L'autore – Giacomo Leopardi

CLASSICI a confronto

Manzoni e Leopardi

Genesi di un’inconciliabile diversità: i luoghi di nascita e di formazione

I due letterati più importanti dell’Ottocento italiano nascono e si formano in ambienti culturali che non potrebbero essere più diversi tra loro. Manzoni e Leopardi sono entrambi nobili, figli di prestigiose famiglie aristocratiche: il primo, però, vive a Milano, trascorre molti periodi in Francia, frequenta intellettuali illuministi di prim’ordine (il nonno Cesare Beccaria era stato uno tra questi) e così può ereditare la tradizione più attiva ed evoluta della cultura europea del tempo. Il secondo cresce al contrario in una sorta di isolamento forzato, in un angolo delle Marche non toccato dalla Rivoluzione francese né dall’avventura napoleonica. A Milano Manzoni trova un ambiente vivace e cosmopolita, a Recanati Leopardi può conoscere il mondo solo immaginandoselo, chiuso nella biblioteca-carcere del palazzo di famiglia.

Le risposte opposte alle domande della vita

La distanza che separa Manzoni e Leopardi è, dunque, enorme già nelle condizioni di partenza dei due intellettuali, una distanza che la prospettiva religiosa e quella letteraria accentuano ulteriormente. All’approdo cristiano, che mitiga la visione pessimistica dell’autore dei Promessi sposi, corrisponde il legame di Leopardi con le filosofie materialistiche e atee dell’Illuminismo, che demistificano ogni richiamo illusorio a una benigna volontà provvidenziale. Manzoni individua in un mondo dominato dalla violenza il riscatto nella fede, che dona un senso alla sofferenza e spinge a un attivo impegno sociale e civile; Leopardi invece indica nella ragione umana l’unico strumento per reagire, con dignitosa accettazione dell’infelicità, a un ordine naturale delle cose, spietato e inesorabile nelle sue leggi oggettive, che tendono alla distruzione di ogni essere. Mentre il primo è sorretto dalla fede nel libero arbitrio e nella possibilità dell’uomo di esercitare il bene sulla Terra, il secondo è del tutto disilluso rispetto al senso dell’esistenza umana, convinto com’è del destino di solitudine e di morte che attende ciascun individuo, scagliato a caso nella vita.

La concezione della letteratura

Sul piano estetico-letterario, Manzoni professa la concezione dell’utilità sociale e morale dell’arte, raggiungibile grazie al «vero per soggetto»; l’arte può realizzare la propria funzione pedagogica se riflette sulle vicende umane e sulla realtà di tutti i giorni e di tutti gli uomini. Per Leopardi, al contrario, il «vero» cancella la fantasia e l’autenticità degli stati d’animo dell’io: la poesia non deve infatti riprodurre la realtà, ma trasfigurarla, dando voce e vita all’immaginazione. Così, se Manzoni appartiene alla tendenza realistica e oggettiva del Romanticismo, Leopardi – che considera i classici un punto di riferimento di valori universali – rappresenta quella tendenza lirica e soggettiva per cui l’autore, partendo dalla meditazione sul proprio destino personale, si interroga sui grandi problemi esistenziali che toccano tutta l’umanità. Promuovendo un originale connubio tra linguaggio poetico e linguaggio filosofico, l’autore recanatese concepisce la poesia come una straordinaria forma di conoscenza che riesce a coniugare la fantasia e la ragione.

Al cuore della letteratura - Giacomo Leopardi
Al cuore della letteratura - Giacomo Leopardi