Il primo Ottocento – L'autore: Alessandro Manzoni

la sintesi

LA VITA

Alessandro Manzoni nasce a Milano nel 1785, da Giulia Beccaria e Giovanni Verri, ma viene riconosciuto come figlio legittimo dal conte Pietro Manzoni, marito di Giulia. Quando i genitori si separano, va a vivere con questi per poi raggiungere la madre a Parigi nel 1805, dove frequenta l’ambiente degli idéologues. Nel 1808 si sposa con Enrichetta Blondel. Nel 1810 si converte al cattolicesimo e torna a vivere, definitivamente, a Milano. Attorno al 1814 inizia la sua grande stagione produttiva, che durerà oltre un decennio. Il soggiorno a Firenze del 1827 risulta fondamentale per la sua visione della lingua. Da qui lavora, infatti, incessantemente alla revisione linguistica dei Promessi sposi sulla base del fiorentino parlato dai ceti colti della città. Sempre schierato, in posizione filopiemontese, a favore dell’unità italiana, sostiene anche i moti del 1848. Con la proclamazione dell’Unità d’Italia viene nominato senatore e partecipa attivamente alla ricerca di una lingua che sia davvero nazionale. Muore a Milano nel 1873.

OPERE GIOVANILI

Prima della conversione Manzoni compone soprattutto versi di matrice neoclassica e illuminista.
In morte di Carlo Imbonati (1806) è un carme scritto in memoria del compagno della madre. Manzoni delinea il ritratto di un uomo moralmente integro, sul modello pariniano.

POESIA RELIGIOSA

Dopo il 1810 dà inizio a una proficua produzione di versi di matrice cattolica. Progetta di scrivere dodici inni sacri, ma ne termina quattro. Lo stile e la materia sono calibrati per un pubblico popolare. Nella Pentecoste (1817-1822) Manzoni mette al centro della poesia gli effetti di Dio sui fedeli.

LE TRAGEDIE

Nelle tragedie Manzoni infrange le consolidate tradizioni del genere abbandonando le unità aristoteliche di tempo e luogo, punta, infatti, a una maggiore verosimiglianza che aiuti le tragedie a sviluppare negli spettatori non trasporto emotivo ma coscienza critica. Il conte di Carmagnola (1820), ambientata nel Quattrocento, racconta del capitano di ventura Francesco Bussone; nell’Adelchi (1820-1822) sono raccontati gli eventi che nell’VIII secolo portano al crollo del dominio longobardo in Italia a opera dei franchi (Adelchi è il figlio del re longobardo Desiderio). Entrambe le storie sono permeate del pessimismo cristiano dell’autore, tradotto con il trionfo del male nella Storia, temperato dalla fede consolatrice.

LE ODI CIVILI

Convinto dell’importanza dei fini pedagogici della poesia, attraverso le odi civili Manzoni illustra la sua visione della Storia come terreno in cui la Provvidenza agisce al fianco dell’uomo per riscattarlo dalla tirannide e dall’assenza di libertà: in Marzo 1821, scritta durante i moti del 1820-1821, il popolo è incitato a lottare per la libertà, voluta da Dio; Il cinque maggio, scritta alla morte di Napoleone, racconta del generale francese nel momento della sua sconfitta, quando solo la Grazia può confortare dalla solitudine.

I PROMESSI SPOSI

È da considerarsi come il primo romanzo moderno della letteratura italiana. Manzoni ci lavora quasi incessantemente per circa vent’anni: dopo una prima versione negli anni 1821-1824 (Fermo e Lucia), lo dà alle stampe per la prima volta, profondamente modificato, nel 1827 (edizione “ventisettana”); infine, dopo una lunga e meticolosa rielaborazione linguistica (“risciacquatura in Arno”), I promessi sposi esce nella sua versione definitiva nel 1840 (la “quarantana”). La storia è ambientata nella Lombardia secentesca e inizia con il mancato matrimonio di due giovani, Renzo e Lucia, per il capriccio del signorotto locale, don Rodrigo. Il romanzo narra le peripezie che i due giovani affrontano prima di potersi sposare. La storia, che racconta un’ingiustizia sociale a danno di due poveri oppressi, va oltre gli accadimenti e ha un alto fine morale e religioso: Dio colpisce anche gli innocenti (quindi non vi è un tradizionale lieto fine) e ai credenti restano la fede e il conforto della Grazia nella sopportazione delle avversità. Con la scelta di un’epoca lontana e lo sdoppiamento della voce narrante, Manzoni riesce a portare avanti un’aspra critica nei confronti degli abusi di potere, tipici anche della sua epoca.

SCRITTI STORICI, LETTERARI E FILOSOFICI

Dal 1830, Manzoni abbandona la produzione letteraria e si dedica a riflessioni su vari temi: la religione (Osservazioni sulla morale cattolica, 1819), la Storia (Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia, 1822; Storia della colonna infame, 1840), la letteratura (Del romanzo storico, 1828; Dell’invenzione, 1850), la questione della lingua (Della lingua italiana, 1830-1850; Relazione al ministro Broglio, 1868; Sentir messa, 1835-1836).

EPISTOLARIO

In oltre 1800 lettere Manzoni ha veicolato le proprie idee di poetica: nella Lettre à Monsieur Chauvet (1820), Manzoni rivendica la rinuncia alle unità aristoteliche; nella Lettera sul Romanticismo (1823) identifica una radice cristiana nel sistema romantico; nella Lettera sulla lingua italiana (1847) tratta le ragioni che lo hanno portato a scegliere il fiorentino dell’uso colto.

Al cuore della letteratura - volume 4
Al cuore della letteratura - volume 4
Il primo Ottocento