L’anomalia di Elagabalo
Il nuovo imperatore, appena quattordicenne, discendeva per parte di madre da una nobile famiglia siriana, legata al culto di origini orientali della divinità solare ▶ El-Gabal, latinizzato in Elagabalo (nome con cui sarà ricordato l’imperatore, a partire dal IV secolo d.C.). Il culto di El-Gabal venne importato a Roma tra il II e il III secolo d.C. e fu denominato Sol Invictus (“sole invincibile”) e assimilato in un primo momento a Giove e, successivamente, al culto solare. Il bisnonno del giovane imperatore, Giulio Bassiano, era stato il sacerdote del tempio del dio Sole di Emesa: come discendente della famiglia materna, Elagabalo era dunque il sommo sacerdote del culto rivolto a El-Gabal, che egli
impose a tutti i Romani.
In realtà, per legittimare la sua discendenza e ripristinare la continuità della dinastia
dei Severi dopo la parentesi dell’usurpatore Macrino, gli era stato imposto il nome di Marco Aurelio Antonino, come il cugino Caracalla.
Per età e per indole, Elagabalo risultò del tutto inadeguato ad affrontare i complessi problemi dell’impero. Adolescente, si dedicò per lo più a un’esistenza dissoluta compiendo atti che vennero giudicati immorali e che gli alienarono il consenso della classe dirigente romana. Anche diversi contingenti militari dislocati nelle province si ribellarono al suo potere, ma le rivolte furono soffocate con durezza dalle legioni fedeli all’imperatore. L’esercito era del resto saldamente manovrato dalla famiglia dei Severi, che con le sue immense ricchezze poteva corrompere i soldati e i loro comandanti. Tuttavia, perfino la stessa nonna Giulia Mesa, che aveva tirato abilmente i fili per consentirgli l’ascesa al trono nella speranza di manipolarne la volontà, alla fine si rese conto che il risentimento contro il nipote si era ormai diffuso pericolosamente in tutto l’impero. Nel 221 lo convinse ad associare al trono il cugino Gessio Alessiano Bassiano, appena tredicenne, che assunse il nome di Marco Aurelio
Alessandro Severo. Tale risoluzione non evitò però l’ennesimo conflitto: i pretoriani che sostenevano Alessandro Severo infatti si ribellarono e nel 222 uccisero l’imperatore, insieme a tutti i suoi seguaci più vicini, con la complicità di Giulia Mesa.