Unità 9 ROMA: L’ETÀ IMPERIALE >> Capitolo 21 – La costruzione e il consolidamento dell’impero

TESTIMONIANZE DELLA STORIA

L’ABILE POLITICA DI OTTAVIANO AUGUSTO

Lo storico latino Publio Cornelio Tacito (58-117 d.C. ca.), nell’opera Annales, iniziata prima del 115 d.C., racconta le vicende degli imperatori succeduti ad Augusto, ripercorrendo la storia dell’impero di Roma dal 14 d.C. (morte di Ottaviano) fino al 68 d.C., anno che segna la fine del regno di Nerone e, con lui, della dinastia Giulio-Claudia. Pur essendoci stata tramandata in forma frammentaria, l’opera è considerata un documento prezioso per comprendere questo periodo cruciale della storia romana. Nel brano qui riportato, tratto dal libro di apertura, lo storico spiega in particolare quali furono, a suo giudizio, le ragioni per cui Augusto non trovò opposizione, né a Roma, né nelle province, all’affermazione del suo principato.

Dopo la disfatta di Bruto e Cassio1 non era rimasto più alcun esercito a difendere la repubblica. Pompeo2 era stato sconfitto nelle acque della Sicilia e il partito cesariano – spogliato di ogni potere Lepido e ucciso Antonio3 – non aveva più altro capo all’infuori di Ottaviano. Questi, allora, depose il titolo di triumviro e si presentò semplicemente come console, dichiarandosi pago dell’autorità di tribuno per difendere la plebe. Ma poi, guadagnatosi il favore dei soldati con donativi, quello del popolo con distribuzioni di viveri e quello di tutti i cittadini con l’allettante prospettiva della pace, andò gradualmente accrescendo il suo potere con l’accentrare in sé le prerogative del senato, dei magistrati, delle leggi, senza che nessuno gli si opponesse, perché gli avversari più accaniti erano caduti sui campi di battaglia o erano rimasti vittime delle proscrizioni, mentre i nobili superstiti erano colmati di ricchezze e di onori quanto più si dimostravano pronti a servire e, favoriti dal nuovo ordinamento, preferivano la sicurezza del presente ai rischi del passato. Anche le province non si mostravano contrarie al nuovo stato di cose, perché il governo del senato e del popolo4 non dava più affidamento per le rivalità tra i potenti e l’avidità dei governatori, mentre le leggi, invalidate dalla violenza, dagli intrighi e dal potere corruttore del denaro, non offrivano più un’efficace tutela.
[…] All’interno regnava la pace: i magistrati conservavano i vecchi nomi; i giovani erano nati dopo la battaglia di Azio, e anche quelli della vecchia generazione, per la maggior parte, nel corso delle guerre civili: quanti restavano ancora in vita di quelli che avevano visto la repubblica?


Publio Cornelio Tacito, Annali, I, 2-3, trad. di L. Pighetti, Mondadori, Milano 1994

PER FISSARE I CONCETTI
  • Quali sono le motivazioni per cui la soluzione proposta da Ottaviano non trovava opposizioni?
  • In quale modo Ottaviano ottenne la fedeltà dell’esercito?

Terre, mari, idee - volume 2
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Da Roma imperiale all’anno Mille