La frontiera orientale: Persiani e Avari
Al momento di assumere il potere, Eraclio si trovò a fronteggiare una situazione geopolitica assai complessa: l’Italia era stata in parte invasa dai Longobardi; nei Balcani, oltre agli Slavi, tra il 611 e il 627 le incursioni degli Avari danneggiarono ulteriormente l’impero. Con la Persia le relazioni precipitarono a causa del comportamento del suo sovrano: nel 590 si era infatti insediato al potere Cosroe II (590-628), nipote di Cosroe I, il quale però fu subito spodestato da un rivale. Rifugiatosi a Costantinopoli, aveva sollecitato l’aiuto dei Bizantini per tornare sul trono e questi erano intervenuti con un esercito guidato da uno dei migliori generali dell’impero, Narsete. Per qualche tempo il conflitto sembrò quindi sopito, ma nel 616, quando divennero evidenti le difficoltà di Costantinopoli sul fronte balcanico, Cosroe decise di attaccare, penetrando velocemente nelle province della Giudea, della Siria e dell’Anatolia e iniziando la conquista dell’Egitto: con quest’ultima avrebbe privato l’impero d’Oriente di risorse fondamentali.
La situazione si aggravò ulteriormente perché nel 626 la stessa Costantinopoli venne
assediata da Cosroe, il quale, dopo aver conquistato l’Egitto, si era alleato con gli Slavi e gli Avari. Le strutture difensive della capitale, disposte su una triplice cerchia di mura, erano però state concepite proprio per resistere a un lungo assedio; inoltre, i territori dell’Anatolia, con le loro ingenti risorse economiche e militari, restavano saldamente in mano all’impero d’Oriente. La città poteva infine contare sui rifornimenti garantiti dalla flotta, ancora in grado di controllare gran parte del Mediterraneo. Lasciando che la capitale resistesse con le proprie forze all’assedio, Eraclio, con una decisione coraggiosa, mobilitò il grosso dell’esercito per muovere guerra direttamente contro la Persia. In due anni di campagne militari i Bizantini si scontrarono a più riprese e con esiti alterni con le truppe persiane, e respinsero al contempo gli attacchi degli Avari stanziati nei Balcani. Dopo un’ultima serie di vittorie, i Persiani giunsero alla decisiva battaglia di Ninive del dicembre 627 assai provati, decimati dalla fame e dal freddo, e subirono una pesante sconfitta da parte dei Bizantini: Cosroe II fu rovesciato dai suoi generali e trucidato dai suoi stessi soldati nel 628. Poco dopo, tra il 637 e il 643, l’impero persiano fu attaccato anche dagli Arabi.
Con la vittoria sui Persiani, i Bizantini riconquistarono temporaneamente la supremazia nel Vicino Oriente e si garantirono una certa sicurezza alle frontiere. Ma le nuove e più temibili minacce sarebbero arrivate, a partire dalla terza decade del VII secolo, dall’espansione degli Arabi, che conquistarono importanti territori bizantini nell’area del Mediterraneo e del Vicino Oriente, tra cui la Siria e l’Egitto, con la presa di Alessandria nel 642 (▶ Atlante attivo, p. 216), fino ad assediare Costantinopoli nel 674, che però resistette per quattro anni e non fu espugnata.