Non crediate però che non ci fosse qualche fastidiuccio anche lì. L’uomo (dice il
nostro anonimo: e già sapete per prova1 che aveva un gusto un po’ strano in fatto
di similitudini; ma passategli anche questa, che avrebbe a esser l’ultima), l’uomo,
fin che sta in questo mondo, è un infermo che si trova sur un letto scomodo più o
5 meno, e vede intorno a sé altri letti, ben rifatti al di fuori, piani, a livello: e si figura
che ci si deve star benone. Ma se gli riesce di cambiare, appena s’è accomodato nel
nuovo, comincia, pigiando, a sentire qui una lisca2 che lo punge, lì un bernoccolo
che lo preme: siamo in somma, a un di presso,3 alla storia di prima. E per questo,
soggiunge l’anonimo, si dovrebbe pensare più a far bene, che a star bene: e così si
10 finirebbe anche a star meglio. È tirata un po’ con gli argani,4 e proprio da secentista;5
ma in fondo ha ragione. Per altro, prosegue, dolori e imbrogli della qualità e
della forza di quelli che abbiam raccontati, non ce ne furon più per la nostra buona
gente: fu, da quel punto in poi, una vita delle più tranquille, delle più felici, delle
più invidiabili; di maniera che, se ve l’avessi a raccontare, vi seccherebbe a morte.
15 Gli affari andavan d’incanto: sul principio ci fu un po’ d’incaglio6 per la scarsezza
de’ lavoranti e per lo sviamento e le pretensioni7 de’ pochi ch’eran rimasti.
Furon pubblicati editti che limitavano le paghe degli operai; malgrado quest’aiuto,
le cose si rincamminarono, perché alla fine bisogna che si rincamminino. Arrivò
da Venezia un altro editto, un po’ più ragionevole: esenzione, per dieci anni, da
20 ogni carico reale e personale8 ai forestieri che venissero a abitare in quello stato.
Per i nostri fu una nuova cuccagna.
Prima che finisse l’anno del matrimonio, venne alla luce una bella creatura; e,
come se fosse fatto apposta per dar subito opportunità a Renzo d’adempire quella sua
magnanima promessa,9 fu una bambina; e potete credere che le fu messo nome Maria.
25 Ne vennero poi col tempo non so quant’altri, dell’uno e dell’altro sesso: e Agnese
affaccendata a portarli in qua e in là, l’uno dopo l’altro, chiamandoli cattivacci, e
stampando loro in viso de’ bacioni, che ci lasciavano il bianco per qualche tempo. E
furon tutti ben inclinati;10 e Renzo volle che imparassero tutti a leggere e scrivere, dicendo
che, giacché la c’era questa birberia11, dovevano almeno profittarne anche loro.
30 Il bello era a sentirlo raccontare le sue avventure: e finiva sempre col dire le
gran cose che ci aveva imparate, per governarsi12 meglio in avvenire. «Ho imparato»,
diceva, «a non mettermi ne’ tumulti: ho imparato a non predicare in piazza: