TESTIMONIANZE DELLA STORIA
I CRISTIANI VANNO PUNITI IN QUANTO TALI?
Il governatore del Ponto e della Bitinia, Plinio il Giovane, in questa lettera inviata all’imperatore Traiano agli inizi del II secolo d.C. descrive i suoi dubbi sul considerare o meno i cristiani nemici dell’impero, a seguito dei numerosi processi improntati contro di loro nella sua provincia.
«Mio signore, è per me una regola sottoporre al tuo giudizio tutte le questioni sulle quali nutro dei dubbi. […] Non ho mai partecipato a delle istruttorie sul conto dei cristiani: non so, perciò, quali pene e fino a che punto debbano essere inflitte o come si debba indagare. E non è stata piccola la mia incertezza sulla questione […] se sia punito il solo nome di cristiano, in mancanza di altre colpe, oppure se debbano essere puniti i delitti impliciti nel nome. […] Del resto essi dicevano che questa era la loro colpa o il loro errore, cioè che erano soliti radunarsi in un giorno fissato, prima dell’alba, e cantare alternativamente tra di loro un inno a Cristo, come a un dio, e impegnarsi con giuramento a non commettere misfatti, a non commettere furti, ruberie, adulteri, a non violare la parola data, a non negare la restituzione di quello che avevano avuto in deposito. Terminati questi riti, avevano l’abitudine di separarsi e di riunirsi ancora per prendere il cibo, un cibo, tuttavia, comune e innocente. Ma avevano smesso di fare questo dopo il mio editto, con il quale, secondo le istruzioni ricevute da te, avevo vietato le società segrete. Ho creduto perciò opportuno indagare su due schiave che erano dette ministre del culto, per sapere la verità, e usando anche la tortura. Ma non ho trovato altro che una superstizione meschina ed esagerata.»
Plinio il Giovane, Lettere, in A. La Penna, C. Moreschini, Fontes antiqui, Loescher, Torino 1969
PER FISSARE I CONCETTI
- Quale atteggiamento emerge dalle parole dell’autore?
- Quale colpa hanno concretamente i cristiani?