Al cuore della letteratura - volume 4

Il primo Ottocento – L'autore: Alessandro Manzoni

 T2 

La Pentecoste

Inni sacri


È il quinto degli Inni sacri, elaborato diversi anni dopo i precedenti, e insieme l’ultimo grande componimento in versi portato a termine da Manzoni. La stesura è lunga e difficoltosa: due volte abbandonata, nel 1817 e nel 1819, essa viene infine conclusa e il testo può essere stampato nell’autunno del 1822, nello stesso periodo in cui l’autore lavora ai Promessi sposi. L’inno si concentra sulla festa liturgica che ricorda l’inizio della diffusione del cristianesimo. La Pentecoste celebra infatti la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, cinquanta giorni dopo la resurrezione di Cristo (pentecoste in greco significa “cinquantesimo”), per conferire loro la facoltà di essere compresi in tutte le lingue e in tal modo di dare alla lieta novella una portata universale.


METRO 18 strofe di 8 settenari, disposti secondo lo schema SASASBBT (dove S indica i versi sdruccioli, T i versi tronchi). Le strofe sono unite a due a due dall’identità dell’ultima rima tronca.

          Madre de’ Santi, immagine
          della città superna,
          del Sangue incorruttibile
          conservatrice eterna;
5       tu che, da tanti secoli,
          soffri, combatti e preghi,
          che le tue tende spieghi
          dall’uno all’altro mar;

          campo di quei che sperano,
10     chiesa del Dio vivente;
          dov’eri mai? qual angolo
          ti raccogliea nascente,
          quando il tuo Re, dai perfidi
          tratto a morir sul colle,
15     imporporò le zolle
          del suo sublime altar?

          E allor che dalle tenebre
          la diva salma uscita,
          mise il potente anelito
20     della seconda vita;
          e quando, in man recandosi
          il prezzo del perdono,
          da questa polve al trono
          del Genitor salì;

 >> pag. 260 

25     compagna del suo gemito,
          conscia de’ suoi misteri,
          tu, della sua vittoria
          figlia immortal, dov’eri?
          In tuo terror sol vigile,
30     sol nell’obblio secura,
          stavi in riposte mura,
          fino a quel sacro dì,

          quando su te lo Spirito
          rinnovator discese,
35     e l’inconsunta fiaccola
          nella tua destra accese;
          quando, segnal dei popoli,
          ti collocò sul monte;
          e ne’ tuoi labbri il fonte
40     della parola aprì.

          Come la luce rapida
          piove di cosa in cosa,
          e i color vari suscita
          ovunque si riposa;
45     tal risonò moltiplice
          la voce dello Spiro:
          l’Arabo, il Parto, il Siro
          in suo sermon l’udì.

          Adorator degl’idoli,
50     sparso per ogni lido;
          volgi lo sguardo a Solima,
          odi quel santo grido:
          stanca del vile ossequio,
          la terra a Lui ritorni:
55     e voi che aprite i giorni
          di più felice età,

          spose, che desta il subito
          balzar del pondo ascoso;
          voi già vicine a sciogliere
60     il grembo doloroso;
          alla bugiarda pronuba
          non sollevate il canto:
          cresce serbato al Santo
          quel che nel sen vi sta.

 >> pag. 261 

65     Perché, baciando i pargoli,
          la schiava ancor sospira?
          E il sen che nutre i liberi
          invidïando mira?
          Non sa che al regno i miseri
70     seco il Signor solleva?
          Che a tutti i figli d’Eva
          nel suo dolor pensò?

          Nova franchigia annunziano
          i cieli, e genti nove;
75     nove conquiste, e gloria
          vinta in più belle prove:
          nova, ai terrori immobile
          e alle lusinghe infide,
          pace, che il mondo irride,
80     ma che rapir non può.

          O Spirto! Supplichevoli
          a’ tuoi solenni altari;
          soli per selve inospite;
          vaghi in deserti mari;
85     dall’Ande algenti al Libano,
          d’Erina all’irta Haiti,
          sparsi per tutti i liti,
          ma d’un cor solo in Te,

          noi T’imploriam! Placabile
90     spirto discendi ancora,
          ai tuoi cultor propizio,
          propizio a chi t’ignora:
          scendi e ricrea: rianima
          i cor nel dubbio estinti:
95     e sia divina ai vinti
          il Vincitor mercè.

 >> pag. 262 

          Discendi Amor; negli animi
          l’ire superbe attuta:
          dona i pensier, che il memore
100  ultimo dì non muta:
          i doni tuoi benefica
          nutra la tua virtude:
          siccome il sol che schiude
          dal pigro germe il fior;

105  che lento poi su le umili
          erbe morrà non colto,
          né sorgerà coi fulgidi
          color del lembo sciolto,
          se fuso a lui nell’etere
110  non tornerà quel mite
          lume, dator di vite,
          e infaticato altor.

          Noi T’imploriam! Nei languidi
          pensier dell’infelice
115  scendi piacevol alito,
          aura consolatrice:
          scendi bufera ai tumidi
          pensier del violento;
          vi spira uno sgomento
120  che insegni la pietà.

          Per Te sollevi il povero
          al ciel, ch’è suo, le ciglia;
          volga i lamenti in giubilo,
          pensando a Cui somiglia:
125  cui fu donato in copia,
          doni con volto amico,
          con quel tacer pudico,
          che accetto il don ti fa.

          Spira dei nostri bamboli
130  nell’ineffabil riso;
          spargi la casta porpora
          alle donzelle in viso;
          manda alle ascose vergini
          le pure gioie ascose;
135  consacra delle spose
          il verecondo amor.

