(12-23 luglio 1820)
Il sentimento della nullità di tutte le cose, la insufficienza di tutti i piaceri a riempierci
l’animo, e la tendenza nostra verso un infinito che non comprendiamo,
forse proviene da una cagione1 semplicissima, e più materiale che spirituale. L’anima
umana (e così tutti gli esseri viventi) desidera sempre essenzialmente, e mira
5 unicamente, benché sotto mille aspetti, al piacere, ossia alla felicità, che considerandola
bene, è tutt’uno col piacere. Questo desiderio e questa tendenza non ha
limiti, perch’è ingenita o congenita2 coll’esistenza, e perciò non può aver fine in
questo o quel piacere che non può essere infinito, ma solamente termina colla vita.
E non ha limiti 1. né per durata, 2. né per estensione. Quindi non ci può essere
10 nessun piacere che uguagli 1. né la sua durata, perché nessun piacere è eterno, 2.
né la sua estensione, perché nessun piacere è immenso, ma la natura delle cose
porta3 che tutto esista limitatamente, e tutto abbia confini, e sia circoscritto. Il
detto desiderio del piacere non ha limiti per durata, perché, come ho detto, non
finisce se non coll’esistenza, e quindi l’uomo non esisterebbe se non provasse questo
15 desiderio. Non ha limiti per estensione perch’è sostanziale in noi, non come
desiderio di uno o più piaceri, ma come desiderio del piacere. Ora una tal natura
porta con se materialmente l’infinità, perché ogni piacere è circoscritto, ma non
il piacere la cui estensione è indeterminata, e l’anima amando4 sostanzialmente
il piacere, abbraccia tutta l’estensione immaginabile di questo sentimento, senza
20 poterla neppur concepire, perché non si può formare idea chiara di una cosa ch’ella
desidera illimitata. Veniamo alle conseguenze. Se tu desideri un cavallo, ti pare
di desiderarlo come cavallo, e come un tal piacere, ma in fatti5 lo desideri come
piacere astratto e illimitato. Quando giungi a possedere il cavallo, trovi un piacere
necessariamente circoscritto, e senti un vuoto nell’anima, perché quel desiderio
25 che tu avevi effettivamente, non resta pago.6 Se anche fosse possibile che restasse
pago per estensione, non potrebbe per durata, perché la natura delle cose porta
ancora che niente sia eterno. E posto che quella material cagione che ti ha dato un
tal piacere una volta, ti resti sempre (per esempio tu hai desiderato la ricchezza,
l’hai ottenuta, e per sempre), resterebbe materialmente, ma non più come cagione
30 neppure di un tal piacere, perché questa è un’altra proprietà delle cose, che tutto si
logori, e tutte le impressioni appoco a poco svaniscano, e che l’assuefazione, come
toglie il dolore, così spenga il piacere. […] E perciò tutti i piaceri debbono esser
misti di dispiacere, come proviamo, perché l’anima nell’ottenerli cerca avidamente
quello che non può trovare, cioè una infinità di piacere, ossia la soddisfazione di
35 un desiderio illimitato.