Unità 3 ACQUE E TERRA: EGITTO E PALESTINA >> Capitolo 6 – Ai margini degli imperi

TESTIMONIANZE DELLA STORIA

DUE CITTÀ DI COMMERCI: CARTAGINE E TIRO

Nel testo qui riportato Erodoto, storico greco vissuto nel V secolo a.C., descrive una particolare forma di commercio praticata dai Cartaginesi con una non specificata popolazione indigena africana e spiega con quali modalità essi commerciano con popoli di lingue diverse. È quello che oggi è stato definito “commercio silenzioso”, in cui la contrattazione avviene senza parole e a distanza.

Secondo i Cartaginesi, c’è sulla costa di Libia1 una località abitata al di là delle colonne d’Ercole nella quale trasbordano e commerciano le loro merci in questo modo: le dispongono in bell’ordine sulla spiaggia e poi ritornano subito a bordo e segnalano la loro presenza con una colonna di fumo. Gli indigeni vedono il fumo, scendono al mare, depositano sulla sabbia dell’oro come pagamento e si ritirano.
I Cartaginesi ritornano quindi a riva per esaminare l’offerta. Se ritengono che il loro carico sia ben pagato, raccolgono l’oro e se ne vanno; altrimenti ritornano a bordo e restano in attesa. Allora gli indigeni ritornano e aggiungono altro oro a quello già deposto finché i mercanti non siano soddisfatti. Tutto avviene onestamente secondo i Cartaginesi, che non toccano l’oro fino a quando ritengono la quantità insufficiente, e gli indigeni non toccano la merce sinché i mercanti non hanno raccolto l’oro.


Erodoto, Storie, IV, 196, Rizzoli, Milano 2009

Questo testo è tratto dalla Bibbia, dal Libro di Ezechiele, il profeta che fu deportato a Babilonia quando Gerusalemme cadde per la prima volta e che, dopo la caduta definitiva (586 a.C.) a opera di Nabucodonosor, dovette esortare il popolo a una nuova rinascita.
Il passo riportato fa parte della cosiddetta Elegia sulla distruzione di Tiro, dove Ezechiele profetizza la caduta di una delle più importanti città fenicie, snodo commerciale e importante centro di traffici, come testimoniano i paragrafi che seguono.

Tarsis commerciava con te, per le tue ricchezze d’ogni specie, scambiando le tue merci con argento, ferro, stagno e piombo. Anche Iavan, Tubal e Mesec1 commerciavano con te e scambiavano le tue merci con schiavi e oggetti di bronzo. Quelli di Torgarmà ti fornivano in cambio cavalli da tiro, cavalli da corsa e muli. Gli abitanti di Dedan [città dell’Arabia] trafficavano con te; il commercio delle molte isole era nelle tue mani: ti davano in pagamento zanne d’avorio ed ebano. Aram commerciava con te per la moltitudine dei tuoi prodotti e pagava le tue merci con turchese, porpora, ricami, bisso, coralli e rubini. Con te commerciavano Giuda e la terra d’Israele. Ti davano in cambio grano di Minnit,2 dolci, miele olio e balsamo. Damasco […] scambiava vino di Chelbon e lana di Sacar. Vedan e Iavan da Uzal ti fornivano ferro lavorato, cassia e canna aromatica in cambio dei tuoi prodotti. L’Arabia e tutti i principi di Kedar […] agnelli, montoni e capri. I mercanti di Saba e di Raamà […] i più squisiti aromi, con ogni sorta di pietre preziose e con oro. Carran, Canne, Eden, i mercanti di Saba, Assur, Chilmad […] vesti di lusso, mantelli di porpora e di broccato, tappeti tessuti a vari colori, funi ritorte e robuste. […] Così divenisti ricca e gloriosa in mezzo ai mari.


Ezechiele, 27, 12-25

PER FISSARE I CONCETTI
  • Quale tipo di merci commerciano i Fenici? Ordinale in queste categorie: beni alimentari, beni di lusso, strumenti di lavoro.
  • Quale area geografica è coinvolta in questi scambi commerciali?
  • Emerge un giudizio (esplicito o implicito) dalla descrizione di Ezechiele?

Terre, mari, idee - volume 1
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Dalla preistoria alla crisi di Roma repubblicana