2 - Da Homo habilis a Homo sapiens: la preistoria

Unità 1 LA TERRA E I PRIMI ESSERI UMANI >> Capitolo 1 – Le origini della specie umana

2. Da Homo habilis a Homo sapiens: la preistoria

Con la comparsa del genere Homo inizia la preistoria, la lunga fase che precede l’invenzione della scrittura, avvenuta intorno al 3500 a.C. Secondo il criterio basato sulla datazione dei manufatti di pietra, la preistoria viene convenzionalmente divisa in due periodi:

  • il Paleolitico (dal greco palaiós, “antico”, e líthos, “pietra”) o “età della pietra antica”, che va da 2,5 milioni di anni fa (comparsa di Homo habilis) al 10 000 a.C. circa;
  • il Neolitico (dal greco néos, “nuovo”, e líthos, “pietra”) o “età della pietra nuova”, cioè levigata, che va dal 10 000 al 4000 a.C. circa.

Homo habilis: la prima specie umana

Gli scienziati hanno denominato la prima specie umana Homo habilis (dal latino habeo, “sono capace”) perché capace di operazioni più articolate e complesse: per esempio era in grado di realizzare rudimentali strumenti di pietra, i cosiddetti chopper, pietre scheggiate e quindi taglienti ottenute battendo tra loro alcuni ciottoli. Con questi strumenti, gli esseri umani potevano lavorare il legno e altri materiali o staccare con facilità la carne dalle carcasse degli animali.
La dieta ricca di carne fu in effetti un elemento fondamentale per la sopravvivenza e soprattutto per l’evoluzione di Homo habilis, perché garantiva le calorie necessarie a nutrire individui con cervelli di dimensioni più grandi, che richiedevano un apporto energetico maggiore.
L’espansione dei gruppi di Homo habilis era però ancora strettamente legata alle risorse presenti nell’ambiente: quando un territorio era stato sfruttato oltre misura e non era più in grado di fornire cibo per un numero crescente di individui, il gruppo doveva spostarsi in cerca di condizioni migliori. Questo stile di vita, basato sulla periodica migrazione delle comunità, è definito nomadismo ( p. 45) ed è ancora oggi diffuso in alcuni contesti geografici e sociali.

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Homo naledi: i dubbi della ricerca

Nel corso degli ultimi dieci anni nuovi studi e scoperte sulla specie Homo hanno mostrato quanto vi sia ancora da scoprire sulla sua evoluzione. Nel 2008 per esempio è stato scoperto a Malapa, in Sudafrica, un fossile di adolescente, detto Australopithecus sediba, la cui anatomia parrebbe una via di mezzo fra gli australopitechi e il genere Homo.
Nel 2013 nella grotta chiamata Rising Star (“stella nascente” in inglese, in lingua sesotho naledi, che significa appunto “stella”), molto vicino a Malapa, è avvenuto il più grande ritrovamento di ossa di ominidi: oltre 1550 frammenti di ossa di almeno 15-20 individui di tutte le età, dai neonati agli anziani.
Homo naledi è un ominide molto particolare, forse vissuto tra i 2 e i 2,5 milioni di anni fa: ha corporatura snella e statura di tipo umano ma un cervello piccolo come un’arancia; ha un piede simile a quello umano e dita della mano lunghe e affusolate, capaci di manipolare oggetti, mentre spalla, mano, polso sono più adatti ad arrampicarsi sugli alberi. Dunque camminava eretto ma non aveva perso la capacità di arrampicarsi e vivere sugli alberi. Da ciò che gli scienziati hanno potuto ricostruire manipolava oggetti ma non era carnivoro.

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Homo erectus/ergaster: la scoperta del fuoco

È ancora molta l’incertezza degli studiosi nel definire gli stadi evolutivi successivi, anche perché la scoperta dei fossili è stata fatta in periodi diversi con tecniche di ricerca non comparabili e in luoghi molto distanti. Incertezza vi è, per esempio, nel definire Homo erectus (scoperto nel 1892 nell’isola di Giava e così chiamato in base alla teoria, oggi superata, che considerava questo ominide come il primo ad avere assunto la stazione eretta) e Homo ergaster (cioè “capace di lavorare”, scoperto nel 1975 in Etiopia). Sebbene siamo meglio informati su Homo ergaster (Turkana boy), la convinzione oggi prevalente è che si tratti se non proprio di una stessa specie, di specie molto affini: comparsi entrambi tra 1,9 e 1,5 milioni di anni fa, condividono infatti caratteri morfologici specifici.
Erano dotati di un cervello più sviluppato di quello di Homo habilis e avevano una struttura scheletrica adatta ai lunghi spostamenti, divenuti necessari per la sopravvivenza. L’inaridimento del territorio e la scarsità di cibo, infatti, spinsero per la prima volta alcune comunità di Homo erectus/ergaster al di fuori del continente africano, in Asia e in Europa (Atlante attivo, pp. 36-37).
Soprattutto, essi svilupparono abilità intellettive e manuali molto avanzate. Usavano e conservavano il fuoco, una delle innovazioni più importanti, e producevano manufatti complessi come le amigdale, pietre bifacciali scheggiate in modo simmetrico e utensili più adatti alla caccia. Una simile abilità presuppone che questi esseri umani fossero in grado di immaginare la forma di un utensile prima ancora di realizzarlo. Si ritiene quindi che possedessero la capacità di astrazione dei concetti necessaria a elaborare mentalmente idee e progetti prima ancora della loro realizzazione concreta. Grazie alla caccia in gruppo poi, divennero più cooperativi di altre specie e impararono a esprimersi e a comunicare in modo efficace con i propri simili.

