Unità 9 ROMA: L’ETÀ IMPERIALE >> Capitolo 24 – Le nuove religioni dell’impero

• SOTTO LA LENTE • LETTERATURA

I Vangeli: la narrazione della “buona novella”

Le notizie sulla vita di Gesù e sul contenuto del suo messaggio sono basate principalmente sui racconti dei suoi discepoli, le cui testimonianze, dapprima tramandate oralmente, divennero in seguito quattro testi, scritti da Marco, Matteo, Luca e Giovanni. Il termine con cui questi scritti sono identificati, “Vangeli”, deriva dal greco euanghélion, ossia, letteralmente, “buona notizia”, con riferimento all’evento della resurrezione di Cristo. La narrazione dei Vangeli si concentra soprattutto sugli ultimi anni di vita di Cristo: dalla predicazione alla condanna a morte e alla resurrezione.

La composizione dell’opera
I Vangeli, insieme agli Atti degli Apostoli e all’Apocalisse di Giovanni, costituiscono il Nuovo Testamento, ossia il nuovo “patto” tra Dio e gli uomini, stabilito, secondo i cristiani, da Cristo attraverso la sua morte e la sua resurrezione. I Vangeli si affiancarono così ai testi sacri degli Ebrei raccolti nell’Antico Testamento, chiamato in ebraico Tanakh, parola tradotta dai Greci con palaiá diathéke, “antico patto”, che anche i cristiani riconoscono come “Parola di Dio”.

La difficile attribuzione dei testi “canonici”
In origine e per lungo tempo circolarono molti testi (quasi un centinaio) attribuiti agli apostoli o a testimoni posteriori, e ciò accadde anche in virtù della stessa diffusione delle comunità cristiane, che inizialmente avevano scarsi collegamenti tra loro. A partire dall’inizio del II secolo vennero codificati i quattro vangeli, che furono perciò detti “canonici” per distinguerli dalla lunga serie di altri vangeli che vennero detti “apocrifi” (termine derivante dal greco, che significa “tenuti nascosti”, cioè tenuti fuori dall’elenco ufficiale e non letti pubblicamente in chiesa), in seguito considerati eretici dalla Chiesa.
Il primo dei vangeli canonici è attribuito a Marco, che probabilmente scriveva per le comunità cristiane sparse nell’impero e perciò presumibilmente in greco antico compreso in ambito ellenistico. Il vangelo attribuito a Matteo è il più controverso: forse scritto in greco e secondo altri in aramaico (tradotto in greco successivamente), si pensa fosse destinato alle comunità di Ebrei cristiani. Il terzo è attribuito a Luca, forse un medico, convertito e probabilmente compagno di Paolo di Tarso; scritto in un greco colto e, talora, raffinato, pare fosse destinato alla classe dirigente dell’impero. Questi tre vangeli sono anche detti sinottici, perché, presentando passi affini e facilmente accostabili tra loro, consentono uno “sguardo d’insieme”, un confronto reciproco. L’ultimo dei canonici ha invece una storia a parte: in origine fu attribuito a Giovanni, l’apostolo prediletto di Gesù, autore anche dell’Apocalisse, e forse era stato scritto in greco; è il più complesso, e di difficile interpretazione.
Come ha scritto lo studioso Piero Stefani «la creazione della Bibbia cristiana è l’esito di un processo prolungatosi almeno per un paio di secoli: perché il processo di canonizzazione si realizzasse fu necessario che le scritture ebraiche venissero lette e commentate in modo cristiano». A operare queste scelte furono i cosiddetti Padri della Chiesa, teologi cioè che si dedicavano a studiare e a definire le numerose questioni interpretative e morali, spesso complesse e ardue da districare.

Terre, mari, idee - volume 2
Terre, mari, idee - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille