Al cuore della letteratura - Giacomo Leopardi

L'autore – Giacomo Leopardi

 T5 

La felicità non esiste

Zibaldone, [165-167]


Secondo Leopardi, il desiderio del piacere è connaturato all’esistenza; tuttavia, essendo illimitato, è destinato a non trovare mai soddisfazione: prima o poi tutti i piaceri reali, anche se realizzati, finiscono per essere deludenti.

(12-23 luglio 1820)
Il sentimento della nullità di tutte le cose, la insufficienza di tutti i piaceri a riempierci
l’animo, e la tendenza nostra verso un infinito che non comprendiamo,
forse proviene da una cagione1 semplicissima, e più materiale che spirituale. L’anima
umana (e così tutti gli esseri viventi) desidera sempre essenzialmente, e mira
5 unicamente, benché sotto mille aspetti, al piacere, ossia alla felicità, che considerandola
bene, è tutt’uno col piacere. Questo desiderio e questa tendenza non ha
limiti, perch’è ingenita o congenita2 coll’esistenza, e perciò non può aver fine in
questo o quel piacere che non può essere infinito, ma solamente termina colla vita.
E non ha limiti 1. né per durata, 2. né per estensione. Quindi non ci può essere
10 nessun piacere che uguagli 1. né la sua durata, perché nessun piacere è eterno, 2.
né la sua estensione, perché nessun piacere è immenso, ma la natura delle cose
porta3 che tutto esista limitatamente, e tutto abbia confini, e sia circoscritto. Il
detto desiderio del piacere non ha limiti per durata, perché, come ho detto, non
finisce se non coll’esistenza, e quindi l’uomo non esisterebbe se non provasse questo
15 desiderio. Non ha limiti per estensione perch’è sostanziale in noi, non come
desiderio di uno o più piaceri, ma come desiderio del piacere. Ora una tal natura
porta con se materialmente l’infinità, perché ogni piacere è circoscritto, ma non
il piacere la cui estensione è indeterminata, e l’anima amando4 sostanzialmente
il piacere, abbraccia tutta l’estensione immaginabile di questo sentimento, senza
20 poterla neppur concepire, perché non si può formare idea chiara di una cosa ch’ella
desidera illimitata. Veniamo alle conseguenze. Se tu desideri un cavallo, ti pare
di desiderarlo come cavallo, e come un tal piacere, ma in fatti5 lo desideri come
piacere astratto e illimitato. Quando giungi a possedere il cavallo, trovi un piacere
necessariamente circoscritto, e senti un vuoto nell’anima, perché quel desiderio
25 che tu avevi effettivamente, non resta pago.6 Se anche fosse possibile che restasse
pago per estensione, non potrebbe per durata, perché la natura delle cose porta
ancora che niente sia eterno. E posto che quella material cagione che ti ha dato un
tal piacere una volta, ti resti sempre (per esempio tu hai desiderato la ricchezza,
l’hai ottenuta, e per sempre), resterebbe materialmente, ma non più come cagione
30 neppure di un tal piacere, perché questa è un’altra proprietà delle cose, che tutto si
logori, e tutte le impressioni appoco a poco svaniscano, e che l’assuefazione, come
toglie il dolore, così spenga il piacere. […] E perciò tutti i piaceri debbono esser
misti di dispiacere, come proviamo, perché l’anima nell’ottenerli cerca avidamente
quello che non può trovare, cioè una infinità di piacere, ossia la soddisfazione di
35 un desiderio illimitato.

 >> pag. 47 

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Dalla cultura illuministica e dai filosofi sensisti Leopardi ha ereditato la concezione della vita come ricerca della felicità, raggiungibile attraverso il piacere materiale, legato cioè alla percezione dei sensi. Purtroppo tale ricerca si rivela poi frustrata, irrisolta, negata: il piacere infatti rimane un’aspirazione, una chimera irraggiungibile e non diventa mai realtà. Quando sembra che esso sia realizzabile (come nel caso dell’agognato possesso di un cavallo, rr. 21-25), l’uomo va incontro presto all’assuefazione (r. 31) e alla delusione, poiché sperimenta il contrasto insuperabile tra l’infinità del desiderio e la finitezza del mondo.
Nell’aspirazione a una felicità infinita, che non si appaga della soddisfazione concreta e materiale ma anela a una tensione sconfinata, è possibile cogliere invece un’influenza del pensiero romantico. Quest’aspirazione, che non può essere né eliminata né gratificata, si tramuta così in frustrazione e in un vuoto nell’anima (r. 24), destinato a non essere colmato mai.

Le scelte stilistiche

Il brano presenta una forma argomentativa che evita inutili ornamenti retorici o abbellimenti letterari: del resto, al pari di tutte le altre note dello Zibaldone, anche questa non nasce per essere pubblicata, ma come spunto personale di riflessione. Nella logica del ragionamento filosofico rientra, oltre a una certa tendenza schematica (si veda il ricorso, per due volte, all’enumerazione, rr. 9-11), la presenza costante dei connettivi logici e sintattici (Quindi, Ora, Se anche, E perciò).

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Perché il desiderio di felicità dell’uomo non può essere mai del tutto soddisfatto?


2 Spiega il significato dell’esempio del cavallo.

ANALIZZARE

3 Il ragionamento filosofico si avvale di un lessico e una sintassi appropriati per tale funzione espressiva: trova qualche esempio nel testo.

INTERPRETARE

4 Nel testo prevalgono i termini astratti o quelli concreti? Perché?

PRODURRE

La tua esperienza

5 Il piacere di cui parla Leopardi – misto di dispiacere, […] perché l’anima […] cerca avidamente quello che non può trovare, cioè una infinità di piacere, ossia la soddisfazione di un desiderio illimitato (rr. 33-35) – sembrerebbe essere il motore anche della nostra moderna società dei consumi, una società “desiderante” in cui tutto va ricercato e ottenuto subito, e la sensazione di inappagamento va colmata con un nuovo desiderio da soddisfare, procedendo così di piacere effimero in piacere effimero. Alla luce della riflessione di Leopardi, basandoti sulle tue esperienze personali e le tue conoscenze, come giudichi tutto ciò? Rifletti in un testo argomentativo di circa 40 righe.


Al cuore della letteratura - Giacomo Leopardi
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