Terre, mari, idee - volume 2

Unità 9 ROMA: L’ETÀ IMPERIALE >> Capitolo 22 – Nascono le dinastie: da Tiberio a Domiziano

L’impero verso la crisi

I Flavi erano riusciti a mantenere una relativa stabilità politica grazie a un’apparente pacificazione interna, ottenuta sia attraverso il consenso interessato del proletariato urbano e dei legionari (entrambi di fatto mantenuti dalle elargizioni pubbliche di cereali), sia tramite la repressione delle opposizioni.
Una questione diversa è rappresentata dal governo delle province e dall’integrazione progressiva dei popoli sparsi sull’immenso territorio: la cosiddetta “romanizzazione” dell’impero. Su questo versante le difficoltà furono numerose e di diverso tenore: le resistenze di popoli con proprie specificità e diversità; gli alti costi che la politica di integrazione talora comportava; le resistenze opposte a qualsiasi integrazione da parte degli stessi ceti egemoni di Roma. Una delle conseguenze fu un atteggiamento molto più duro da parte del potere imperiale nelle province, dove l’esercito non esitava a commettere atrocità per sedare qualsiasi tentativo di rivolta e dove i funzionari locali spesso sfruttavano pesantemente le popolazioni sottomesse.
Le operazioni militari condotte dai legionari in Britannia o in Giudea furono infatti accompagnate da numerosi episodi di feroce crudeltà.
Tra i motivi di preoccupazione per il futuro dell’impero, verso la fine del I secolo d.C., alle difficoltà dei rapporti con le province si aggiungeva il problema del declino economico della penisola italica. Le ragioni delle difficoltà dell’Italia erano legate alla concorrenza produttiva delle province, in particolare della Gallia, e ai cambiamenti che avevano caratterizzato l’organizzazione delle attività agricole (la riduzione dei latifondi e una sensibile diminuzione dell’afflusso in Italia di manodopera schiavistica). I proprietari terrieri si videro costretti ad affittare nuovamente parte delle loro terre a coloni liberi, ai quali chiedevano in cambio una porzione del raccolto. Questo fenomeno prende il nome di colonato; i coloni, a differenza degli schiavi, non dovevano essere mantenuti e lavoravano con maggiore impegno, spinti dall’incentivo del guadagno personale. Nonostante ciò, però, la diffusione del colonato, con la conseguente frammentazione delle estensioni dei campi, contribuì a rendere ancora meno competitiva la produzione agricola italica, esponendola ulteriormente alla concorrenza delle merci importate dalle province.

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Da Roma imperiale all’anno Mille