Unità 9 ROMA: L’ETÀ IMPERIALE >> Capitolo 23 – L’età aurea dell’impero

passato&presente

Limes: l’idea di confine

Una linea di demarcazione incerta

Il significato del termine limes ha subito nel corso del tempo un’importante evoluzione: in origine esso indicava la linea di demarcazione tra diversi lotti di terra, vale a dire i sentieri che segnavano il confine di proprietà fra un terreno e l’altro; poi, per somiglianza, passò a designare le strade e, nello specifico, le strade militari che delimitavano le frontiere; successivamente si definirono così le fortificazioni in pietra che su quelle strade erano state costruite a protezione. Solo verso la fine del II secolo d.C. limes cominciò a identificare le province che si trovavano al confine tra l’impero romano e i territori limitrofi.
Tuttavia, questi confini fra territori imperiali e regioni adiacenti erano piuttosto incerti e mobili: nella maggior parte dei territori infatti le tribù erano solite sconfinare e oltrepassare i limiti delle regioni, in maniera anche temporanea, come avveniva in Armenia o nell’Egitto meridionale o nell’Africa settentrionale, per esempio per la transumanza o per i commerci. Solo in Oriente i limiti di demarcazione erano più netti e definiti, là dove si fronteggiavano i due imperi dei Romani e dei Parti, cioè dove era interesse comune segnare, nonostante il territorio fosse in buona parte desertico, la linea di demarcazione che proteggeva i rispettivi territori dalle invasioni. Qui si arrivò a forme molto rigide di controllo alle frontiere, con postazioni di blocco, sbarramenti, lasciapassare, ricorso a forme di identificazione, a respingimenti o accoglienze transitorie, un confine vero e proprio.

Confini naturali e artificiali

Nonostante questa incertezza, memore della prima traumatica invasione dei Galli (390 a.C.), Roma aveva sentito l’esigenza di presidiare gli oltre 9500 km di “confini” e di difendere il territorio da incursioni e saccheggi.
In alcuni casi si sfruttavano i confini naturali, come i grandi fiumi (per esempio il Reno e il Danubio), i quali costituivano barriere naturali, ma nello stesso tempo non precludevano i contatti, favorendo scambi e passaggi. In altre zone invece, come accadde nel corso del I secolo d.C. sul confine minacciato dalle tribù germaniche, si consolidò il sistema difensivo fisso imperniato sulle fortezze in pietra. Talora per la difesa si fece ricorso a regni clienti o federati, governi-satelliti formalmente autonomi, ma legati da patti all’impero (la Cappadocia, la Tracia, le terre dei Quadi e dei Marcomanni): in questo caso il limes era persino un’opportunità, poiché diveniva area di espansione dell’influenza romana. In questi luoghi nacquero quelle che ancora oggi si chiamano “civiltà di frontiera”, dove si intrecciano e si intersecano i costumi e le mentalità arrivando a creare nuove realtà originali.

Il confine-barriera

Assai diversa è l’idea di confine che conosciamo oggi e di cui abbiamo esperienza: essa è nata e cresciuta con gli Stati-Nazione e ha modificato la geografia europea e non solo. Man mano che le realtà territoriali prendevano forma nell’Europa occidentale, dopo la disgregazione dell’impero romano e la formazione dei regni romano-barbarici, si formò l’idea di Nazione con caratteri molto più specificamente delineati: un territorio su cui è insediata una comunità che condivide una lingua, tradizioni e costumi, una religione, una moneta, un governo, tutto questo racchiuso da un confine. Le frontiere acquisirono così una nuova importanza: diventavano luoghi di controllo, e forse di accettazione, di chi proveniva da fuori, dotati di una propria struttura militare, i posti di blocco.

I confini oggi tra superamento e chiusure

Sui confini fissati dal modello degli Stati-Nazione nell’Europa del Novecento si sono combattuti due conflitti, la Prima e la Seconda guerra mondiale, tra i più devastanti e dolorosi della storia. Proprio dall’orrore di quelle distruzioni, che annientarono intere città (come Berlino, Dresda, Liverpool, Stalingrad ecc.) nacque, per impulso di un italiano, Altiero Spinelli, l’idea del superamento delle frontiere, almeno in Europa. Sull’onda dell’entusiasmo prese corpo un’idea del tutto nuova, la formazione per via democratica e pacifica di un’Europa senza frontiere, che rendesse evidenti gli interessi comuni dei popoli che vivevano in questi territori.
L’abbattimento delle frontiere ha, di recente, fatto ritornare anche antiche paure e idiosincrasie, e dopo un vivace periodo di aperture (di cui il programma Erasmus per gli studenti universitari è un esempio), si va assistendo alla ripresa (forse momentanea, forse anacronistica) di un’antica concezione di frontiera chiusa, di barriere doganali, di ostacoli alla libera circolazione, di muri divisori. Il cammino verso il superamento dei confini nel continente è dunque ancora in corso.

Terre, mari, idee - volume 2
Terre, mari, idee - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille