani; che lo Stato avrebbe imposto la sua autorità ovunque, avrebbe posseduto ogni cosa senza pericoli, che il mondo non avrebbe più fabbricato armi, né provveduto rifornimenti militari, che i buoi sarebbero stati allevati solo per arare, i cavalli sarebbero nati solo per la pace, che non ci sarebbero più state guerre e prigionie; pace, leggi romane, giudici romani ovunque. […] Consapevole della sua forza, non temeva né barbari né usurpatori. Quale fortuna sarebbe stata se sotto di lui non ci fossero più stati i soldati! Nessun provinciale avrebbe più dovuto rifornire l’annona, 3 non si sarebbero più erogati stipendi militari, lo Stato avrebbe avuto tesori inesauribili,4 il principe non avrebbe dovuto spendere nulla, il possidente non avrebbe pagato tasse; insomma, Probo ci prometteva il secolo d’oro. Non si sarebbero più visti accampamenti né uditi squilli di trombe, né costruite armi da guerra; tutta cotesta massa di soldati, che ora molesta lo Stato5 con le guerre civili, si sarebbe dedicata agli studi, alle arti, all’agricoltura e alla navigazione; non ci sarebbero più stati morti in guerra.


Flavio Vopisco, Vita di Probo, 20-23, trad. di L. Agnes, da Scrittori della Storia Augusta, Utet, Torino 1960

PER FISSARE I CONCETTI
  • Individua i caratteri utopici delle aspirazioni di Probo, mettendoli a confronto con la situazione reale dell’impero.
  • Quale sentimento emerge dal racconto di Vopisco nei confronti dell’esercito?

Terre, mari, idee - volume 2
Terre, mari, idee - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille