Unità 10 IL TARDOANTICO E L’ALTO MEDIOEVO

I SAPERI FONDAMENTALI

LA SINTESI

 LA CRISI DELL’OCCIDENTE

Tra le principali cause della crisi che nel III secolo colpì l’impero romano vi furono le migrazioni di popoli seminomadi di origine germanica, che penetrarono all’interno dei confini imperiali alla ricerca di terre fertili e con climi più miti. I loro spostamenti furono provocati soprattutto dalla necessità di sfuggire alla pressione degli Unni.
Le invasioni germaniche colpirono prevalentemente le regioni occidentali dell’impero, aggravandone la crisi economica e sociale, mentre la parte orientale poté prosperare anche grazie alla sua posizione geografica, al centro degli scambi commerciali tra il Mediterraneo e l’Estremo Oriente.


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 LE RIFORME DI DIOCLEZIANO

Nel corso del III secolo, ricordato come il periodo dell’anarchia militare, le condizioni di vita della popolazione dell’impero erano sensibilmente peggiorate per la crisi politica, economica e sociale. Per tentare di frenare il processo di decadenza, l’imperatore Diocleziano (285-305) divise i territori romani in quattro prefetture secondo un sistema detto tetrarchia, stabilendo anche regole precise per la successione al trono imperiale, con lo scopo di evitare un ritorno delle guerre civili per la conquista del potere. Con il titolo di Augusto, Diocleziano mantenne il controllo della parte orientale dell’impero e affidò il comando delle province occidentali all’altro Augusto, Massimiano. Entrambi nominarono come loro successori due Cesari, rispettivamente Galerio e Costanzo Cloro, ai quali affidarono anche l’amministrazione di una parte dei loro territori. L’impero fu inoltre suddiviso in dodici circoscrizioni, le diocesi, a loro volta composte da un centinaio di province, unità territoriali di estensione più ridotta.
Diocleziano introdusse una nuova riforma fiscale, basata sul censimento dei beni posseduti dalla popolazione (catasto); per provare a frenare la crisi economica emanò, invece, un editto dei prezzi e impose la precettazione, che impediva ai lavoratori di cambiare mestiere.
I provvedimenti non migliorarono le condizioni di vita della popolazione e nelle campagne molti contadini liberi, essendo di fatto legati alla terra che lavoravano, divennero servi della gleba.


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 L’ASCESA DI COSTANTINO

Dopo la morte di Diocleziano il sistema della tetrarchia entrò in crisi e scoppiarono nuove guerre civili (306-312) tra i comandanti militari per la conquista del potere. Tra questi si impose nelle province occidentali Costantino, figlio di Costanzo Cloro, che sconfisse il rivale Massenzio a Ponte Milvio (312) e si spartì il potere con l’alleato Licinio, al quale fu assegnato il controllo dell’Oriente.
Per raggiungere il potere Costantino aveva ottenuto l’appoggio dei cristiani, sempre più numerosi all’interno dell’impero: nel 313 promulgò l’editto di Milano, che stabiliva la libertà di culto per tutte le religioni.
Dopo aver sconfitto Licinio (323), Costantino divenne unico imperatore: garantì numerosi privilegi ai cristiani e contrastò l’eresia ariana attraverso il concilio di Nicea nel 325. Nel 330, spostò la capitale dell’impero a Costantinopoli.


