Unità 9 ROMA: L’ETÀ IMPERIALE >> Capitolo 22 – Nascono le dinastie: da Tiberio a Domiziano

TESTIMONIANZE DELLA STORIA

L’ERUZIONE DEL VESUVIO E LA MORTE DI PLINIO IL VECCHIO

Caio Cecilio Secondo, nato a Como nel 61/62 d.C., prende il nome dallo zio materno Plinio (il Vecchio) che lo adotta. Cresciuto in un ambiente ricco e intellettualmente stimolante, Plinio il Giovane diventa avvocato e importante funzionario dell’impero romano, fino a raggiungere il grado di praefectus aerarii Saturni (“ministro del tesoro”). Amico di molti intellettuali dell’epoca, è un apprezzato letterato. Della sua produzione assai vasta, ci sono pervenuti il Panegyricus di Traiano e moltissime lettere, pubblicate in dieci volumi dallo stesso Plinio. Ognuna delle epistulae è concepita come un condensatissimo trattato su un qualche specifico argomento. In una lettera all’amico Tacito, Plinio il Giovane narra la drammatica eruzione del Vesuvio del 79 d.C. nelle sue fasi finali e la morte dello zio Plinio il Vecchio.

[…] in più punti del Vesuvio si vedevano brillare ampie strisce di fuoco e altre vampate di cui le tenebre della notte contribuivano a far risaltare il bagliore. Egli [Plinio il Vecchio], per calmare lo sgomento dei suoi ospiti, andava dicendo che si trattava di fuochi lasciati accesi dai contadini nell’affanno della fuga e di case abbandonate alle fiamme nella campagna. […]
Altrove era ormai giorno, ma là persisteva una notte più scura e più fitta di tutte le notti, benché punteggiata di numerose fiaccole e luci di vario genere. Si decise di uscire sulla riva del mare per controllare da vicino se permetteva qualche tentativo, ma lo si constatò ancora sconvolto e impraticabile.
Là mio zio fece stendere un drappo per terra e vi si sdraiò, domandò a più riprese acqua fresca e ne bevve. Ma ben presto fiamme e puzza di zolfo, preannunzio di fiamme, inducono tutti gli altri alla fuga e lo ridestano; egli riuscì a sollevarsi appoggiandosi a due giovani schiavi, ma nello stesso istante stramazzò: immagino che l’aria sovraccarica di caligine gli abbia arrestato la respirazione occludendogli la gola che egli aveva debole già per costituzione, gonfia e spesso infiammata.
Quando riapparve la luce del sole erano passati tre giorni da quello che per lui era stato l’ultimo; il suo cadavere fu ritrovato intatto, illeso e senza alcunché di notevole nello stato del vestiario: l’atteggiamento delle sue membra era quello del sonno, non della morte.


Plinio il Giovane, Lettere, VI, 13 e 17-21, trad. di A. Roncoroni, Mondadori, Milano

PER FISSARE I CONCETTI
  • Quale è l’atteggiamento di Plinio il Vecchio nella descrizione del nipote?
  • Quali sono i dettagli mediante i quali viene descritta l’eruzione?

Terre, mari, idee - volume 2
Terre, mari, idee - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille