Unità 9 ROMA: L’ETÀ IMPERIALE >> Capitolo 23 – L’età aurea dell’impero

TESTIMONIANZE DELLA STORIA

LA BREVE PARABOLA DI PERTINACE

Lo storico Erodiano, funzionario dell’impero tra II e III secolo d.C., scrisse in greco la Storia dell’impero dopo Marco Aurelio in otto libri, destinata a un grande successo. Presentiamo qui due brani relativi al breve principato di Pertinace: nel primo viene riportato un frammento del discorso da lui tenuto appena elevato a imperatore, nel quale dichiara ormai indispensabile attuare una politica di rigore finanziario e di economia nelle spese; nel secondo viene descritta la sua morte a opera dei pretoriani.

Il senso di giustizia
Così la gioia che procura la libertà è inferiore al dolore della servitù. […] E se vi è mutamento favorevole per la collettività, nessuno riconosce di esserne avvantaggiato, perché i privati si danno poco pensiero dell’interesse comune e del bene pubblico; nessuno ammette di avere grandi vantaggi, se le sue personali faccende non vanno come egli desidera. Coloro che sono abituati a trarre profitto dalla incosciente e sfrenata prodigalità della tirannide, nel passaggio a un regime più onesto, più moderato, più economo, non vedono la saggezza, né la buona e oculata amministrazione, ma lamentano la grettezza e la vita difficile. Essi non comprendono che le abbondanti e sregolate elargizioni sono possibili soltanto ai governi fondati sulla rapina e la violenza, mentre il proposito di dare ad ognuno, con criterio, ciò che gli spetta, senza commettere abusi, preclude l’abbondanza fondata sull’ingiustizia, e implica che le risorse, accumulate nel rispetto della legge, vengano rigorosamente dosate.

L’omicidio dell’imperatore
Dunque tutti gli uomini si rallegravano, in pubblico e privatamente, per il nuovo governo moderato e pacifico. Ma nella felicità comune erano malcontenti i pretoriani, cui spetta il compito di scortare l’imperatore. Molto di più avrebbe fatto [Pertinace] a beneficio dei sudditi, come si comprendeva dai criteri che andava instaurando: aveva espulso dalla capitale i delatori, e aveva ordinato di punirli in tutto l’impero, preoccupandosi che nessuno fosse calunniato, o incorresse in accuse ingiuste. Insomma tutti i sudditi, specialmente i senatori, pensavano di vivere nella sicurezza e nel benessere. […] L’impero attraversava dunque un periodo di prosperità e di pace; ma i pretoriani mordevano il freno, rimpiangendo le rapine, le violenze, l’incontrollata dissolutezza concesse loro sotto la precedente tirannide. Meditavano di eliminare Pertinace, che riusciva loro odioso per la sua severità, e cercavano un capo che potesse ricondurli alla sfrenata licenza di un tempo. Da un momento all’altro, mentre tutti erano tranquilli e nessuno si aspettava un pericolo, di pieno giorno lasciarono il campo, e mossero celermente verso il palazzo, in preda a un furore irragionevole; avevano le spade sguainate, e brandivano le lance. Gli uomini che erano al servizio al palazzo imperiale, sorpresi dall’improvviso colpo di mano, e trovandosi in pochi contro molti, disarmati contro armati, non seppero resistere; tutti lasciarono il loro posto assegnato, fuggendo attraverso la porta principale o per altre uscite. Pochi fedeli annunciarono a Pertinace che il palazzo era invaso, esortandolo a fuggire e a chiamare il popolo in soccorso. Ma egli non accettò quel consiglio, che l’avrebbe salvato dal pericolo imminente, e non volle fuggire o nascondersi, considerando un tale contegno come umiliante, e vile, indegno di un imperatore, e contrastante con il suo glorioso passato.


Erodiano, Storia dell’Impero Romano dopo Marco Aurelio, Libro II, 3, 4-5, trad. di F. Cassola, Sansoni, Firenze 1967

PER FISSARE I CONCETTI
  • Trova nel primo frammento almeno tre termini che mostrino il senso di giustizia ed equità di Pertinace.
  • Come reagiscono le persone davanti al comportamento dei pretoriani? E Pertinace?

Terre, mari, idee - volume 2
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Da Roma imperiale all’anno Mille