Terre, mari, idee - volume 2

Unità 10 IL TARDOANTICO E L’ALTO MEDIOEVO >> Capitolo 28 – L’impero romano d’Oriente

La religione come strumento politico

L’atteggiamento di Giustiniano in tema di rapporti tra autorità civile e religiosa fu una delle più forti espressioni di cesaropapismo: l’interesse dell’imperatore fu rivolto non tanto alla definizione di nuovi dogmi teologici, quanto al perseguimento di obiettivi politici ed economici attraverso lo strumento della religione. La Chiesa pertanto svolgeva un ruolo fondamentale. Egli aveva infatti scritto: «I più eminenti doni di Dio tra gli uomini, accordati dal sommo Bene, sono la dignità sacerdotale [sacerdotium] e la carica secolare di imperatore [imperium]; dei due la prima è al servizio degli interessi divini, la seconda invece guida le questioni umane e provvede per loro; entrambe però scaturiscono dalla stessa e unica sorgente e ornano la vita umana. Perciò non vi è nulla che stia a cuore al sovrano del mondo quanto la dignità dei sacerdoti, tanto più che questi sempre pregano Dio a favore dell’imperatore» e queste riflessioni guidarono la sua azione di governo.
Giustiniano promosse la persecuzione dei culti pagani e delle eresie cristiane diffusi all’interno dell’impero d’Oriente proprio per garantire l’unità religiosa dei suoi sudditi con un obiettivo politico: sradicando ogni fede diversa da quella ufficiale, egli poteva mantenere più facilmente la solidità dell’impero, senza contare che le confische dei beni delle comunità religiose soppresse fruttavano allo Stato notevoli entrate. L’azione repressiva di Giustiniano non si limitò però al campo religioso: egli contrastò duramente anche tutti i centri culturali che riteneva potessero insidiare la sua autorità, tra cui le scuole filosofiche, come l’Accademia di Atene, che fu chiusa per decreto imperiale nel 529. Fondata da Platone nel 387 a.C., con la sua tradizione secolare l’Accademia aveva costituito uno dei poli intellettuali più attivi nella conservazione e nella diffusione della cultura e del pensiero greco.

Il Corpus iuris civilis: la grande riforma legislativa di Giustiniano

Come i provvedimenti promossi in campo religioso e culturale, anche l’opera di sistemazione giuridica operata da Giustiniano fu finalizzata all’accentramento del potere. Egli attuò in particolare un’importantissima riforma legislativa: la stesura del Corpus iuris civilis (la “raccolta delle leggi del diritto civile”). Esso fu realizzato tra il 528 e il 533 da un gruppo di esperti di diritto, che ricevettero dall’imperatore l’incarico di analizzare e riorganizzare in modo più ordinato circa 1600 leggi della tradizione giuridica romana. Nonostante la lingua ufficiale dell’impero bizantino fosse il greco, il Corpus fu scritto in latino, non solo perché basato sulle leggi della tradizione giuridica romana, ma anche perché si inseriva nel tentativo di Giustiniano di presentare l’impero d’Oriente come erede dell’antica grandezza di Roma. Il riordino complessivo delle leggi romane era tanto più necessario poiché ciascuna di esse era stata emanata da giuristi diversi in epoche anche molto distanti tra loro e l’applicazione delle norme risultava difficile per la vastità delle materie trattate e dei casi giuridici contemplati. Il suo scopo principale era dunque quello di fornire ai funzionari imperiali uno strumento efficace per rendere efficiente l’amministrazione della giustizia.

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Da Roma imperiale all’anno Mille