Terre, mari, idee - volume 1

Unità 2 LE CIVILTÀ DELLA MESOPOTAMIA >> Capitolo 3 – Mesopotamia, l’alba degli imperi

La società babilonese

Con il regno di Hammurabi avvenne una profonda trasformazione nella società mesopotamica, e anche la classe sacerdotale, che un tempo amministrava il potere politico, fu assoggettata al nuovo potere.

Al vertice della gerarchia sociale c’era il re, che possedeva quasi tutte le terre, seguito dagli uomini liberi (awilum), discendenti nobili dei guerrieri amorrei che avevano conquistato la regione con le armi. I nobili godevano di molti privilegi e svolgevano funzioni direttive nell’amministrazione statale. Potevano essere proprietari terrieri, grazie al possesso dei campi sottratti ai precedenti padroni sumeri, oppure potenti mercanti, arricchitisi con il controllo dei traffici commerciali. Alle loro dirette dipendenze c’erano i liberti (mushkenum), una classe sociale costituita da funzionari stipendiati, appartenenti al palazzo, dunque liberi giuridicamente ma senza mezzi propri. All’ultimo gradino della scala sociale c’erano gli schiavi (wardum), che non godevano di alcun diritto: erano prigionieri di guerra o liberti che, caduti in miseria, avevano perso la libertà personale.
L’impero babilonese però non sopravvisse a lungo alla morte di Hammurabi, anche a causa dell’arrivo di nuove popolazioni nomadi.

La ziqqurat di Marduk

La città di Babilonia era ricca di imponenti opere d’arte. La ziqqurat del dio Marduk, per esempio, raggiungeva i novanta metri di altezza ed era circondata da mura poderose (larghe sei metri e lunghe oltre sedici chilometri).
All’esterno, a proteggere la ziqqurat da eventuali attacchi nemici, vi era un’ulteriore cinta muraria larga tre metri e un fossato difensivo che, all’occorrenza, veniva riempito con le acque incanalate dal fiume Eufrate.

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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana