Terre, mari, idee - volume 2

Unità 9 ROMA: L’ETÀ IMPERIALE >> Capitolo 24 – Le nuove religioni dell’impero

TESTIMONIANZE DELLA STORIA

I CRISTIANI VANNO PUNITI IN QUANTO TALI?

Il governatore del Ponto e della Bitinia, Plinio il Giovane, in questa lettera inviata all’imperatore Traiano agli inizi del II secolo d.C. descrive i suoi dubbi sul considerare o meno i cristiani nemici dell’impero, a seguito dei numerosi processi improntati contro di loro nella sua provincia.



«Mio signore, è per me una regola sottoporre al tuo giudizio tutte le questioni sulle quali nutro dei dubbi. […] Non ho mai partecipato a delle istruttorie sul conto dei cristiani: non so, perciò, quali pene e fino a che punto debbano essere inflitte o come si debba indagare. E non è stata piccola la mia incertezza sulla questione […] se sia punito il solo nome di cristiano, in mancanza di altre colpe, oppure se debbano essere puniti i delitti impliciti nel nome. […] Del resto essi dicevano che questa era la loro colpa o il loro errore, cioè che erano soliti radunarsi in un giorno fissato, prima dell’alba, e cantare alternativamente tra di loro un inno a Cristo, come a un dio, e impegnarsi con giuramento a non commettere misfatti, a non commettere furti, ruberie, adulteri, a non violare la parola data, a non negare la restituzione di quello che avevano avuto in deposito. Terminati questi riti, avevano l’abitudine di separarsi e di riunirsi ancora per prendere il cibo, un cibo, tuttavia, comune e innocente. Ma avevano smesso di fare questo dopo il mio editto, con il quale, secondo le istruzioni ricevute da te, avevo vietato le società segrete. Ho creduto perciò opportuno indagare su due schiave che erano dette ministre del culto, per sapere la verità, e usando anche la tortura. Ma non ho trovato altro che una superstizione meschina ed esagerata.»


Plinio il Giovane, Lettere, in A. La Penna, C. Moreschini, Fontes antiqui, Loescher, Torino 1969


PER FISSARE I CONCETTI
  • Quale atteggiamento emerge dalle parole dell’autore?
  • Quale colpa hanno concretamente i cristiani?

La diffusione del culto cristiano nelle varie classi sociali

La crescente crisi politica ed economica dell’impero, aggravatasi nel III secolo, contribuì al radicamento della nuova religione soprattutto fra i ceti più modesti e gli schiavi: infatti il modello di vita dei cristiani, basato sulla solidarietà, sull’aiuto reciproco, sulla generosità altruistica, coinvolgeva i più provati dalle crescenti difficoltà economiche e sociali derivate dalla fine dell’espansione imperiale romana. Non mancarono tuttavia adesioni al cristianesimo anche da parte di quelle famiglie agiate e culturalmente più preparate che inizialmente lo avevano aspramente criticato, un consenso favorito dall’opera dei primi Padri della Chiesa (tra i quali Clemente Alessandrino e Policarpo), intellettuali e autori di scritti “apologetici” in difesa delle verità della religione cristiana. Nelle province, invece, la conversione al cristianesimo fu frequente tra le classi escluse dalle cariche pubbliche (riservate ai senatori e ai cavalieri) e oppresse dai pesanti tributi imposti dall’amministrazione imperiale: esse intravedevano nell’adesione al nuovo credo una sorta di riscatto dalle ingiustizie.
La vasta diffusione del credo cristiano rappresentò per il potere imperiale una vera e propria minaccia, che si tentò di arginare con l’inasprirsi delle persecuzioni e delle pene; tuttavia, le comunità cristiane erano ormai ben radicate e solidali una con l’altra e non furono disperse dalle persecuzioni.
Il IV secolo vide un’ulteriore espansione del nuovo culto, e non più in un ambito esclusivamente privato: infatti, se nei primi tempi le cerimonie rituali si svolgevano in case private e le sepolture dei defunti erano situate nelle catacombe, con la progressiva cristianizzazione dell’impero si utilizzarono gli antichi templi, adattati e riconsacrati per il culto cristiano.
Agli inizi del IV secolo d.C. il cristianesimo era ormai diffuso in vari strati della popolazione e nella classe dirigente dell’impero.

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Da Roma imperiale all’anno Mille