Storia e Provvidenza
La meditazione sulla Storia ha un ruolo fondamentale in tutta l’opera creativa e saggistica di Manzoni, che a essa guarda per comporre tanto le due tragedie, Il conte di Carmagnola
e Adelchi (ambientate la prima nel XV secolo, la seconda nell’VIII), quanto il romanzo
I promessi sposi (situato nel XVII secolo). Dagli idéologues francesi frequentati in gioventù, lo scrittore milanese mutua un approccio agli eventi del passato lontano dalle consuetudini tradizionali. Lungi dal ridurre la Storia a celebrazione delle imprese militari e delle vicende politiche, egli mira a una ricostruzione più ampia, che non si limiti a proiettare in primo piano le gesta di principi e generali, ma tenga conto dell’esistenza di chi nel tempo si sia trovato a subire le ragioni della forza, dunque anche degli appartenenti alle classi più umili.
Questa impostazione, sottesa al disegno dei Promessi sposi, è chiaramente espressa da Manzoni nel Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia, scritto e pubblicato a margine dell’Adelchi, nel 1822. Trovatosi dinanzi alla mancanza di testimonianze sulla vita degli italici durante la dominazione longobarda, ai fini di una rappresentazione corretta l’autore si dice convinto dell’esigenza di dar voce ai «desideri, i timori, i patimenti, lo stato generale dell’immenso numero d’uomini che non ebbero parte attiva in quell’avvenimento, ma che ne provaron gli effetti». Quei milioni di uomini che sulla Terra passarono senza lasciare traccia, come comparse invisibili, salgono adesso sul palcoscenico della letteratura e della storiografia.