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 LE INVASIONI GERMANICHE E LA DIVISIONE DELL’IMPERO

Dopo la morte di Costantino (337), nuove guerre scoppiarono tra i suoi eredi per la conquista del potere; tra di essi prevalse il figlio Costanzo II (351-361). Il successore di quest’ultimo, Giuliano (361-363), fervente ammiratore della cultura ellenistica, tentò di ripristinare i culti pagani, eliminando molti dei privilegi introdotti da Costantino a favore dei cristiani.
Tra il IV e il V secolo l’impero romano dovette affrontare le invasioni dei popoli germanici, con i quali, in alcuni casi, fu costretto anche a scendere a patti. Nel 378 i Visigoti si ribellarono all’imperatore Valente e lo sconfissero ad Adrianopoli.
L’impero, guidato da Graziano (375-383) nella parte occidentale e da Teodosio I (379-395) in quella orientale, cercò di compattare le istituzioni rafforzando la Chiesa: nel 380, con l’editto di Tessalonica, il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’impero ed ebbero inizio le persecuzioni contro i pagani.
Alla morte di Teodosio I, nel 395, il territorio imperiale fu diviso tra i suoi due figli, con la creazione di due Stati completamente indipendenti: l’impero romano d’Oriente, e quello d’Occidente.
Mentre l’impero d’Oriente continuò a prosperare grazie agli scambi commerciali, l’impero d’Occidente cadde in un inarrestabile declino economico, sociale e politico, aggravato dalle frequenti invasioni dei popoli germanici.
In Italia, dopo un nuovo periodo di anarchia militare, nel 476 il comandante germanico Odoacre depose l’ultimo imperatore, Romolo Augustolo, decretando la fine dell’impero romano d’Occidente e l’inizio dell’età medievale.


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 IL RITORNO DELLE FORESTE E IL REGRESSO AGRICOLO

La crisi economica e sociale che seguì la caduta dell’impero romano d’Occidente provocò un notevole calo della popolazione e la diminuzione delle coltivazioni agricole, determinando l’espansione delle foreste. Le invasioni dei popoli germanici causarono un regresso tecnico nelle modalità di sfruttamento dei campi, riducendo la produttività delle terre.
Lo spopolamento delle città ridusse anche le attività artigianali e commerciali e provocò in Occidente il ritorno a un’economia di sussistenza; l’impero romano d’Oriente, invece, continuò a espandersi economicamente grazie agli scambi commerciali con l’Oriente.


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 GERMANI E ROMANI

La disgregazione dell’impero romano d’Occidente favorì la nascita di nuovi Stati basati sulla coesistenza tra gli invasori germanici e la popolazione di origine romana: la classe guerriera germanica, che costituiva la nobiltà, assunse il comando militare e politico, mentre l’amministrazione dello Stato restò nelle mani della componente romana della popolazione. La fusione tra Germani e Romani fu molto lenta; la diffusione del cristianesimo tra gli invasori rappresentò un elemento unificante.
I primi regni romano-germanici furono fondati dai Franchi nella Gallia settentrionale, dai Visigoti in Spagna e dai Vandali in Africa settentrionale. Nelle Gallie l’espansionismo territoriale dei Franchi fu guidato dalla dinastia dei Merovingi, sostenuta dalla Chiesa in seguito alla conversione del re Clodoveo. In Italia si formò invece il regno degli Ostrogoti, che sotto la guida del re Teodorico realizzò una coesistenza pacifica tra Ostrogoti e Romani.


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 I BIZANTINI

L’impero romano d’Oriente, detto anche impero bizantino, viveva una crescita economica che consentì tra l’altro il rafforzamento dell’esercito. La stabilità dello Stato permise agli imperatori bizantini di consolidare la propria autorità, rafforzata dalla sovrapposizione tra potere civile e religioso (il cesaropapismo).
Durante l’impero di Giustiniano I (527-565) i Bizantini raggiunsero la massima espansione nel Mediterraneo. L’imperatore promosse anche un’importante riforma legislativa, con la stesura di un codice di leggi (il Corpus iuris civilis) che riordinò le antiche norme romane, ma il suo potere assunse anche connotazioni autoritarie.
Agli inizi del VI secolo i Bizantini sfruttarono la crisi dei regni romano-germanici per invadere l’Occidente. La guerra greco-gotica (535-553) fu vinta dai Bizantini, che trasformarono la penisola in un esarcato, con capitale Ravenna.


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LA MAPPA

Terre, mari, idee - volume 2
Terre, mari, idee - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille