L’ambiente e le risorse - Il mare: la ricchezza dei Fenici

Unità 3 ACQUE E TERRA: EGITTO E PALESTINA >> Capitolo 6 – Ai margini degli imperi

L’AMBIENTE E LE RISORSE

Il mare: la ricchezza dei Fenici

Nella parte settentrionale della terra di Canaan, che corrisponde all’attuale Libano, erano stanziati i Fenici, un altro popolo di origine semitica che subì la dominazione degli imperi dell’età del ferro. I Greci li chiamarono Phoinikes, cioè “rossi”, riferendosi alla loro abilità nel ricavare la porpora, mentre in altri documenti si trovano indicati come Sidonii dal nome di una delle loro principali città.
La Fenicia è una lunga striscia di terra imprigionata tra il mare e la catena montuosa del Libano lunga circa 160 km. Il territorio era costituito da corsi d’acqua dolce, piccole pianure fertili, colline, porti naturali, ripide scogliere, ed era protetto dalla catena dei monti. Le montagne erano ricche di foreste di querce, pini e boschi di cedri, piante sempreverdi alte fino a 50 metri da cui si ricavava resina aromatica e legname molto resistente, che venne utilizzato soprattutto per la costruzione degli scafi delle navi.
Pianure e colline erano invece coltivate a cereali, olio, vino, frutta, ortaggi. È importante però tenere conto che l’area coltivabile era modesta e lo sviluppo agricolo di conseguenza fu poco rilevante. Ben più importanti erano altre attività economiche come il commercio e l’attività marinara. La popolazione era infatti concentrata nell’area costiera dove sorgevano le maggiori città: Arwad, Biblo, Berito, Sidone, Tiro.
Rispetto alle esperienze delle civiltà del Vicino Oriente, in Fenicia la città rivestiva un ruolo ancora più importante: si trattava di unità politiche e amministrative autonome e indipendenti che avevano imparato a sfruttare la centralità del loro territorio nella regione, passaggio obbligato tra Anatolia, Egitto, Mesopotamia, penisola arabica, e l’interesse che la loro vivacità suscitava per il commercio cretese e miceneo.
I Fenici scelsero il mare come punto di riferimento per il loro sviluppo economico e allestirono una flotta mercantile che dominò le rotte mediterranee per diversi secoli. Crearono così una vasta rete commerciale che permise loro di esportare in terre lontane i tessuti pregiati che sapevano tingere con la porpora e gli oggetti di vetro, tipici del loro artigianato. Il Mediterraneo rappresentò, inoltre, almeno per una parte della popolazione fenicia, un’alternativa alla sottomissione da parte degli imperi – come quello assiro – che si erano consolidati nella regione; il mare costituì infatti una via di fuga e di comunicazione verso altre terre, dove i Fenici avrebbero fondato nuovi centri urbani destinati ad assumere grande importanza economica e politica.

La porpora

La porpora, un colorante naturale che si ottiene da un pigmento estratto da un mollusco marino tramite la macerazione in acqua salata, era impiegata dai Fenici per tingere i tessuti. I prezzi elevati delle stoffe tinte con la porpora erano giustificati dalle difficoltà della lavorazione, che durava circa due settimane, e dalla grande quantità di molluschi (circa 8000) necessari a ottenere un solo grammo di tintura.
Durante l’età del ferro, inoltre, gli artigiani fenici erano gli unici a conoscere le tecniche di lavorazione della porpora: i loro prodotti perciò erano molto ricercati e preziosi.

Terre, mari, idee - volume 1
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