Turkana boy

L’entusiasmo per la scoperta di Lucy ha dato impulso a molte ricerche: una decina di anni dopo è venuto alla luce un ragazzo sedicenne, vissuto “solo” un milione di anni dopo. Non è un australopiteco, ma un Homo ergaster. Viene chiamato Turkana boy perché trovato vicino al lago omonimo, in Africa.
Il ragazzo di Turkana aveva gambe lunghe da corridore resistente, la scatola cranica massiccia e voluminosa, la faccia larga e sporgente in avanti, la mandibola robusta e quasi priva di mento. Assomigliava un po’ al “cugino” Homo neanderthalensis che si ritroverà in Europa.

Homo heidelbergensis: il cacciatore con armi complesse

Questa specie deriva il suo nome da resti fossili di 500 000 anni fa, dunque relativamente recenti, scoperti nel 1907 vicino a Heidelberg (Germania). Altri reperti hanno poi fatto ipotizzare una sua comparsa in un periodo precedente, intorno agli 800 000 anni fa, in area iberica (caverna di Gran Dolina nella Sierra di Atapuerca) e in Italia, a Ceprano, presso Frosinone. Altri resti sono stati trovati in diverse parti d’Europa, in Africa e in Cina. Con questo Homo si assiste a un “salto” evolutivo, poiché la specie era in grado di costruire capanne, ripari forse coperti con pelli di animali, con un’entrata, un focolare (che sembra mostrare come il fuoco non fosse usato solo per cucinare) e un foro per l’uscita del fumo – questi risalenti a 380 000 anni fa – e riuniti in accampamenti. A Schoeningen (Germania) sono stati trovati resti di cavalli macellati, cioè scuoiati e preparati in pezzi per la cottura, e di numerosi altri mammiferi, e gli studiosi hanno ipotizzato che la macellazione avvenisse in luoghi dedicati.
Homo heidelbergensis era un abile cacciatore, un predatore ben organizzato, che si muoveva in “bande”, e ricorreva a elaborate strategie di caccia. I ritrovamenti relativi alle armi mostrano una maggiore efficienza: non solo amigdale, ma anche lance di legno di abete rosso con punta intagliata usate per colpire a distanza. Si serviva di strumenti composti, formati da due o più parti: in Kenya sono venute alla luce persino lame – schegge con margini paralleli e lunghezza doppia della larghezza –, testimonianze di un livello cognitivo molto avanzato.
Sicuramente Homo heidelbergensis fu la specie più “intelligente” vissuta sino ad allora, con abitudini di vita più complesse rispetto agli altri ominidi.

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Homo neanderthalensis: la prima vita sociale solidale

Forse a causa di una glaciazione che abbassò molto le temperature, delle specie di ominidi presenti in Europa tra 800 000 e 150 000 anni fa solo una nuova specie, chiamata Homo neanderthalensis dall’antico nome della valle in cui furono trovati i suoi primi resti (Neanderthal, in Germania), sembra sia sopravvissuta per un lasso di tempo compreso fra 250 000 e 30 000 anni fa. Si trattava di una specie ampiamente diffusa (da Gibilterra a Israele, dall’Uzbekistan alla Finlandia), costituita da gruppi che vivevano isolati l’uno dall’altro e avevano scarsissimi contatti con gruppi di altre specie. In territorio italiano ci sono ritrovamenti ad Altamura (Bari), sul Monte Circeo e a Saccopastore, poco lontano da Roma.
L’Uomo di Neanderthal aveva una corporatura massiccia e visse in un ambiente dal clima molto rigido: per ripararsi dal freddo e dai predatori usava le grotte, che riusciva a illuminare e a riscaldare grazie alla capacità di utilizzare il fuoco.
I gruppi di questa specie, inoltre, erano soliti seppellire i morti, anche se questa pratica non implica che avessero elaborato forme di culto per i defunti.
Dagli studi sui resti sono emerse in questa specie le prime manifestazioni di solidarietà altruistica. Molti scheletri di anziani mostravano segni di malattie, malformazioni, perdita di denti: non sarebbero sopravvissuti fino a un’età avanzata se non fossero stati aiutati dagli altri.
Le comunità di Homo neanderthalensis si estinsero intorno a 30 000 anni fa, quando il clima rigido causato da una ulteriore glaciazione ridusse significativamente la disponibilità di risorse alimentari. Nella competizione che derivò da questa situazione di scarsità di cibo ebbe la meglio una nuova specie, molto più evoluta e più adatta alle mutate condizioni ambientali: Homo sapiens.

