1 - Le città-Stato dei Sumeri

Unità 2 LE CIVILTÀ DELLA MESOPOTAMIA >> Capitolo 3 – Mesopotamia, l’alba degli imperi

1. Le città-Stato dei Sumeri

Fra il 3500 e il 3000 a.C. sulle foci del Tigri e dell’Eufrate sorsero insediamenti che per dimensione, struttura, organizzazione politica, reti di vita civile, sociale e religiosa non possiamo definire villaggi, ma vere e proprie città. Gli storici ricorrono alla definizione di città-Stato per indicare queste nuove realtà territoriali, strutturate, funzionali, autonome, indipendenti, e con un rapporto di dominio con il ristretto territorio agricolo circostante, fonte della loro ricchezza, che quasi sempre la città mantiene grazie a un apparato militare efficiente e aggressivo.
Tra le più importanti si ricordano Eridu, Nippur, Ur e Uruk e, nella fase di maggior sviluppo delle  civiltà della Mesopotamia, Ninive, Ctesifonte, Seleucia, Kish e Lagash.
Diversi elementi differenziavano le città dai villaggi:

  • nelle città viveva un numero di abitanti molto maggiore che nei villaggi;
  • rispetto ai villaggi era più esteso lo spazio occupato dalle abitazioni, spesso collocate l’una a ridosso dell’altra e realizzate con materiali più solidi e duraturi di quelli impiegati per le capanne neolitiche;
  • l’organizzazione dello spazio interno aveva un rilievo ben visibile: al centro si ergeva un edificio compatto che rappresentava il centro politico, economico e religioso della comunità, nel quale trovavano posto gli alloggi del re, i luoghi del culto, il magazzino e il mercato;
  • le città erano circondate da mura, innalzate allo scopo di difendere la popolazione e le scorte alimentari dagli assalti dei popoli nomadi.

L’organizzazione politica delle città-Stato

L’aumento della popolazione e l’estensione dei territori controllati dalle città-Stato resero necessario un coordinamento più efficace da parte di chi deteneva il potere politico. L’espansione territoriale, infatti, richiedeva sia una maggiore organizzazione delle forze militari, per difendere il territorio dagli attacchi di popolazioni nomadi nemiche o di altre città straniere, sia una più attenta amministrazione della gestione delle acque e delle attività economiche, attraverso la raccolta e l’immagazzinamento dei beni alimentari e la gestione dei prodotti artigianali e delle merci importate tramite gli scambi commerciali.

Una delle conseguenze più importanti delle innovazioni agricole riguardò l’organizzazione sociale. Il magazzino, oltre a luogo di raccolta e di distribuzione del cibo, presto si trasformò fino a diventare un vero e proprio tempio, e i funzionari incaricati di custodire le riserve di cereali coincidevano con i membri della classe sacerdotale; nelle prime comunità mesopotamiche essi furono chiamati re-sacerdoti.
Non si trattava solo di custodire, ma anche di redistribuire quella ricchezza nei momenti di necessità. Questo ruolo delicato di redistribuzione delle riserve accumulate venne probabilmente affidato a personaggi influenti, i quali talvolta erano aiutati dai membri della famiglia. Il re-sacerdote acquisì con il tempo grande prestigio in virtù della sua capacità di gestire le risorse fondamentali, fino a diventare di fatto il capo della comunità. Egli dunque rappresentava allo stesso tempo il capo religioso (in quanto sommo sacerdote era considerato il tramite tra gli uomini e gli dèi, oltre che il garante del sostegno divino alla prosperità della città), politico (nella sua qualità di re), militare (in quanto capo dell’esercito), amministrativo (per i compiti di giudice che svolgeva) ed economico (a lui spettava, infatti, il coordinamento dei lavori idraulici e delle attività dei magazzini).
Il sovrano era affiancato da una classe di funzionari che svolgevano compiti di comando. Tra questi ultimi un ruolo importante era svolto dagli
scribi, che prendevano nota delle quantità di cereali in entrata e in uscita dai magazzini per le esigenze alimentari o come merce di scambio. Essi avevano un ruolo di prestigio all’interno della società e si distinguevano nettamente dal resto della popolazione: il loro gruppo sociale costituisce il primo esempio storico di formazione della nobiltàLa maggior parte della popolazione rimaneva comunque impegnata nello svolgimento delle attività agricole: erano infatti i contadini a fornire i beni primari, indispensabili alla vita di tutta la comunità.

Poco alla volta le città-Stato si trasformarono così in veri e propri regni, che giunsero a estendere il proprio controllo su vaste aree, sottomettendo diverse popolazioni. Si parla, in questo caso, di imperi.

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Una gonna per il re

Poiché il clima della bassa Mesopotamia era molto caldo, anche il re-sacerdote, come tutti i membri delle classi sociali più ricche, si presentava in pubblico a torso nudo.
La sua elevata condizione sociale era testimoniata dall’ampia e lunga gonna, formata da ciocche di lana che, grazie alla loro capacità isolante, proteggevano dal caldo eccessivo la parte inferiore del corpo. Ne vediamo un esempio in questa statua, che raffigura un re-sacerdote di una città mesopotamica.

La stratificazione sociale delle città-Stato

Le città-Stato erano diventate centri di vita intensa nei quali si svolgevano attività sempre più specializzate. Gli artigiani producevano armi, attrezzi per l’agricoltura, utensili per i lavori domestici; i mercanti vendevano i prodotti provenienti da terre lontane, ottenuti scambiandoli con i cereali; gruppi stabili di soldati si occupavano della difesa della città dagli assalti delle popolazioni nomadi, un compito che inizialmente era stato svolto dai contadini.

Senofonte, storico ateniese vissuto molto più tardi, tra il V e il IV secolo a.C., scriveva: «Nelle grandi città, poiché sono molti a richiedere i prodotti di ogni mestiere, per vivere basta che un uomo ne conosca uno solo, e spesso anche meno di uno. Per esempio, un tale fabbrica scarpe da uomo, un altro scarpe da donna, e vi sono luoghi dove uno può guadagnarsi da vivere riparando scarpe, un altro tagliando il cuoio, un altro cucendo la tomaia, mentre un altro ancora non esegue nessuna di queste operazioni, ma mette insieme le varie parti. Di necessità, chi svolge un compito molto specializzato lo farà nel modo migliore».

La specializzazione permetteva a tutti di ritagliarsi una propria nicchia di lavoro, ma fu anche all’origine di crescenti differenze sociali determinate dai mestieri diversi che ognuno ricopriva, in quanto, in base al prestigio del compito svolto, gli individui occupavano posti diversi nella scala gerarchica della società.
Con il passare del tempo i sacerdoti e la classe dei funzionari acquisirono un potere effettivo sempre più vasto, mentre i contadini continuarono a svolgere il lavoro agricolo senza possedere la proprietà della terra né la gestione dei suoi prodotti.

Terre, mari, idee - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana