La partecipazione al movimento romantico
Manzoni non prende parte direttamente alla polemica tra Classicisti e Romantici che si scatena a Milano nel 1816, quando sulla “Biblioteca italiana” compare l’articolo di Madame de Staël Sulla maniera e utilità delle traduzioni; frenato dal proprio carattere riservato, che lo induce a mantenersi nell’ombra, nel 1818 l’autore preferisce non partecipare in prima persona all’impresa del “Conciliatore” ( ► p. 243), la rivista fondata dai Romantici lombardi, a cui pure guarda con attenzione e simpatia.
Nella battaglia per una nuova cultura Manzoni condivide senza riserve il rifiuto di
tutto quel corredo mitologico dal quale aveva ampiamente attinto in gioventù. Già negli
Inni sacri, come si è visto, vi aveva rinunciato, senza per questo abbracciare la direzione individualista propria della lirica europea di stampo romantico. Diffidente nei confronti dell’orrido fantastico e degli abbandoni sentimentali (in un appunto afferma che «non si deve scrivere d’amore in modo da far consentire [istigare] l’animo di chi legge a questa passione»), Manzoni del Romanticismo accoglie innanzitutto le istanze liberali e nazionali, oltre che l’interesse per la Storia dei popoli.