3. Il cristianesimo e il potere imperiale
I Romani, come accennato, si erano da sempre dimostrati aperti nei confronti dei culti stranieri; tuttavia guardavano con sospetto al cristianesimo, per il messaggio che esso recava. I fedeli cristiani, infatti, si rifiutavano di venerare la figura divinizzata dell’imperatore; diffondevano princìpi di uguaglianza che potevano essere interpretati come una critica all’ordine sociale, sebbene Gesù stesso, affermando «Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio», avesse stabilito una distinzione tra la sfera civile e la sfera religiosa.
La riservatezza dei culti e la loro organizzazione in comunità che parevano chiuse in sé, oltre al successo che la nuova religione incontrava presso gli strati più bassi della popolazione, accrebbero nel tempo questi timori presso le autorità. Il sospetto nei confronti dei cristiani si tradusse in molte occasioni nella tendenza a individuarli come responsabili di eventi drammatici quali carestie o catastrofi naturali.
Anche presso i ceti popolari pagani (termine con cui i cristiani, a partire dal IV secolo, indicavano coloro che ancora professavano le religioni politeistiche e tradizionali diverse dal cristianesimo) che guardavano con diffidenza a queste comunità palesemente diverse rispetto agli usi e costumi del mondo romano, i cristiani divennero vittime di credenze che attribuivano loro ogni genere di nefandezza. Dai sospetti agli atti di violenza il passo fu breve: oltre a episodi di odio contro i cristiani messi in atto dalla popolazione (nel 177 a Lione vennero quasi linciati dalla folla), vi furono persecuzioni
vere e proprie perpetrate da diversi imperatori: il primo fu Nerone, che accusò i cristiani di aver scatenato l’incendio che aveva devastato Roma nel 64 d.C., poi fu la volta di Domiziano.
Tra il 249 e il 251 l’imperatore Decio avviò una sistematica persecuzione, stabilendo che l’azione contro i cristiani dovesse essere condotta dallo Stato; anche Valeriano, pochi anni dopo (257-258), proseguì in questa politica persecutoria, culminata poi nel 303 con l’editto di Nicomedia promulgato dall’imperatore Diocleziano. L’editto stabiliva la distruzione delle Sacre Scritture dei cristiani e dei loro luoghi di culto, l’esproprio delle loro proprietà, nonché il divieto di professare liberamente la propria fede religiosa.