Al cuore della letteratura - Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi – L'opera: Canti

 T19 

La quiete dopo la tempesta

Canti, 24


Finito il temporale, in un villaggio che possiamo immaginare essere Recanati (dove il canto fu composto nel settembre del 1829), la natura si rasserena e con essa anche gli uomini. Il mondo sembra più lieto e più bello: qui il piacere è per Leopardi nient’altro che la cessazione del dolore. Ancora una volta la descrizione di un evento naturale si fonde con la sua interpretazione simbolica.


METRO Canzone libera composta da 3 strofe di diversa misura, formate da endecasillabi e settenari liberamente rimati.

        Passata è la tempesta:
        odo augelli far festa, e la gallina,
        tornata in su la via,
        che ripete il suo verso. Ecco il sereno
5     rompe là da ponente, alla montagna;
        sgombrasi la campagna,
        e chiaro nella valle il fiume appare.
        Ogni cor si rallegra, in ogni lato
        risorge il romorio
10   torna il lavoro usato.
        L’artigiano a mirar l’umido cielo,
        con l’opra in man, cantando,
        fassi in su l’uscio; a prova
        vien fuor la femminetta a còr dell’acqua
15   della novella piova;
        e l’erbaiuol rinnova
        di sentiero in sentiero
        il grido giornaliero.
        Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
20   per li poggi e le ville. Apre i balconi,
        apre terrazzi e logge la famiglia:
        e, dalla via corrente, odi lontano
        tintinnio di sonagli; il carro stride
        del passeggier che il suo cammin ripiglia.

25   Si rallegra ogni core.
        Sì dolce, sì gradita
        quand’è, com’or, la vita?
        Quando con tanto amore
        l’uomo a’ suoi studi intende?
30   o torna all’opre? o cosa nova imprende?
        quando de’ mali suoi men si ricorda?
        Piacer figlio d’affanno;
        gioia vana, ch’è frutto
        del passato timore, onde si scosse
35   e paventò la morte
        chi la vita abborria;
        onde in lungo tormento,
        fredde, tacite, smorte,
        sudàr le genti e palpitàr, vedendo
40   mossi alle nostre offese
        folgori, nembi e vento.

 >> pag. 133 

        O natura cortese,
        son questi i doni tuoi,
        questi i diletti sono
45   che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
        è diletto fra noi.
        Pene tu spargi a larga mano; il duolo
        spontaneo sorge e di piacer, quel tanto
        che per mostro e miracolo talvolta
50   nasce d’affanno, è gran guadagno. Umana
        prole cara agli eterni! assai felice
        se respirar ti lice
        d’alcun dolor: beata
        se te d’ogni dolor morte risana.

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Con l’imperversare della tempesta, la vita del villaggio si era come arrestata in un silenzio sospeso. Ora che il temporale è passato, tornano i rumori, segno che la vita riprende. Il primo annuncio è dato dagli animali: il cinguettare degli uccelli e il chiocciare delle galline. All’orizzonte, dalla parte dei monti, si aprono squarci d’azzurro e sui campi si dissolve la nebbia. Anche gli uomini ricominciano il lavoro che era stato interrotto a causa della preoccupazione e della paura: l’artigiano sulla soglia della bottega, la donna che attinge acqua alla fonte, l’ambulante che lancia il suo grido. Su tutto, su questo lieto rinnovarsi della vita, splende il sole.

 >> pag. 134 

In questo quadro sereno si innesta però, nella seconda strofa, l’amara riflessione dell’autore. Si tratta di una gioia vana, ch’è frutto / del passato timore (vv. 33-34): se ora si gioisce, è soltanto perché prima si è temuto e si è stati in preda a un grande spavento. Il piacere non esiste in sé, in positivo, ma soltanto in negativo, come figlio d’affanno (v. 32), fuggevole intervallo tra un dolore e quello successivo. Infine, nella terza strofa, il poeta rivolge una prima apostrofe* alla natura, colpevole come in A Silvia► T16, p. 112) di non favorire i suoi figli e di non mantenere le promesse fatte loro, e una seconda apostrofe, di tono sarcastico, agli uomini, che si ritengono prediletti dagli dèi (vv. 50-51), mentre la loro unica, autentica felicità coincide con la morte.

Le scelte stilistiche

L’effimero affiorare della felicità nel paese è espresso da Leopardi insistendo soprattutto sulle sensazioni sonore: il canto dell’artigiano (vv. 11-12), il grido giornaliero dell’erbivendolo (vv. 16-18), il tintinnio di sonagli del carro del viandante (vv. 23-24). Lo stile dell’idillio propone qui schizzi vivaci di un quadro ricco di particolari, sul quale si imprimono le “vaghe” immagini leopardiane, dal sole che ritorna sulle colline e sulle case al dinamismo degli abitanti del villaggio, colto con un ritmo quasi gioioso.
In realtà, l’animata descrizione del paesaggio serve a introdurre il momento della meditazione e dell’amara rivelazione dell’inganno. In tal modo, le azioni fissate in un presente astratto, privo di una precisa connotazione temporale (ripete, v. 4; si rallegra, vv. 8 e 25; Risorge, v. 9; torna, vv. 10 e 30 ecc.), riflettono la ciclica ripetitività del movimento universale: così come l’effimera ripresa della vita, presto anche la noia tornerà ad avvolgere l’esistenza degli uomini. Il piacere illusorio arrecato dalla cessazione del dolore può scuotere l’animo dal torpore solo per poco: l’ironia di cui è omaggiata la natura cortese (v. 42) prepara il campo, nella logica del componimento, all’irruzione finale dell’unica, vera risanatrice della condizione umana: la morte.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Da che cosa deriva la gioia del villaggio descritta nella prima strofa?


2 Perché Leopardi afferma che la felicità è una realtà illusoria?


3 Quale accusa rivolge il poeta alla natura?

ANALIZZARE

4 Quale figura di suono ricorre ai versi 8-9? A quale scopo viene utilizzata?


5 Quale figura troviamo ai versi 19-21? Con quale effetto?


6 Lo stile della poesia è di tipo

  •   A   meditativo.
  •     descrittivo.
  •     meditativo nella prima strofa e descrittivo nelle altre due.
  •     descrittivo nella prima strofa e meditativo nelle altre due.

INTERPRETARE

7 Il tono della lirica può essere definito

  •   A   disperato.
  •     angosciato.
  •     distaccato.
  •     spaventato.

8 In quale modo l’autore pone in relazione le sensazioni di gioia e dolore connesse all’evento atmosferico della tempesta?

PRODURRE

9 Confronta questa poesia con A Silvia► T16, p. 112) in merito alle accuse che Leopardi rivolge alla natura. Sono le stesse oppure cambiano? Motiva la tua risposta con opportuni riferimenti alle due liriche in un testo argomentativo di circa 30 righe.


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