 >> pag. 263 

          Tempra dei baldi giovani
          il confidente ingegno;
          reggi il viril proposito
140  ad infallibil segno;
          adorna le canizie
          di liete voglie sante;
          brilla nel guardo errante
          di chi sperando muor.

      Dentro il testo

I contenuti tematici

La Pentecoste è costruita su uno schema tripartito in cui si alternano narrazione, riflessione e preghiera. La prima parte (vv. 1-48) si apre con un’apostrofe* alla Chiesa primitiva degli apostoli, alla quale segue il racconto dell’evento miracoloso. Lo Spirito Santo infonde forza e coraggio al primo nucleo di fedeli e consente loro di predicare la “buona novella” in qualunque lingua, venendo compresi dappertutto. La seconda parte (vv. 49-80) esorta pagani, spose e schiave ad accettare il messaggio evangelico, che a tutti gli uomini prospetta libertà, amore e uguaglianza nel regno dei cieli. Nella terza e ultima parte (vv. 81-144) il poeta si rivolge direttamente allo Spirito Santo, perché discenda ancora e sempre, per la salvezza del genere umano. Prende così slancio una preghiera condotta alla prima persona non singolare ma plurale (noi T’imploriam, vv. 89 e 113), sull’esempio del tono liturgico dei canti corali.

Questo testo è il più tardo degli Inni sacri: il più vicino, tanto sul piano ideologico quanto sul piano tematico, ai Promessi sposi. Non a caso nelle ultime strofe appaiono evidenti prefigurazioni dei personaggi del romanzo: dalla fanciulla pudica al malvagio da redimere, sino ai baldi giovani (v. 137) da temprare. Dio è visto come una forza operante nell’uomo: in virtù dell’azione dello Spirito Santo, il cristiano supera la propria debolezza e agisce per un rinnovamento morale collettivo.

Per rendere viva e concreta nel mondo la parola dei Vangeli, la Pentecoste deve ripetersi in ogni istante nella vita degli uomini. Per questo Manzoni fa solo un accenno al momento del miracolo e si concentra piuttosto sulla rinascita dei valori dovuta al cristianesimo. Imposta dunque una preghiera corale, che occupa quasi metà del componimento e in cui lo Spirito Santo è invocato per tutti: la redenzione riguarda l’intera umanità e Cristo è portatore di un messaggio universale di uguaglianza e fratellanza tra popoli e ceti differenti. In questo modo, come scrisse Francesco De Sanctis, lo scrittore milanese traspone in termini cattolici i concetti cardine dell’Illuminismo e in definitiva «concilia gli ideali del Settecento con il Vangelo».
Occorre tuttavia precisare che l’attenzione verso gli oppressi, che connota tutta l’opera manzoniana, va intesa in termini spirituali, prima che sociali o politici. La Pentecoste prelude a una liberazione spirituale, al trionfo dell’uomo sul peccato, in vista della salvezza dell’anima. Nel frattempo è però necessario contrastare il male nel mondo terreno, evitando la rassegnazione passiva ed esercitando la carità.

 >> pag. 264 

Le scelte stilistiche

Esiste una contraddizione di fondo tra gli intenti democratici sottesi agli Inni sacri e lo stile sublime profuso in essi dall’autore, in omaggio alle regole del genere degli inni e con l’adozione di un linguaggio comprensibile solo a una ristretta classe di persone colte: La Pentecoste non fa eccezione. Allo stesso tempo Manzoni rinuncia ad attingere dal patrimonio della mitologia classica, che egli ritiene, dopo la conversione, superato: recuperarlo equivarrebbe a una blasfema superstizione (Giunone è definita bugiarda pronuba, v. 61), perciò il poeta si rivolge alle fonti bibliche, moltiplicando i rimandi alle Sacre Scritture.
Nell’ambito lessicale spicca il ricorso ad aulicismi e latinismi (pondo, polve, pronuba, altor ecc.); per il lettore odierno questi ultimi si configurano a volte come “falsi amici” di parole ancora in uso, in quanto assumono un significato diverso da quello corrente per presentare una somiglianza morfologica o fonetica: il lento fiore per esempio è un fiore reclinato, i languidi pensieri sono pensieri deboli, di una mente prostrata.

Molto fitta è la trama di espedienti retorici, tra i quali spiccano le figure della ripetizione: anafore* e iterazioni* giovano alla memorizzazione del testo e riproducono un andamento stilistico di stampo biblico. Il ricorso ai settenari* conferisce all’inno un ritmo incalzante, grazie al sostegno di una sintassi complessa (non mancano periodi che si estendono per più di dieci versi), ricca di parallelismi e movimentata dalla presenza di interrogative, invocazioni, esortazioni.
Per dare terrena concretezza alle questioni teologiche Manzoni ricorre inoltre a due articolate similitudini*, che coinvolgono i sensi e la natura, paragonando l’azione dello Spirito Santo al “piovere” della luce sulle cose (vv. 41-42) e al raggio di sole che induce i fiori a germogliare (vv. 103-112).

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Riassumi in 10 righe l’argomento della Pentecoste.


2 In che cosa consiste il miracolo operato dallo Spirito Santo?


3 Le tre parti dell’inno si rivolgono ciascuna a un diverso interlocutore. Quale?

ANALIZZARE

4 Perché la schiava ancor sospira (v. 66), mentre non dovrebbe farlo?


5 Individua le diverse figure su cui si esercita l’azione dello Spirito Santo.


6 Individua nel componimento le immagini riferite alla Chiesa e completa la tabella.


Verso
Immagine
 
 
 
 
 
 
 
 

INTERPRETARE

7 In base all’azione compiuta dallo Spirito Santo quale concezione religiosa emerge?


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