2 - L’invenzione della scrittura

Unità 2 LE CIVILTÀ DELLA MESOPOTAMIA >> Capitolo 3 – Mesopotamia, l’alba degli imperi

Il potere dall’alto: la ziqqurat

Le città-Stato sumere erano dominate dalle ziqqurat (dal mesopotamico zaqaru, “luogo alto”), templi costruiti su luoghi elevati. Questi edifici, una sorta di torri costituite da più tronchi di piramide sovrapposti, ospitavano locali diversi e avevano molteplici funzioni:

  • sulla loro sommità, in un’ampia terrazza, si ergeva il tempio, che rappresentava il centro politico e religioso della città e che, data la sua posizione elevata, era ben protetto dalle piene improvvise e dagli attacchi dei nemici. Inoltre, la scelta della struttura che si ergeva verso l’alto mirava a instaurare una sorta di legame tra cielo e terra, ponendo la casa della divinità il più in alto possibile;
  • erano osservatori, dai quali i sacerdoti potevano studiare i fenomeni celesti e naturali (come l’alternanza delle stagioni), oltre che osservare il corso dei fiumi per prevederne in tempo utile le piene;
  • costituivano efficaci torri di avvistamento, dalle quali era possibile accorgersi dell’arrivo di nemici o dell’insorgere di disordini e rivolte popolari all’interno della città; rendevano quindi più agevole la difesa dei magazzini, che insieme alla ziqqurat costituivano il complesso della struttura di comando.

A identificarsi con questa struttura monumentale e imponente erano i capi delle comunità, il cui prestigio si appoggiava anche sulla capacità di prevedere le piene dei fiumi e di regolarne le acque. Tale prestigio assunse il tono della venerazione, essendo identificati come intermediari degli dèi, cioè interpreti presso le divinità delle esigenze comunitarie.

2. L’invenzione della scrittura

Nelle città-Stato sumere, gestire il traffico di merci era un’operazione complessa e delicata. Per evitare contestazioni e per essere sicuri che le riserve fossero sempre sufficienti, i funzionari del magazzino, gli scribi, come accennato, registravano i prodotti in entrata e in uscita. Come ricevuta, rilasciavano ai contadini piccole pallottole di argilla, chiamate “bulle”, che contenevano pietruzze di forma diversa corrispondenti alla quantità e ai tipi di merce consegnata. Un sigillo, apposto dal funzionario sulle bulle prima di essere essiccate al sole, ne impediva la manomissione: soltanto rompendole sarebbe stato possibile verificarne il contenuto (per esempio in caso di controversie per permettere ai funzionari di verificare quanto raccolto era stato consegnato). Poco alla volta, per comodità, gli scribi iniziarono a incidere sulla superficie delle bulle, oltre al loro sigillo, anche i simboli grafici delle pietruzze che si trovavano all’interno: in questo modo non era più necessario romperle per controllare il contenuto. Il passaggio successivo fu la sostituzione delle bulle con tavolette di argilla che riportavano i segni incisi dagli scribi. Furono queste le prime forme di comunicazione scritta, comparse in Mesopotamia intorno al 3000-3500 a.C., epoca alla quale gli storici fanno risalire la nascita della scrittura e il definitivo passaggio dalla preistoria alla storia. In quel periodo, l’organizzazione delle civiltà idrauliche stava diventando più complessa, e le conoscenze e le notizie che un tempo si tramandavano oralmente divenivano sempre più numerose. Sarebbe stato di grande vantaggio quindi trovare un metodo di comunicazione efficace e sicuro con cui trasmettere più informazioni e conservarle più a lungo. Il sistema elaborato dagli scribi mesopotamici per registrare le merci si dimostrò adatto anche a questo scopo.

Terre, mari, idee - volume 1
Terre, mari, idee - volume 1
Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana