Il potere dall’alto: la ziqqurat
Le città-Stato sumere erano dominate dalle ziqqurat (dal mesopotamico zaqaru, “luogo alto”), templi costruiti su luoghi elevati. Questi edifici, una sorta di torri costituite da più tronchi di piramide sovrapposti, ospitavano locali diversi e avevano molteplici funzioni:
- sulla loro sommità, in un’ampia terrazza, si ergeva il tempio, che rappresentava il centro politico e religioso della città e che, data la sua posizione elevata, era ben protetto dalle piene improvvise e dagli attacchi dei nemici. Inoltre, la scelta della struttura che si ergeva verso l’alto mirava a instaurare una sorta di legame tra cielo e terra, ponendo la casa della divinità il più in alto possibile;
- erano osservatori, dai quali i sacerdoti potevano studiare i fenomeni celesti e naturali (come l’alternanza delle stagioni), oltre che osservare il corso dei fiumi per prevederne in tempo utile le piene;
- costituivano efficaci torri di avvistamento, dalle quali era possibile accorgersi dell’arrivo di nemici o dell’insorgere di disordini e rivolte popolari all’interno della città; rendevano quindi più agevole la difesa dei magazzini, che insieme alla ziqqurat costituivano il complesso della struttura di comando.
A identificarsi con questa struttura monumentale e imponente erano i capi delle comunità, il cui prestigio si appoggiava anche sulla capacità di prevedere le piene dei fiumi e di regolarne le acque. Tale prestigio assunse il tono della venerazione, essendo identificati come intermediari degli dèi, cioè interpreti presso le divinità delle esigenze comunitarie.