Il cespuglio evolutivo

L’immagine mostra il “cespuglio evolutivo”, che rappresenta la nuova teoria dell’evoluzione umana. Fino a pochi anni fa il modello evolutivo prevalente presentava lo sviluppo delle diverse specie di ominidi in maniera lineare, ossia come una sequenza che progredisce fino ad arrivare a noi.
La nuova teoria mostra invece che il percorso dell’evoluzione del genere Homo somiglia piuttosto a un cespuglio, fatto di ramificazioni che si sono sviluppate in modo indipendente le une dalle altre e che provano anche la convivenza contemporanea di specie differenti.

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L’affermazione di Homo sapiens

È ormai accettata in campo scientifico l’ipotesi che la comparsa di Homo sapiens sia recente (non oltre 200 000 anni fa) e vada collocata in Africa. In particolare su un aspetto la differenza tra Homo sapiens e tutti i predecessori (oggi indicati come early-Homo, cioè “Homo arcaico”) è indiscutibile: riguarda il nuovo rapporto tra la struttura del cervello e gli adattamenti ambientali. Il cervello di Homo sapiens cambiò non tanto nelle proporzioni, ma in maniera rilevante nella sua organizzazione e nella morfologia: il cranio si accorciò e si alzò, si formò la fronte verticale, scomparve il prognatismo e lo scheletro facciale divenne più sottile e piatto, con il mento più visibile.
La nuova organizzazione del cervello si combinò con la nuova capacità di adattarsi all’ambiente e di fabbricare strumenti elaborati. Homo sapiens era infatti capace di produrre utensili molto sofisticati con il legno, la pietra, le ossa e le corna di animali, per esempio armi come le lance o l’arco e le frecce, utili sia per la caccia sia per difendersi da attacchi di predatori o di gruppi umani ostili.
L’arco, in particolare, era costruito con un fusto di legno flessibile alle cui estremità veniva annodata una corda di canapa o un tendine di animale, ed era in grado di scagliare frecce a una velocità di circa cento chilometri orari, con una forza tale da trapassare un animale di grossa taglia anche a grande distanza.
Grazie al potenziamento di queste capacità strategiche, Homo sapiens praticava la caccia e la pesca con maggiore efficacia, nonostante possedesse una corporatura meno robusta dell’Uomo di Neanderthal, e riuscì così a prevalere sulle altre specie e a procurarsi il cibo in modo relativamente agevole.
Tra le caratteristiche che spiegano l’affermazione di Homo sapiens ha un ruolo fondamentale anche l’evoluzione del linguaggio: i nostri diretti antenati sapevano comunicare in modo molto più preciso dei loro predecessori e dei loro contemporanei. La trasmissione di conoscenze e di esperienze favoriva il consolidamento delle relazioni sociali, garantendo una maggiore unità all’interno delle comunità, e rendeva più proficue le attività di sostentamento, poiché facilitava la messa a punto di strategie più utili per il reperimento delle risorse alimentari, come abbiamo visto, e la realizzazione di nuovi strumenti.
Probabilmente cominciò in quest’epoca una prima suddivisione dei compiti tra i membri della comunità: per esempio, l’attività di raccolta dei vegetali veniva svolta dalle donne, mentre gli uomini erano soprattutto cacciatori.

AUSTRALOPITECO

  • andatura bipede

HOMO HABILIS

  • sa scheggiare i chopper
  • accende il fuoco
  • inizia a comunicare

HOMO ERECTUS

  • ha una struttura scheletrica adatta agli spostamenti
  • accende e conserva il fuoco
  • scheggia le amigdale

HOMO NEANDERTHALENSIS

  • utilizza le grotte
  • usa il fuoco
  • seppellisce i morti

HOMO SAPIENS

  • produce utensili sofisticati
  • usa arco e lance per cacciare e per difendersi
  • evoluzione del linguaggio

Terre, mari, idee - volume 1
Terre, mari, idee - volume 1
Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana